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Paperopoli, Pufflandia e la Padania

Il Capo dello Stato lancia un monito alla Lega: "Non esiste un popolo padano"

01 ottobre 2011

Cosa hanno in comune Paperopoli, Pufflandia e la Padania? L'iniziale, certo. Ma non è solo quella 'P' ad accomunare questi tre "Stati". Infatti tutti e tre sono regni di fantasia, o come ha detto meglio il presidente delle Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, appartengono all'emisfero concettuale del grottesco. Attenzione però, parlando di grottesco, Napolitano si riferiva soltanto ad un ipotetico "stato lombardo-veneto". A pensarci bene, infatti, Paperopoli e Pufflandia hanno, in un certo senso, più senso. Ossia, hanno un loro "cocreto" motivo d'esistere e sono funzionali a quella struttura immaginifica e fantasiosa vigente solo ed esclusivamente nel mondo dei fumetti. La Padania no. Quest'ultima, alcuni personaggi che si vestono di verde, che bevono l'acqua del fiume Po, che indossano buffi copricapo cornuti e si esprimono con gestacci e suoni gutturali, vorrebbero fosse vera e non stampata in un fumetto. Assurdo no? Eppure è così.

"Nell'ambito della Costituzione e delle leggi non c'è spazio per una via democratica alla secessione". Fuori da qualsiasi scherzo, il capo dello Stato, in un discorso alla facoltà di Giurisprudenza di Napoli, si è trovato "costretto" a dover affermare alcuni concetti basilari contenuti nella Costituzione e fondanti l'idea di Democrazia. Napolitano ha poi dovuto sottolineare che "non c'è un popolo padano", non esiste, e che "si può strillare in un prato ma non si può cambiare il corso della storia". Perché in quei prati, ed è chiaro il riferimento ai raduni della Lega Nord nel "pratone" di Pontida che ogni anno celebrano il movimento di Umberto Bossi nella "città del giuramento" (quello della Lega Lombarda che si unì contro Federico Barbarossa), "non c'è il popolo padano ma cittadini con scarsa consapevolezza di cose come l'articolo 1 della Costituzione".
Il capo dello Stato ha poi ricordato che "nel '43-'44 l'appena rinato Stato italiano, di fronte a un tentativo di organizzazione armata separatista, non esitò a intervenire in modo piuttosto pesante con la detenzione di Andrea Finocchiaro Aprile".
Secondo Giorgio Napolitano, e francamente non soltanto secondo lui, "uno stato lombardo-veneto" sarebbe "una cosa fuori dal mondo d'oggi". "Ho avuto modo di dire che la secessione è fuori dalla storia e ho aggiunto fuori dalla realtà del mondo di oggi - ha detto ancora Napolitano - . Perchè se si guarda al mondo d'oggi appare grottesco semplicemente il proporsi di creare che cosa? Uno Stato Lombardo-Veneto? Che quindi calchi la scena mondiale competendo poi con la Cina, con l'India, con il Brasile, con gli Stati Uniti, con la Russia... Mi pare che il livello di grottesco sia tale che dovrebbe bastare questo richiamo a far capire che si può strillare in un prato ma non si può cambiare il corso della storia".

Il presidente ha poi sottolineato che quello attuale è "un sistema elettorale che ha rotto il rapporto di fiducia tra elettore ed eletto". "Non voglio inneggiare a modelli del passato", ha aggiunto Napolitano, secondo cui "nel lungo periodo del proporzionale più o meno puro c'era un vincolo molto forte per l'eletto, che rischiava di non essere rieletto se non dimostrava competenze in Parlamento. Ora pare che non sia più importante fare bene in Parlamento". "Ritengo che forse è maturata già da un pezzo - ha sottolineato ancora - e che si stia andando verso un riconoscimento a cui pochi possono sfuggire della necessità di un meccanismo elettorale che faciliti un ritorno di fiducia". "Non voglio idealizzare o idoleggiare i modelli del passato - ha quindi ribadito -, perchè sappiamo quanto la pratica delle preferenze grondasse di negatività ma era una forma di collegamento più diretto" tra eletto ed elettore.

