ORMAI SOLO UN ZIO PUO' SALVARCI!
Incontri con il cinema di Ciprì e Maresco
ORMAI SOLO UN ZIO PUO' SALVARCI!
Incontri con il cinema di Ciprì e Maresco
"Non c'è niente dì più comico dell'infelicità," dice Nell, la cui testa spunta da un bidone per la spazzatura in 'Finale di partita' di Beckett. Forse non c'è niente di più atrocemente comico dell'infelicità del nostro Sud, viene da pensare guardando 'Lo Zio di Brooklyn'. L'ho visto in cassetta, una copia-lavoro provvisoria, quanto basta per sembrarmi un film straordinario C'è molto dolore in questo film: dolore per una civiltà che si è perduta, che è stata travolta, e che qui non viene pianta con lacrime consolatorie né infiocchettata nostalgicamente ma resuscitata con asprezza, in un comico/tragico irrigidimento che sembra voglia resistere alle temperie della modernità come un albero secolare. Questa azione si compie grazie a un controllo fortissimo degli elementi poetici, dall'uso sacrosanto del dialetto alla vertiginosa fotografia bianco/nero, dalla scelta dei luoghi a quella degli attori. Questo film espressivamente così libero non è infatti un ''esperimento'', ma risponde a regole interne molto precise, che i registi hanno implacabilmente applicato. Sia detto allora che questo è il riscatto, per un Sud che non vuole retorica: la capacità di dare ancora nome e forma al dolore, con una dignità vera che a Ciprì e Maresco è riuscito barbaricamente di recuperare stracciando con coraggio ogni dignità esteriore.
Mario Martone
Un film straziante. Non so se il funerale del cinema o il suo atto di nascita.
Gianni Amelio (a proposito de Lo Zio di Brooklyn)
Io credo che il cinema che hanno fatto Ciprì e Maresco ne ''Lo Zio di Brooklyn'' e (direi anche di più) in ''Totò che visse due volte'' sia veramente di una qualità eccezionale. Il mio giudizio potrà sembrare dettato da una simpatia irrazionale, ma nella serie di bilanci che si fanno mentre sta concludendosi quello che è stato il secolo del cinematografo, se io dovessi fare una selezione di film da trasmettere, come si dice, ''al secolo che arriva'', al millennio che arriva, tra i grandi film della cinematografia italiana io metterei senz'altro i due film di Ciprì e Maresco.
Edoardo Sanguineti
2 Maggio
ore 21 - Lo Zio di Brooklyn di Daniele Ciprì e Franco Maresco
Il film sarà preceduto da una conversazione degli autori con l'ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Conduce l'incontro Mario Azzolini.
4 Maggio
ore 21 - presentazione di Enrico Ghezzi del doppio DVD ''Kind of Cinico'' realizzato da Raro Video. A seguire proiezione del film Enzo, domani a Palermo! e di materiali iniditi di Ciprì e Maresco.
11 Maggio
ore 21 - Il Ritorno di Cagliostro di Daniele Ciprì e Franco Maresco
Il film sarà presentato dal critico cinematografico Gregorio Napoli e dagli attori Luigi Maria Burruano e Franco Scaldati. Seguirà proiezione di materiali inediti del film.
12 Maggio
ore 21 - Loro di Palermo (cortometraggio) a seguire conversazione degli autori con lo scrittore Roberto Alajmo. Conduce l'incontro il critico cinematografico Franco Marineo.
ore 22 - Totò che visse due volte di Daniele Ciprì e Franco Maresco.
18 Maggio
ore 21 - Come inguaiammo il cinema italiano. La vera storia di Franco e Ciccio di Daniele Ciprì e Franco Maresco.
Il film sarà presentato dallo scrittore Marcello Benfante. Seguirà proiezione di materiali inediti del film.
19 Maggio
ore 21 - Miles Gloriosus, omaggio a Miles Davis di Daniele Ciprì e Franco Maresco
ore 22 - Conversazione del critico musicale Gigi Razete con gli autori
ore 22.30 - Tutti for Louis, omaggio a Louis Armstrong di Daniele Ciprì e Franco Maresco.
