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Parliamo dell'agenda rossa...

Bisogna scoprire se quella in quel fotogramma è l'agenda del giudice Paolo Borsellino

20 maggio 2013

Si tiene questa mattina una riunione della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, convocata dal Procuratore capo Sergio Lari, per discutere delle immagini pubblicate nei giorni scorsi da la Repubblica in cui si vede un oggetto rosso che potrebbe essere l’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino, ucciso nella strage di via D’Amelio il 19 luglio 1992.
Lari ha convocato una riunione straordinaria della Dda nissena con tutti i pm, ma anche i funzionari della Dia che seguono le indagini sulla strage di Capaci e di via D’Amelio. Subito dopo il magistrato trasmetterà alla Polizia scientifica di Roma una delega per eseguire degli accertamenti sull’oggetto che si vede nel filmato.

Dunque, nel fotogramma pubblicato da Repubblica, fotogramma di un lunghissimo video girato dai vigili del fuoco poco dopo la strage di via D’Amelio, si vede per due volte un rettangolo rosso sotto il parafango di un'auto semidistrutta nell'inferno della strage. Rettangolo rosso del tutto simile ad un'agenda, proprio come quella nella quale il giudice Borsellino annotava i suoi appunti più riservati dopo la morte di Giovanni Falcone.
A quanto ricostruisce il quotidiano sulla base delle due ore di filmato, acquisito dalla procura di Caltanissetta già 20 anni fa, l'agenda scomparsa era ben visibile ancora pochi minuti dopo l'esplosione, "almeno fino a quando un uomo, non in divisa, si avvicina al corpo di Paolo Borsellino e, con il piede sinistro alza un pezzo di cartone che la copre".
Una notizia che il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari ha cercato subito di ridimensionare. Pur confermando infatti che "il fotogramma pubblicato dal quotidiano la Repubblica appartiene al filmato girato il 19 luglio 1992 dai vigili del fuoco di Palermo che è stato depositato nel processo 'Borsellino Bis' e nel procedimento 'Agenda Rossa' a carico dell'allora capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli", Lari ha precisato che "l'oggetto somigliante a una agenda, ma in realtà di minore spessore rispetto all'agenda rossa del dottor Borsellino, raffigurato nel fotogramma, non si trova - come si afferma nell'articolo del quotidiano - accanto al corpo di quest'ultimo, bensì accanto alla salma dell'agente di scorta Emanuela Loi". "Il corpo dell'agente di scorta - ha puntualizzato Lari - si trovava accanto ad una autovettura citroen BX parcheggiata in via d'Amelio a circa 20 metri di distanza dal luogo in cui è stato rinvenuto il corpo del dottor Borsellino. Ammesso e non concesso che l'oggetto raffigurato nel fotogramma possa essere l'agenda rossa di Borsellino - ha affermato Lari -, è quasi impossibile fornire una spiegazione logicamente attendibile su come possa essere arrivata in quel luogo".

Secondo il procuratore capo "vi sono, pertanto, molte ragioni per prendere quantomeno con il beneficio di inventario la notizia fornita dal quotidiano la Repubblica". "Ciò non toglie - ha assicurato - che la Procura di Caltanissetta verificherà approfonditamente anche questa notizia per scongiurare che il mistero della scomparsa dell'agenda rossa di Paolo Borsellino si infittisca ulteriormente a discapito dell'accertamento della verità, sottoposta proprio in questi giorni a verifica dibattimentale".

L'immagine pubblicata da la Repubblica lascia però molti interrogativi e apre nuovi scenari. "Come sapete sono uno che tende sempre ad accertare la verità e a cercare verità e giustizia. Quindi qualsiasi passo avanti si può fare per me è un passo positivo", ha commentato da Palermo il presidente del Senato ed ex procuratore antimafia, Pietro Grasso. Quanto alla richiesta dei pm palermitani di ascoltarlo nell'ambito del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia si è detto "disponibile ad essere ascoltato. Naturalmente valuterò le prerogative che il mio ruolo mi dà di farmi ascoltare nei palazzi del Senato".

Sul fotogramma che immortala l'agenda rossa è intervenuto Antonio Ingroia, ex procuratore aggiunto di Palermo. "Se quella foto fosse vera, ci troveremmo di fronte a un fatto incredibile e davvero inquietante. E' inaudito che una prova del genere venga fuori dopo 21 anni, senza che nessuno l'abbia mai segnalata ai magistrati: sarebbe pazzesco. Il tema del'agenda rossa è da anni, per tutti, la chiave di volta della strage di Via d'Amelio". "Aspettiamo le verifiche - ha detto Ingroia all'Adnkronos - che faranno i colleghi di Caltanissetta ma se quel filmato racchiudesse la verità sull'agenda rossa, vorrebbe dire che qualcuno ha intenzionalmente occultato questo elemento perché non voleva che saltasse fuori. E non sarebbe il primo, grave depistaggio di quest'indagine". "In quei fogli - ha rimarcato Ingroia - ci sono le ultime verità di Borsellino: i familiari in primo luogo e tutti noi cittadini, orfani di quella verità, abbiamo diritto di sapere".

