Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Orrori di una volta: ucciso con una fucilata in faccia

E' molto probabile che ci sia la mafia dietro il delitto avvenuto ieri tra Corleone e Monreale

12 gennaio 2010

Un uomo di 72 anni, Nicolò Romeo, è stato assassinato ieri lungo la strada provinciale tra Corleone e Monreale (PA). La vittima, secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri della sezione investigativa scientifica e del Gruppo Monreale, sarebbe stata affiancata dagli assassini mentre era alla guida della sua auto, una Volkswagen Tuareg. I killer gli hanno sparato colpendolo in faccia. Romeo ha perso il controllo dell'auto, che è finita prima contro un palo del telefonico, poi contro la parete di una casa rurale.
Le profonde ferite al volto, completamente devastato, inducono il medico legale e i militari dell'Arma a supporre che i sicari abbiano usato un fucile. La vittima aveva un piccolo precedente per omessa denuncia di arma da fuoco risalente al 1998.
Nato ad Altofonte, Romeo viveva da anni a Palermo. La presenza del cadavere all'interno del veicolo è stata segnalata ai carabinieri da una telefonata anonima. L'uomo, al momento dell'agguato, era solo.

Il fratello di Nicolò Romeo nel 1997 venne fatto sparire col metodo della lupara bianca. L'uomo si chiamava Pietro Romeo ed era un imprenditore. Il particolare, insieme alle modalità dell'agguato, inducono gli investigatori a ritenere che sia un omicidio di mafia "molto inquietante".
Un altro fratello è citato in un pizzino indirizzato al boss Bernardo Provenzano, ritrovato, il giorno del suo arresto, nel covo del capomafia. La vittima era titolare, insieme ai fratelli, di un noto mangimificio che ha la sede principale a Palermo e uno stabilimento a poca distanza dal luogo dell'assassinio. Nel bigliettino si chiedeva al padrino di intercedere perché fosse fatto a uno dei Romeo uno sconto sul pizzo. Dalla lettera emergeva che l'imprenditore, fratello della vittima, fosse raccomandato dal boss palermitano Nino Rotolo. "La ditta in questione - scriveva Rotolo - ha dei silos al vostro paese e lui fa sapere che fino ad ora non aveva avuto mai problemi di richieste di denaro, adesso Mario gli ha chiesto 30.000 euro. E per questo il mio paesano e quindi anch'io vi chiediamo un intervento". Ma l'intercessione non ebbe buon esito e Provenzano, pur ribadendo la sua disponibilità ad aiutare in futuro Romeo, sul "prezzo" non fece sconti.

Gli ultimi omicidi di Cosa nostra nella zona, il feudo dei boss corleonesi, risalgono a oltre 10 anni fa. Le vittime portano i nomi di Giuseppe e Giovanna Giammona e del marito Francesco Saporito, uccisi nel 1995 dal primogenito di Totò Riina, Giovanni Riina, al suo debutto da killer, e di Giuseppe La Franca e Emanuele Di Maggio, fratello del pentito Balduccio, assassinati nel '97 e nel '98.
Una lunga tregua, quella che ha regnato nelle terre di Riina e Bernardo Provenzano, interrotta ieri pomeriggio. Se sulla mano mafiosa del delitto di ieri sembra non ci siano dubbi, diversi sono gli scenari in cui l'omicidio potrebbe collocarsi. Dal pizzo non pagato, a una resa di conti tra le famiglie che controllano la zona.
Pietro Romeo, il fratello scomparso della vittima, secondo gli inquirenti, sarebbe stato uomo d'onore della famiglia mafiosa di Altofonte recentemente rimasta priva della sua storica leadership. L'arresto del boss Mimmo Raccuglia ha infatti decapitato la cosca e aperto una nuova corsa al comando. Dietro la scomparsa di Romeo potrebbe esserci proprio Raccuglia. La Procura ha chiuso le indagini qualche mese fa. E’ stata la vedova di Pietro Romeo a mettere gli inquienti sulla pista che porta all’ex latitante. La donna ha detto che suo marito, quel fatidico 13 marzo del ‘97, aveva un appuntamento proprio con Raccuglia. L’ex latitante - secondo i magistrati - sarebbe il mandante del delitto. Una ipotesi confermata da Giovanni Brusca. Perché Pietro Romeo venne fatto sparire? Perché avrebbe cercato di estendere la sua influenza nel mandamento di San Giuseppe Jato. Un errore letale.
Tutti questi scenari sono attenzionati dai carabinieri del Gruppo di Monreale, coordinati dal pm della Dda Marzia Sabella, che domani interrogheranno i familiari della vittima.

[Informazioni tratte da Ansa.it, La Siciliaweb.it, LiveSicilia.it]

 

 

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

12 gennaio 2010
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia