Pacs all'Italiana? Ma che ''Dico''...
Il Consiglio dei ministri (tranne Mastella) ha dato via libera al disegno di legge sui diritti e doveri dei conviventi
Come una vera ''coppia di fatto'' (dimostrazione che una convivenza civile e costruttiva anche nella diversità) il ministro della Famiglia Rosi Bindi e il ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini, alla fine sono riuscite a mettere in piedi un disegno di legge sulle unioni di fatto che sembra aver messo tutti d'accordo, o meglio, sembra non abbia scontentato troppo nessuno... o meglio ancora, quasi nessuno.
Fatto sta che il Consiglio dei Ministri straordinario, convocato nel pomeriggio di ieri e preceduto da voci contrastanti e da un minivertice in mattinata nel quale sono maturate l'intesa con la Margherita e la rottura definitiva col ministro Mastella, si è concluso con il via libera al disegno di legge preparato dalle due tenaci ministre: il ddl sui ''Dico'', Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi.
L'iter del disegno di legge partirà dal Senato, e non ci sarà la fiducia ''perché noi vogliamo un confronto sereno in Parlamento, anche con la stessa opposizione'', ha detto il ministro per i rapporti con il Parlamento Vannino Chiti.
Il dissenso del ministro della Giustizia, Clemente Mastella, è rimasto dunque netto, e la sua volontaria non partecipazione al Cdm ha ribadito la sua posizione, ''sempre la stessa'' senza se né ma, secondo la quale ''la famiglia è solo quella fondata sul matrimonio''. ''Nonostante abbia registrato timidi progressi nelle successive versioni del provvedimento rimane un impianto su cui è netto il mio dissenso, per la ricerca evidente di forme e tutele, comunque imitative di quelle del matrimonio. Per questi motivi, che nulla hanno a che vedere con il mio sostegno e la mia fiducia al governo, ho deciso di non partecipare al Consiglio dei Ministri''. E tanto per far capire da che parte sta si è recato, mentre è in corso la riunione, a messa a San Giovanni con la comunità di Sant'Egidio. Il leader dell'Udeur ha fatto poi sapere che voterà contro la legge ma ha anche assicurato che non metterà in crisi il governo.
Una posizione ''radicale'' quella di Mastella, che non è stata rimossa neanche di un millimetro nemmeno dal lavoro sul testo che la Bindi e la Pollastrini hanno continuato ancora poco prima della convocazione del Cdm, nella speranza di renderlo digeribile anche a quella parte di maggioranza che lo aveva contestato.
E alla fine la soluzione l'hanno trovata (a Mastella non è interessata), una soluzione lessicale: la dichiarazione, che le coppie di fatto faranno davanti all'ufficiale dell'anagrafe, sarà ''contestuale'', non ''congiunta'' (come recitava il primo testo messo a punto da Pollastrini), né ''disgiunta'' (come proponeva Bindi). Non è prevista ma neanche negata la possibilità che i conviventi possano recarsi insieme a registrare la propria unione: potranno farlo, oppure no. Un compromesso che, dopo lunghe trattative, è sembrato accontentare tutti (tranne Mastella).
Un ddl che fissa ''diritti originali'', ha spiegato Rosi Bindi, che respinge i ''pesanti attacchi'' subiti dal governo, secondo i quali ''sarebbe stata indebolita la famiglia'' (ma per Mastella rimane comunque inaccettabile).
Francesco Rutelli, tra i personaggi della maggioranza che ha avuto da ridire pesantemente durante l'iter di lavorazione del ddl, ha definito la bozza accettata ieri: ''scelta alta di riconciliazione nel Paese e nella società italiana'', una decisione ''profondamente fedele al programma dell'Unione che chiude una lunga pagina di discussioni, anche troppo aspre''.
''I Dico - ha detto il ministro dell'Interno Giuliano Amato - sono meglio dei Pacs francesi'', perché ''tengono conto effettivamente dei diritti e delle situazioni di sofferenza delle persone, mentre i Pacs francesi sono soprattutto una disciplina dei diritti economici e non hanno a che fare con l'affettività''.
''L'Italia da oggi è un paese più giusto'' ha commentato il leader Ds Piero Fassino secondo il quale il provvedimento ''riconosce alle persone che vivono in regime di convivenza, sia omosessuali che eterosessuali, i diritti essenziali per rendere più solida e serena la loro vita''.
Hanno partecipato al Cdm e hanno dato il loro beneplacito anche quelli di Rifondazione comunista, che comunque sono rimasti con qualche perplessità... Vladimir Luxuria ha detto che il disegno di legge, privo della dichiarazione congiunta, rappresenta ''un compromesso al ribasso''.
E la Chiesa? Beh la Chiesa sta con Mastella, e non ha nascosto nemmeno ieri la sua contrarietà. Il responsabile della commissione Famiglia della Cei, monsignor Anfossi, ha detto che la posizione del Vaticano è ''severa'' e che la legge è ''da non farsi'' (un pensiero uguale a quello di Mastella).
A queste affermazioni Barbara Pollastrini ha commentato: ''Questo ddl è la prova che il governo non accetta divieti né pressioni, quindi garantisce l'autonomia della politica''. Rosi Bindi ha fatto eco: ''Faccio esercizio di laicità, quello che avranno da dire lo leggerò, so solo che abbiamo fatto un buon lavoro''.
I contenuti del ddl sui ''Dico''
''Due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale, non legate da vincoli di matrimonio, parentela in linea retta, adozione, affiliazione, tutela, curate o amministrazione di sostegno, sono titolari dei diritti e delle facoltà stabiliti dalla presente legge''.
