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Paese che vai...

A Catania anche il pizzo è made in China. Arrestati i tre autori di un attentato incendiario ai danni di un connazionale

04 aprile 2012

Come si dice, "paese che vai, usanza che trovi", e infatti le modalità erano molti simili a quelle utilizzate dai malviventi siciliani: minacce, intimidazioni e, in alcuni casi, avvertimenti pratici colpendo le attività commerciali dei loro connazionali.
I carabinieri di Catania, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dal Gip di Catania, hanno arrestato tre estortori cinesi: Jianzhou Liao, 33 anni, e sua moglie, Sulian Yu, di 32, e il fratello della donna, Fahao Yu, di 35, La coppia è stata catturata a Amantea (Cosenza), dove si era trasferita di recente.
Secondo gli inquirenti, avrebbero lanciato bottiglie incendiarie contro i capannoni di una società della zona industriale di Catania che vende prodotti cinesi all'ingrosso e sparato colpi di pistola in direzione dei cancelli d'ingresso del sito. Sarebbe la rappresaglia messa in atto, il 19 novembre scorso, da tre cinesi contro l'azienda che si rifiutava di pagare loro il "pizzo".
Le indagini avviate dopo l'attentato hanno permesso a militari dell'Arma del comando provinciale etneo di fare emergere un capillare controllo del mercato di prodotti cinesi da parte degli indagati. I tre, secondo l'accusa, in stretto contatto con organizzazioni parallele operanti nelle province di Roma e Prato, pretendevano dalla ditta vittima dell'estorsione 30 centesimi di euro per ogni collo di merce in uscita dai depositi, per un guadagno stimato di circa 7.000 euro mensili.
Al vaglio degli arrestati anche l'ipotesi di fare pagare il pizzo non sul collo ma sulla singola scatola in uscita dai magazzini, con una somma compresa tra 3 e gli otto centesimi ciascuno, moltiplicando notevolmente gli introiti. Il rifiuto dell'azienda a innalzare la tangente, sostengono i carabinieri, avrebbe fatto scattare la rappresaglia. [Lasiciliaweb.it]

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04 aprile 2012
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