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Pane e pasta in cassaforte? Degli aumenti di prezzo di pane e pasta adesso se ne occupa la Procura Roma

30 ottobre 2007

Dopo l'avvio di due istruttorie da parte dell'Antitrust per verificare se, dietro all'aumento dei prezzi delle pasta e del pane, ci fosse per caso un accordo delle associazioni di categoria, la Procura di Roma ha deciso di aprire un fascicolo sull'argomento.
I titolari degli accertamenti, il procuratore aggiunto Nello Rossi e il sostituto Stefano Pesci procedono, per il momento, contro ignoti e senza ipotesi di reato.
Per le associazioni dei consumatori Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori, che con le loro denunce hanno alzato l'interesse sulla questione, l'apertura dell'inchiesta è da considerarsi una vittoria. ''Siamo pronti a costituirci parte civile in rappresentanza della categoria dei consumatori - ha affermato il presidente Codacons, Carlo Rienzi -. Gli aumenti dei prezzi della pasta avvenuti in queste ultime settimane sono ingenti, e arrivano al 22 per cento per un chilo di penne e addirittura al 27 per cento per un chilo di spaghetti. Il nostro auspicio è che la Procura vada avanti con le indagini individuando i responsabili delle speculazioni che danneggiano i cittadini''.

Secondo la Coldiretti stando ad un'analisi fatta sulla base dei dati dell'osservatorio prezzi istituito dal Ministero dello Sviluppo Economico, i prezzi della pasta di semola di grano duro registrano valori diversi fino al 50% nelle varie città con importi medi che variano da 1,48 euro al chilo a Milano fino a 0,93 euro al chilo di Palermo.
Il problema dell'aumento del prezzo della pasta si è manifestato con particolare allarme da fine estate dopo che, in seguito all'aumento del prezzo dei cereali e in particolare del grano, le industrie legate a questa materia prima, molitori e pastai, annunciavano di non poter più contenere gli aumenti dei prezzi al consumo. Agli inizi di settembre la Barilla, indiscusso un colosso della pasta italiana, annunciava che avrebbe aumentato i prezzi e dopo pochi giorni la stessa Unipi (che rappresenta gli industriali della pasta) annunciava che entro dicembre ci sarebbero stati aumenti di 0,12-0,14 euro per pacco di pasta.
Arrivati sullo scaffale gli aumenti hanno allarmato i consumatori che il 13 settembre scorso hanno proclamato lo ''sciopero della pasta'' per spingere gli attori della filiera a ridurre gli aumenti. Alla fine però a ridursi sono stati i consumi (-7,4% per pasta e pane dati Coldiretti). Poi sono scesi in campo i Ministeri dello Sviluppo Economico e quello delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ottenendo da parte delle organizzazioni dei produttori di contenere i prezzi nei vari passaggi della filiera e dalla grande distribuzione di mantenere gli aumenti di un' ipotetica borsa della spesa entro il tasso di inflazione (+1,7%).

Per evitare speculazioni, sono stati attribuiti poteri speciali alla Guardia di Finanza ed è stato istituito l'Osservatorio Prezzi. Da ultimo è intervenuto l'Antitrust che il 23 ottobre scorso ha avviato un'istruttoria sui prezzi della pasta per verificare se fra gli i produttori ci sono state ''intese restrittive della concorrenza''. L'ipotesi era che sui prezzi si fosse creato un cartello. Intanto gli ultimi dati Istat sull'inflazione danno la pasta in aumento del 4,5% annuo.

Il punto di vista dei pastai palermitani - Secondo l'imprenditrice Margherita Tomasello, presidentessa dell'Unione pastai e mugnai di Confindustria Palermo, le aziende produttrici si ritrovano ad essere vittime dei rincari tanto quanto i consumatori. ''All'azienda un chilo di pasta, per via dell'aumento delle materie prime, costa 44 centesimi in più rispetto allo scorso anno, mentre il rincaro per il consumatore è di 30 centesimi. Nell'ultimo anno, una famiglia di quattro persone in Sicilia, dove il consumo medio pro capite è di 42 Kg (dati Nielsen) ha speso 50,4 euro in più, 33,6 euro il maggior costo per una famiglia italiana, con un consumo pro capite di 28 Kg''. Questi sono solo alcuni dei dati contenuti in un dossier dell'associazione di Confindustria presentato stamane dalla Tomasello alle organizzazioni dei consumatori, nel corso di un incontro voluto dall'assessore provinciale alle Attività produttive, Giovanni Avanti. ''Abbiamo lavorato a questo dossier - ha detto l'imprenditrice - per fare chiarezza ai consumatori su quello che sta accadendo. Siamo contenti che l'Antitrust abbia avviato un'indagine sull'aumento della pasta, i primi a subire i rincari sono le aziende produttrici per via dell'aumento delle materie prime''.
Dal dossier emerge anche che negli ultimi cinque mesi del 2007, per un Kg di pasta le aziende hanno avuto un aumento del costo di produzione di 44 centesimi. A maggio per un chilo di pasta, secondo il rapporto, il costo di produzione era in media pari a 0,56 centesimi, a ottobre è di 1 euro, con il costo del grano che incide oggi per il 70% rispetto al 50% di cinque mesi fa.
Il costo del grano trasformato, sempre per un Kg di pasta, è passato da 0,28 a 0,70 centesimi, mentre gli altri costi (trasporti, energia elettrica, personale spese generali e oneri finanziari) sono aumentati dello 0,015 centesimi (da 0,23 a 0,245). ''Il costo del personale - si legge infine nell'indagine dell'Unione pastai e mugnai di Confindustria - è cresciuto di circa il 2% per via del nuovo contratto collettivo di lavoro, l'energia elettrica è cresciuta del 7%, quello del packaging di circa il 5% per via dell'incremento del costo del petrolio''.

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30 ottobre 2007
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