Inizia così il ddl sui "Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi" approvato dal Consiglio dei ministri.
La convivenza - Si legge nel testo che la convivenza ''è provata dalle risultanze anagrafiche''. La dichiarazione può avvenire contestualmente, ma nel caso ciò non avvenga ''il convivente che l'ha resa ha l'onere di darne comunicazioni mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento all'altro convivente''.
Gli esclusi - Non possono accedere ai diritti regolati dalla legge i condannati per ''omicidio consumato o tentato sul coniuge dell'altra o sulla persona con la quale l'altra conviveva'' o anche che ''sia stata rinviata a giudizio'' per lo stesso reato. Escluse anche le persone ''legate da rapporti contrattuali, anche lavorativi, che comportino necessariamente l'abitare in comune''. Ovviamente per una falsa dichiarazione di convenienza è prevista una pena: da uno a tre anni di carcere e una multa da 3 mila a 10 mila euro.
La malattia - ''Le strutture ospedaliere e di assistenza pubbliche e private regolano l'esercizio del diritto di accesso del convivente per fini di visita e di assistenza nel caso di malattia o ricovero dell'altro convivente''. Questo si legge nel capitolo ''assistenza per malattia o ricovero'' della legge sulle unioni di fatto.
Secondo il testo in discussione al Cdm ''ciascun convivente può designare l'altro suo rappresentante: a) in caso di malattia che comporta incapacità di intendere e di volere, al fine di concorrere alle decisioni in materia di salute, nei limiti previsti dalle disposizioni vigente; b) in caso di morte, per quanto riguarda la donazione degli organi, la modalità di trattamento del corpo e le celebrazioni funerarie''. Questa designazione ''è effettuata mediante atto scritto e autografo. In caso di impossibilità di redigerlo viene formato un processo verbale alla presenza di tre testimoni, che lo sottoscrivono''.
Case popolari - Le Regioni ''tengono conto della convivenza ai fini dell'assegnazione di alloggi di edilizia popolare o residenziale pubblica''. In buona sostanza, le Regioni dovranno tener conto nelle graduatorie per le case popolari anche dei conviventi registrati.
Contratto di affitto - ''In caso di morte di uno dei conviventi che sia conduttore del contratto di locazione della comune abitazione, l'altro convivente può succedergli nel contratto, purché la convivenza perduri da almeno tre anni ovvero vi siano figli comuni''. Questa disposizione, si legge ancora, ''si applica anche nel caso di cessazione della convivenza nei confronti del convivente che intenda subentrare nel rapporto di locazione''.
Tutele sul lavoro - ''La legge e i contratti collettivi disciplinano i trasferimenti e le assegnazioni di sede dei conviventi dipendenti pubblici e privati al fine di agevolare il mantenimento della comune residenza, prevedendo tra i requisiti per l'accesso al beneficio una durata almeno triennale della convivenza''. Il ddl sulle unioni di fatto, specifica come ''il convivente che abbia prestato attività lavorativa continuativa nell'impresa di cui sia titolare, l'altro convivente può chiedere, salvo che l'attività medesima si basi su di un diverso rapporto, il riconoscimento della partecipazione agli utili d'impresa, in proporzione all'apporto fornito''.
Eredità - ''Trascorsi nove anni dall'inizio della convivenza il convivente concorre alla successione legittima dell'altro convivente'', avendo diritto ''a un terzo dell'eredità se alla successione concorre un solo figlio e ad un quarto se due o più figli''. In particolare il ddl prevede che ''in caso di concorso con ascendenti legittimi o con fratelli e sorelle anche se unilaterali al convivente è devoluta la metà dell'eredità''. Se non ci sono figli o di fratelli e sorelle ''al convivente si devolvono i due terzi dell'eredità'', mentre ''in assenza di altri parenti entro il terzo grado in linea collaterale, l'intera eredità''. La legge specifica poi, dal punto di vista fiscale, che ''quando i beni ereditari di un convivente vengono devoluti all'altro convivente l'aliquota sul valore complessivo netto dei beni è stabilita nella misura del 5% sul valore complessivo netto eccedente i 100 mila euro''.
Gli alimenti - ''Nell'ipotesi in cui uno dei due conviventi versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento, l'altro convivente è tenuto a prestare gli alimenti oltre la cessazione della convivenza, purché perdurante da almeno tre anni, con precedenza sugli altri obbligati, per un periodo determinato in proporzione alla durata della convivenza''. L'obbligo di versare gli alimenti, si legge ancora, ''cessa qualora l'avente diritto contragga matrimonio o inizi una nuova convivenza'' registrata all'anagrafe.
Riconosciute coppie in essere - ''Entro nove mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, può essere fornita la prova di una data di inizio della convivenza anteriore a quella delle certificazioni'' registrate all'anagrafe. Nello stesso articolo (il 13) del ddl si specifica che la registrazione di una convivenza fa cessare ''i diritti patrimoniali, successori o previdenziali e le agevolazioni previste'' per i divorziati. Ovviamente gli stessi diritti riconosciuti dalla legge ai conviventi cessano se uno degli ex conviventi si sposa.
Reversibilità - ''In sede di riordino della normativa previdenziale e pensionistica, la legge disciplina i trattamenti da attribuire al convivente, stabilendo un requisito di durata minima della convivenza, commisurando le prestazioni alla durata della medesima e tenendo conto delle condizioni economiche e patrimoniali del convivente superstite''.