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Otto anni di reclusione

E' quanto chiede la Procura per il presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro imputato nel processo alle ''talpe''

15 ottobre 2007

Otto anni di reclusione. Questa la richiesta avanzata dal procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone, al termine della requisitoria nel processo alle cosiddette "Talpe alla Dda di Palermo'', nei confronti del presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, imputato di favoreggiamento a Cosa nostra e rivelazione di notizie riservate.
Chiesta anche la condanna a 18 anni per il manager della sanità privata Michele Aiello, che deve rispondere di associazione mafiosa; nove anni, con la diminuente per il rito formulato in sede di giudizio abbreviato, per l'ex maresciallo del Ros Giorgio Riolo, accusato di concorso in associazione mafiosa e cinque anni per il radiologo Aldo Carcione, imputato di concorso in rivelazioni di segreto d'ufficio.

''Questa requisitoria è stata basata su rigorose valutazioni delle risultanze processuali'', ha detto il procuratore aggiunto di Palermo, Giuseppe Pignatone, prima di formulare le richieste di pena nel processo. La sua presenza in aula, al fianco dei pm Maurizio De Lucia e Michele Prestipino, è stata letta come la volontà di sostenere le loro valutazioni sui profili della contestazione di reato mossa nel processo al governatore Cuffaro, dopo l'ennesima divergenza sorta in Procura nei giorni scorsi.

Pignatone ha preso la parola alla fine della requisitoria, dicendo di voler pronunciare ''poche battute conclusive'': ''Questo è stato definito il processo alle talpe - ha detto - ma questa definizione è riduttiva. Questo processo ha svelato alcuni aspetti strategici e vitali per Cosa nostra, facendo emergere il coacervo di interessi illeciti che hanno accomunato mafiosi, imprenditori, professionisti ed esponenti delle istituzioni, compresi rappresentanti politici. Mai, come in questo processo - ha aggiunto - è stato ricostruito in un'aula giudiziaria il fenomeno delle fughe di notizie, rivelando un panorama desolante di sistematico tradimento anche da parte di esponenti degli apparati investigativi''. Poi, in riferimento alla fuga di notizie attribuita al Governatore siciliano sull'esistenza di intercettazioni a casa del boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro, che nel 2001 portò alla rimozione della microspia e alla neutralizzazone dell'indagine, Pignatone ha sottolineato la ''gravità della condotta di Cuffaro, che in quei giorni veniva eletto presidente della Regione siciliana''.
L'ultima considerazione, Pignatone l'ha dedicata al ''comportamento processuale degli imputati'' perché ''non è stato possibile ricostruire l'intera catena delle rivelazioni delle notizie riservate, e dunque accertare se vi era una fonte interna alla Procura, e chi era quella persona in diretto collegamento con Roma, con cui Cuffaro commentava l'esito delle indagini''.

''A questo punto ci aspettavamo una richiesta pesante, peraltro anticipata anche in questi giorni da qualcuno. Certo, non ci attendavamo il massimo previsto dalla legge. Comunque da noi, anche la richiesta di un solo giorno di carcere, sarebbe stata ritenuta eccessiva''. Questo il commento dei legali di Cuffaro, Nino Caleca e Nino Mormino, che proprio questa mattina hanno depositato, nella terza sezione del Tribunale di Palermo, l'istanza in cui chiedono la ''remissione'' del processo in altra sede giudiziaria per ''la grave situazione ambientale''. A decidere sarà la Cassazione.

Le altre richieste - Richieste non di poco conto anche per gli altri dieci imputati del processo: per Giuseppa Buttitta, ex assistente del pm Nico Gozzo, accusata di accesso abusivo al sistema informatico della procura e rivelazione di segreto d'ufficio chiesti 4 anni e mezzo; per l'ex Udc Roberto Rotondo, uno dei più stretti collaboratori di Michele Aiello, accusato di favoreggiamento semplice chiesti un anno e 4 mesi con le generiche; per il funzionario di Polizia Giacomo Venezia, accusato di falso e abuso d'ufficio chiesta la pena a 3 anni e sei mesi; per Michele Giambruno, accusato di associazione a delinquere e truffa chiesti 5 anni e 1.000 euro di multa; per Domenico Oliveri, accusato di associazione a delinquere e truffa, chiesti 4 anni e mezzo e 1.000 euro di multa; per Salvatore Prestigiacomo, accusato di corruzione chiesti nove mesi di carcere; per Adriana La Barbera, accusata di corruzione, chiesti due anni di pena; per Angelo Calaciura, accusato di corruzione chiesti due anni e per Lorenzo Iannì, accusato di associazione a delinquere e truffa chiesto 5 anni e 1.000 euro di multa. Infine, per la società ''Diagnostica per Immagini'' di Aiello chiesto il pagamento di 1.549.000 euro di multa, mentre all'altra società di Aiello, ''ATM, Alte tecnologie medicali'', è stata chiesta una multa di un milione di euro.

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15 ottobre 2007
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