Ingresso € 5, abbonamento per tutte le serate € 12
Cinema Lubitsch, via Guida Rossa, 5 - Tel 091 447164
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DANIELE CIPRI' - Io sono palermitano. Sono nato il 17 agosto 1962, figlio di un fotografo con studio fotografico artigianale, specializzato in foto di matrimoni. L'incontro con Franco avviene nel 1986, alla cooperativa Rosebud, fondata da Franco, che faceva attività culturali varie ma gestiva anche un noleggio di film. L'incontro è stato attorno al cinema in videocassetta, anche porno... E di qui inizia l'attività con il video. Io ero già preparato tecnicamente, ma non avevo una vera esperienza, e quest'esperienza ce la siamo costruita insieme. Prima ero un semplicissimo operatore, e lavoravo in una cooperativa di servizi. Così è partito un gruppo di lavoro: prima eravamo in quattro, poi siamo rimasti in due, io e Franco, cercando qualcosa che potesse darci degli stimoli per crescere, per fare cose sempre più ambiziose, fino al lungometraggio. Abbiamo cominciato con la televisione: facendo sketch, cortometraggi, episodietti. E' stata una fatica enorme, perché ovviamente ci autoproducevamo, e non avevamo la libertà di poter fare quel che ci sarebbe piaciuto: pur disponendo di alcuni mezzi tecnici, avevamo molte difficoltà, dovendo appoggiarci a strutture per la postproduzione.
FRANCO MARESCO - Io sono nato nel '58, ho qualche anno più di Daniele e infatti ho cominciato prima. Daniele ha parlato della cooperativa Rosebud, nata nell'83. Io però avevo cominciato qualche anno prima facendo radio, a Radio Palermo Centrale, che allora a Palermo era piuttosto importante. Facevo programmi un po' strani soprattutto di jazz e di cinema. Nell'80 arrivai al cineclub Nuovo Brancaccio, e questa è stata un'esperienza fondamentale. Il locale si trovava in una delle zone a più alta densità mafiosa della città. Era un quartiere, tanto per intenderci, governato da alcune delle ''famiglie'' più potenti di Cosa Nostra. L'attività del cineclub, gestito da un gruppo di ragazzi che orbitavano nell'area del Pci, durò fino al 1982, poi fummo costretti a chiudere la sala, sommersi dai debiti e si è trattato di un'esperienza particolare, perché proprio in quegli anni era in corso la cosiddetta ''seconda guerra di mafia'', quando a Palermo si contavano cento morti all'anno. Il quartiere Brancaccio era sempre stato tagliato fuori da tutto. Era considerata una zona ''morta'' della città, abitata da rifiuti, delinquenti: i ''malacarne'', secondo la definizione dei palermitani perbene. Abbiamo proiettato il nuovo cinema tedesco, il cinema classico, Stroheim, Bergman, ma in sala c'erano raramente più di cinque persone, perché la città era insensibile a queste cose. La situazione era difficile, c'era da superare non solo la distanza mentale, ma anche problemi pratici, visto che a Palermo a volte c'erano cinque morti al giorno, e gli elicotteri sorvolavano in continuazione il quartiere. I pochi potenziali spettatori erano scoraggiati dalle notizie di cronaca e dai numerosi posti di blocco dislocati in vari punti della zona. Abbiamo fatto anche la prima grande rassegna jazz a Palermo, si chiamava Jazzcittà, un incontro tra giovani musicisti dal talento straordinario. Fu un'esperienza importante, una grande scommessa... che fu ovviamente perduta. Non ce la facemmo. Nell'82 chiuse la cooperativa Nuovo Brancaccio e nacque l'altra, Rosebud. Nell'83 cominciammo a fare piccole proiezioni nelle scuole. Nell'85 aprimmo il negozio di videocassette, che lavorava, film porno a parte, col videonoleggio alle scuole. Io e Daniele ci siamo conosciuti nell'86 e abbiamo iniziato a lavorare alle prime cose in video. L'esperienza del Nuovo Brancaccio rimane significativa perché per la prima volta mi ha messo di fronte all'indifferenza, all'insensibilità di questa città, non solo dei politici, ma anche dei comuni cittadini. Noi ruotavamo attorno al Partito comunista ma fummo abbandonati a noi stessi, quando la sala venne chiusa non ci fu una mobilitazione, la solidarietà che ci aspettavamo. Una mobilitazione vera l'abbiamo vista solo anni dopo, a Brancaccio, dopo le stragi del'92. In qualche modo eravamo in anticipo sui tempi. La delusione maggiore fu data dall'incapacità del Pci di capire, di ascoltare la base, di aggregare le forze intellettuali piu' giovani, schifate dalla logica burocratica del Partito.