Orrore e paura a Palagonia
Marito e moglie uccisi in casa: fermato un 18enne ivoriano residente al Cara di Mineo
Una coppia di settantenni è stata trovata morta nella loro villetta di Palagonia (Catania), nella centrale via Palermo: lui sgozzato, lei scaraventata dal balcone. La vittime sono Vincenzo Solano, 68 anni, e la moglie, la spagnola Mercedes Ibanez, di 70 anni. La scoperta è stata fatta dalla polizia di Stato dopo controlli sul ritrovamento di un telefonino rubato. I rilievi della polizia scientifica sono proseguiti fino a notte fonda.
Sospettato di avere ucciso Solano e la moglie Kamara Mamadou, ivoriano di 18 anni fermato per omicidio. Il provvedimento della Procura di Caltagirone è stato eseguito dalla polizia di Stato. Ad "incastrare" l'extracomunitario, secondo quanto riferito dalla polizia, sono state alcune tracce di sangue trovate sui pantaloni che l'ivoriano indossava. Dalle indagini, è emerso anche che per "nascondere i suoi pantaloni intrisi di sangue", Mamadou, ha indossato altri pantaloni, una maglietta e un paio di ciabatte della vittima. Indumenti che sono stati riconosciuti dalla figlia di Vincenzo Solano. Si cercano eventuali complici
Il movente sarebbe una rapina. L'extracomunitario, originario della Costa d'Avorio, stava passando i controlli per rientrare al Centro accoglienza richiedenti di asilo di Mineo, quando è stato bloccato dalla Polizia di Stato. Le verifiche al varco del Cara, dove ci sono diverse migliaia di ospiti, sono state intensificate da parte delle forze dell'ordine e sono costanti 24 ore su 24. Nel borsone che l'uomo aveva con sé la Polizia ha trovato telefonini, un pc portatile e una telecamera. Sono così scattati i controlli su un cellulare e gli investigatori sono risaliti al proprietario e al suo indirizzo a Palagonia. L'ivoriano, alla polizia che lo ha interrogato nel commissariato di Caltagirone, ha affermato di essere innocente: "Il cellulare? L'ho trovato per strada e l'ho preso, non l'ho rubato".
Sul posto si è recata una pattuglia di carabinieri che ha trovato il corpo della donna nel cortile della villetta della coppia e quello dell'uomo in casa, sgozzato. A Palagonia sono giunti investigatori della squadra mobile della Questura di Catania e del commissariato della Polizia di Stato di Caltagirone per le indagini del caso. L'inchiesta per il duplice omicidio è coordinata dal procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera.
Secondo quanto raccontato da alcuni vicini, la coppia era rientrata da una decina d'anni dalla Germania, dove lavorava, ed era conosciuta in paese come una famiglia assolutamente tranquilla.
"Palagonia è un paese sconvolto da una tragedia di grande rilievo", ha dichiarato il sindaco Valerio Marletta annunciando, per la morte dei coniugi Solano, "il lutto cittadino" a partire da oggi.
"Da noi ci sono stati episodi di microcriminalità - osserva il sindaco - ma non ci sono stati segnali che facessero pensare che si potesse arrivare a tanto". Il sindaco segnala il rischio che l'eventuale coinvolgimento nell'episodio di un extracomunitario "possa fare cambiare qualcosa in paese, visto il clima che c'è già in Italia". Palagonia, ricorda, è "sempre stata contraria all'apertura del Cara di Mineo, e proprio per questo il Comune ha ritenuto di non partecipare alla sua gestione". "Un centro di accoglienza - sottolinea il sindaco Marletta - con 3-4mila persone è un luogo di disgregazione, che resta estraneo al tessuto sociale, con integrazione zero".
Se la prende con lo Stato Rosita Solan, una delle figlie di Vincenzo e di Mercedes Ibanez, rientrata da Milano, dopo avere ricevuto la notizia che i genitori sono stati uccisi nella loro villetta di Palagonia, nel Catanese.
"Renzi venga qui e mi spieghi, mi dia delle risposte delle sue scuse non so che farmene, i miei genitori sono morti, è anche colpa dello Stato". "Il governo italiano, il popolo italiano è messo in balia di tutta questa gente - ha detto la figlia di Solano - perché non fanno altro che accogliere, accogliere ma non si accoglie per accogliere. Vengono qui a rubare, ad ammazzare. Il governo, i ministri chi lo sa, prendono soldi in cambio di questi esseri umani che poi rimangono in Italia, a fare che cosa? A essere accolti nei centri di accoglienza dove sputano sul piatto che gli si viene dato? Vengono a maltrattare le persone che li ospitano? Vogliono questo, vogliono quello...".
"Non dovevano morire così, ammazzati. Per che cosa? Per due cellulari, per una telecamera, per un computer?" ha aggiunto la figlia dei coniugi Solano-Ibanez. "No... Mio padre non aveva niente, nè cassaforte, niente - ha aggiunto la signora Rosita - Ma anche se l'avesse avuta, se la portavano, li lasciavano legati, imbavagliati, ma vivi. E invece no: cosa avevano fatto questi poverini? Una vita di sacrifici per costruirsi una casa. Adesso che l'avevano finita se la potevano godere e invece no...". [Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]