Napolitano ha affrontato anche altri temi, tra cui quello delle pari opportunità. "Sono rimasti squilibri molto grandi tra gli uomini e le donne - ha detto - ma sono stati fatti anche grandi passi avanti". "Il campo in cui è più sottovalutata la presenza femminile - ha aggiunto - è la politica e le istituzioni e su questo non ci sono dubbi". Il presidente ha poi concluso dicendo: "Verissimo che non c'è mai stato un presidente della Repubblica donna ma di questo non mi sento colpevole".

Padania is not Italy - Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, ha replicato così alle parole del capo dello Stato: "Napolitano è sempre molto saggio ma fa finta di dimenticare il diritto universalmente riconosciuto alla autodeterminazione dei popoli". Calderoli ha poi aggiunto che "il presidente poi sa bene che la Lega da oltre 20 anni è garanzia di democrazia".
Dalla Lega, commenti anche da Mario Borghezio: "Il presidente Napolitano sembra collocarsi molto stranamente tra i nemici della libertà. Sappia che noi padani siamo pacifici ma che molti di noi sono pronti ad affrontare la prigione pur di difendere l'ideale di libertà della Padania".

"Ho letto, come sempre, con attenzione le dichiarazioni del presidente Napolitano. Ho letto anche, purtroppo, le reazioni dei partiti d'opposizione che, come sempre, non perdono occasione per strumentalizzare e creare ulteriori polemiche". Così Federico Bricolo, capogruppo della Lega nord al Senato, è intervenuto dopo le parole del capo dello Stato. "In democrazia ognuno è libero di pensarla come crede e questo vale anche per chi al Nord si riconosce nella Padania", ha aggiunto Bricolo.
Sulla stessa linea il presidente della Regione Piemonte e segretario piemontese della Lega Roberto Cota. "Ho da sempre massimo rispetto per il presidente della Repubblica, ma lui sa benissimo che la Lega da oltre vent'anni ha le sue idee".
L'europarlamentare della Lega Francesco Speroni, sentito dall'Adnkronos, ha ricordato invece che "non molto tempo fa, il Sud del Sudan ha fatto una secessione dopo un referendum, quindi è cosa di oggi e non so a quale storia si riferisca il presidente Napolitano".
Radio Padania, la rabbia degli ascoltatori. "Cercheremo di andare avanti nonostante la nostra inesistenza", ha detto un conduttore di Radio Padania. Ma non serve a placare l'ira degli ascoltatori. "Diceva che non esistevano neanche le foibe, cosa volete aspettarvi da uno che era amico di un certo signor Tito?", dice una voce ai microfoni aperti.
Più arrabbiata Beatrice da Varese: "Quel bell'elemento che non ha mai lavorato perché ha sempre fatto il comunista, ma non si vergogna a dire quelle cose ai suoi fratelli napoletani, a quei beduini che vivono in mezzo alla camorra e all'immondizia?". E intanto l'edizione di oggi del quotidiano leghista la Padania titola: "Io esisto e sono padano".

Per il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, le parole di Napolitano rischiano di destabilizzare il governo. "Un attacco a freddo", ha detto chi ha avuto modo di incontrare il Cavaliere a Palazzo Grazioli, che rischia di "destabilizzare" ulteriormente il governo. E non perché non condivida il richiamo all'unità d'Italia, ma perché teme le ripercussioni sulla stabilità in un momento in cui occorre serrare i ranghi per fronteggiare la crisi. Anche perché, è il ragionamento, il rischio è che la fazione romana guidata da Gianni Alemanno e l'ala sudista della maggioranza possano trarre 'ispirazione' e argomenti polemici dal monito del Presidente contro l'ormai tradizionale antagonista leghista. Come dire, al Cavaliere poco interessa lo Stato Padano così come l'Unità d'Italia, l'unico suo cruccio sono gli scossoni che possono farlo cadere dallo scranno governativo.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Corriere.it, Repubblica.it]

 

 

 

 

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01 ottobre 2011
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