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Paolo Borsellino sapeva della trattativa Stato-mafia

Mentre i pm di Palermo ascolteranno i presidenti Ciampi e Scalfaro, il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari...

13 dicembre 2010

Paolo Borsellino era informato della "trattativa" dell'estate del 1992 tra uomini dei servizi segreti ed esponenti di Cosa nostra. E' quanto ha affermato, in un'intervista al Tgr Sicilia della Rai, il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, il quale ha puntualizzato: "Le nostre indagini hanno accertato inconfutabilmente che Borsellino fu informato della trattativa il 28 giugno. Ma da qui a dire che sia stato ucciso per questo il passo è lungo. Può darsi che la strage, decisa da tempo, sia stata accelerata. La trattativa può quindi avere avuto un ruolo".

Ad informare il giudice poi assassinato era stata, il 28 giugno 1992, Liliana Ferraro capo di gabinetto del ministro Claudio Martelli e collaboratrice di Giovanni Falcone alla direzione Affari penali del Ministero della Giustizia. La stessa Ferraro ha confermato il colloquio con Borsellino durante il processo al generale Mario Mori.
Lari ha anche fatto un riferimento ad altri elementi dell'indagine condotta dalla Procura di Caltanissetta che, a suo giudizio, rappresentano solo "luoghi comuni". Per il procuratore sarebbe un "luogo comune" la traccia che porta al castello Utveggio, un edificio che da monte Pellegrino domina la scena della strage di via D'Amelio. Il castello ospitava una cellula dei servizi segreti che, secondo alcune ipotesi investigative, avrebbe dato un appoggio operativo agli organizzatori dell'attentato. Nell'intervista al Tgr Sicilia il procuratore Lari ha chiaramente detto che non si tratta di elementi investigativi attendibili. Più interessante, a suo giudizio, il contributo dato dal pentito Gaspare Spatuzza: con le sue rivelazioni ha fatto riaprire l'inchiesta che a gennaio potrebbe provocare la richiesta di revisione dei tre processi conclusi con numerose condanne definitive.

Parla invece di "leggende metropolitane" il procuratore aggiunto di Caltanissetta, Domenico Gozzo. "Stiamo tentando di dare una risposta a tante 'leggende metropolitane' che ci sono su Via D'Amelio, provando a metterle definitivamente da parte, per concentrarci sui veri punti nodali delle indagini, ancora insoluti". "Noi riteniamo - ha detto ancora Gozzo in un'intervista a La Stampa - la nostra competenza sulle indagini per la cosiddetta trattativa proprio su questo presupposto".
Per fare luce, dopo venti anni, su chi furono i mandanti esterni della strage di Via D'Amelio, "le Procure di Caltanissetta e Firenze stanno lavorando a varie ipotesi". "Certo, a venti anni dai fatti - ha infine concluso Gozzo - questo è l'ultimo treno per l'accertamento della verità. Per questo invitiamo tutti quelli che sanno anche parti inifinitesimali di quanto accadde in quegli anni, di presentarsi da noi o a Firenze e rivelare quanto a loro conoscenza".

Intanto, dopo domani, mercoledì 15 dicembre, i magistrati palermitani che indagano sulla trattativa tra stato e mafia sentiranno a Roma gli ex presidenti della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Oscar Luigi Scalfaro. Gli interrogatori si terranno al Senato. L'attività istruttoria sarà svolta dal pm della Dda, Nino Di Matteo, dall'aggiunto Antonio Ingroia e dal procuratore Francesco Messineo.
I magistrati saranno impegnati per tutta la settimana in una serie di interrogatori di esponenti delle istituzioni, tra i quali Ciampi e Scalfaro che, nel '92, periodo in cui la trattativa sarebbe cominciata, erano, rispettivamente, presidente del Consiglio e presidente della Repubblica.
Nelle scorse settimane i pm hanno interrogato altri due protagonisti politico-istituzionali dell'epoca: l'ex ministro della Giustizia Giovanni Conso e l'ex capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Nicolò Amato.

[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ing]

- "La trattativa è il movente di via D'Amelio" di Alessandra Ziniti (Repubblica/Palermo.it)

 

 

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13 dicembre 2010
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