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Parte dall'Italia la grande Coalizione contro gli Ogm, pronta a pararsi di fronte alle scelte dell'Unione Europea

11 settembre 2007

Un'ampia coalizione contro gli Ogm che raccoglie sotto lo stesso cartello ecologisti, movimenti dei consumatori, una grossa fetta dl mondo agricolo, le Acli, le Coop, le associazioni della piccola e media impresa, i Verdi, Slow Food, nonché diversi a settori del mondo scientifico.
Sono state in tutto ventotto le organizzazioni scese in campo, che con il meeting di lunedì scorso (al teatro Capranica di Roma), hanno dato il via alla campagna della ''Coalizione Italia Europa liberi da ogm''.
L'alleanza è stata costruita da Mario Capanna come presidente della Fondazione dei diritti genetici e ha avuto successo perché il tema tocca uno dei punti fondamentali dell'economia italiana: l'agricoltura, che corrisponde al 15 per cento di prodotto interno lordo della nazione.
Chi fa parte di questa grande coalizione è convinto che l'Italia, leader nel campo del biologico, del vino e dei prodotti di qualità, non avrebbe molto da guadagnare se l'anima dei prodotti venisse costruita dentro uno sterile laboratorio genetico.

A questo si aggiunge l'incertezza sui rischi ambientali legati a una larga diffusione di organismi geneticamente modificati resistenti ai pesticidi e il pericolo di una contaminazione delle colture tradizionali, elementi  che hanno spinto i cittadini europei a una prudenza che non sembra coincidere perfettamente con gli umori di Bruxelles. Secondo l'eurobarometro, il 62% degli europei e il 77% degli italiani sono preoccupati per la presenza di organismi transgenici nei cibi che finiscono in tavola.
''La coesistenza fra coltivazioni Ogm, biologiche e tradizionali è impossibile. Solo scegliendo un modello di sviluppo sostenibile, che interessi anche l'alimentazione animale, i prodotti italiani potranno continuare a essere simbolo di genuinità e tradizione''. Questo è il parere lapalissiano di Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace, espresso in occasione del primo incontro della grande consultazione nazionale.
Mentre i consumatori continuano a dire no ai cibi transgenici e sono sempre di più le aziende che hanno una policy non-Ogm per i loro prodotti (27 delle 30 principali catene di supermercati a livello europeo), gli organismi geneticamente modificati, 20 milioni di tonnellate ogni anno, attraverso l'alimentazione animale si insinuano nella filiera alimentare anche di prodotti apprezzati e tutelati, come il Parmigiano-Reggiano.

''La nostra non è una battaglia ideologica'', ha spiegato Mario Capanna durante il primo incontro di una consultazione che prevede due mesi di dibattiti, ''ma è giusto chiedersi perché, se i cittadini non vogliono gli ogm, ci si ostina a imporli''.
Dal 15 settembre al 15 novembre si potrà quindi partecipare a un voto popolare con tanto di schede, simili a quelle referendarie, dove si potrà rispondere al quesito: ''Vuoi che l'agroalimentare, il cibo e la sua genuinità siano il cuore dello sviluppo, fatto di persone e territori, salute e qualità, sostenibile e innovativo, fondato sulla biodiversità, libero da Ogm?''.
L'Italia sembra non aver dubbi, e insieme alle regioni europee contrarie all'uso dell'ingegneria genetica in campo alimentare è pronta a dare vita ad un movimento capace di pesare sulle scelte dell'Unione europea.

- www.liberidaogm.org

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11 settembre 2007
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