A chiedere di "fare tutte le verifiche" è anche Luciano Violante. "Può darsi che una ricerca più accurata sul filmato e sull'archivio faccia venire fuori altri elementi", ha detto l'ex presidente della commissione Antimafia. Per Violante "avevano ragione quelli che lamentavano la scomparsa dell'agenda. Ora bisogna rivedere tutto il materiale che fu allora acquisito, per risalire possibilmente a chi l'ha fatta sparire o a chi ce l'ha in questo momento...".

Anche per l'ex ministro dell'Interno Vincenzo Scotti ora "occorre capire: forse in quei fogli potrebbero esserci alcuni dei passaggi più importanti della storia della lotta alla mafia. Se il dato fosse confermato, permetterebbe di fare un passo importante per capire quanto è davvero accaduto. Abbiamo tutti interesse a che si faccia chiarezza e si arrivi al contenuto dell'agenda". L'agenda con il logo dell'Arma dei Carabinieri, da cui il giudice antimafia non si separava mai, è scomparsa dal giorno dell'eccidio. "Il dato è che l'agenda c'era e sembra sia stata presa", fa notare Scotti. "Ma non si può più procedere per supposizioni: serve la chiarezza di accertamenti che vanno fatti sul serio, senza più scontri frontali e pregiudizi", ha tagliato corto.

Per la sorella del giudice ucciso dalla mafia, Rita Borsellino, "se fosse davvero l'agenda di Paolo sarebbe un fatto di gravità straordinaria, l'ennesimo paradosso a cui abbiamo assistito in questi anni, perché sarebbe assurdo pensare che qualcuno non abbia visto un reperto così importante. Adesso - ha affermato all'Adnkronos - occorre fare un altro passo in avanti nella ricerca della verità: individuare la persona in borghese che si aggira attorno ai resti di Paolo. Leggo che quelle immagini sono già state esaminate. Io non le avevo mai viste, mio fratello (Salvatore, ndr), invece, mi ha detto che ne era già a conoscenza. Non so dire da quel filmato se quella sia o meno l'agenda di Paolo, ma una cosa è certa: è una cosa enorme, che suscita turbamento. Se fosse realmente la sua agenda significherebbe che qualcuno l'ha presa, ha visto cosa conteneva e ha deciso di non parlarne più". Un depistaggio? "Per anni - ha concluso l'europarlamentare - c'è stato chi ne ha messo in dubbio persino l'esistenza, nonostante noi familiari avessimo ribadito sempre e in ogni occasione che Paolo non si separava da quell'agenda e che portava sempre con sé, talvolta anche fuori dalla sua borsa, tenendola in mano".

"Quel quaderno probabilmente non è l'agenda rossa di Paolo Borsellino. Ma questo lo accerteranno le indagini" ha dichiarato il pm di Agrigento Salvatore Vella - in un incontro sulla legalità organizzato a Sarre (Aosta) dal movimento politico Alpe - in merito al fotogramma pubblicato da Repubblica. "Non si capisce perché doveva andare a citofonare" alla madre "con l'agenda in mano". E poi è "veramente difficile pensare che l'esplosione che gli strappò via braccia e mani risparmiò un'agenda di carta".

In questo senso "i primi intervenuti sul posto hanno accertato che le armi di tutti gli uomini di scorta di Borsellino, tranne uno che è rimasto vivo perchè restò all'interno di una Croma blindata, esplosero per autocombustione, per il calore dell'esplosione. Le armi, cioè le pistole, le cartucce all'interno, esplosero -  ha sottolineato Vella - L'immagine che ha fatto vedere Repubblica è un quaderno con un copertina rossa affianco a un cadavere che non ha più gli arti inferiori e parte del volto che non è Borsellino". "Perché Borsellino, quando esplode l'autobomba sotto casa di sua madre in via d'Amelio, muore sul giardino di fronte l'ingresso con il volto quasi integro", ha ricordato il sostituto procuratore, aggiungendo: "Vi sono dei fotogrammi, diversi fotogrammi anche dei vigili del fuoco, che fanno un primo piano sul volto di Borsellino che sembra quasi sorridente. E al cadavere di Borsellino, al corpo di Borsellino, vengono strappati via gli arti, sia le braccia che le gambe. Quindi quello che rimane d Borsellino in realtà è il torso bruciato, con il volto. E sembra estremamente difficile che se Borsellino avesse avuto in quelle mani, che non ci sono più, fra quelle braccia, che non ci sono più, un'agenda di carta, questa sia sopravvissuta a quell'esplosione".

[Informazioni tratte da ANSA, GdS.it, Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it]

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20 maggio 2013
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