Paesi ricchi, poveri d'acqua: l'emergenza idrica riguarda sempre di più anche i paesi ricchi
Goccia dopo goccia, si può sprecare un fiume. È quello che, per esempio, succede a Londra, dove si stima che le perdite causate da tubature vecchie e inadeguate riempiano, quotidianamente, l'equivalente di 300 piscine olimpioniche. Goccia dopo goccia... Altre città come Houston, nel Texas, e Sidney stanno vivendo largamente al di sopra delle proprie possibilità: consumano più risorse idriche di quante ne riescano a reintegrare naturalmente. Altre regioni, come quelle che si affacciano sul Mediterraneo, stanno invece dilapidando le proprie riserve d'acqua a causa di un turismo e un'agricoltura intensive e sempre più ''assetate''.
Le crisi di acqua, da sempre associate alle regioni povere del mondo, riguardano ormai anche i paesi più ricchi. E' quanto emerge dal rapporto ''Rich countries, poor water'' (Paesi ricchi, poveri d'acqua), lanciato la scorsa settimana al livello internazionale dal WWF alla vigilia della Settimana mondiale sulle acque che si concluderà domani, sabato 26 agosto.
Cambiamenti climatici e siccità, perdita di zone umide, cattiva gestione delle risorse, carenza di infrastrutture idriche e domanda fuori controllo rendono ormai la crisi di acqua un fatto globale e sono coinvolti paesi come l'Australia, la Spagna, zone della Gran Bretagna, gli Stati Uniti e il Giappone.
''Essere paese ricco non significa più essere esenti dalle conseguenze dei cambiamenti climatici e dell'uso insostenibile delle nostre risorse'', dichiara Michele Candotti, Segretario Generale del WWF Italia. ''La vecchia retorica dell'equazione Africa = siccità è ora largamente ma tristemente superata dai dati che provengono da Australia, America, Europa e anche dall'Italia: la recente crisi idrica del bacino del Po, ed i danni subiti da cittadini ed agricoltori, deve farci riflettere ed imporre un'attenzione ed un senso d'urgenza senza precedenti nella gestione dei bacini fluviali e del territorio''.
I paesi europei che si affacciano sull'Atlantico sono colpiti sempre più da ricorrenti siccità, mentre nelle regioni del Mediterraneo l'irrigazione per l'agricoltura e il turismo intensivo, concentrato nei mesi estivi, causano un consumo preoccupante delle risorse a disposizione. In Australia, il continente più arido del pianeta, la salinizzazione delle falde e dei terreni è la peggior minaccia per il settore agricolo. In vaste zone degli Stati Uniti si fa un uso d'acqua che supera di molto la soglia di sostenibilità. E la situazione non è che destinata a peggiorare dato che il riscaldamento globale provocherà una diminuzione delle precipitazioni e scioglimento dei ghiacciai.
''La sicurezza climatica non è più un semplice slogan che riguarda altri - conclude Candotti - ma è un fatto che investe tutti noi, a vario titolo ed è una responsabilità non più confinabile ad azioni individuali e facoltative, ma da affrontare come massima priorità da cittadini, imprese e, soprattutto, governo''.
- ''Rich countries, poor water'' (il rapporto integrale in inglese)