Parte il Protocollo di Kyoto
Secondo l'Ue l'Italia non ha ancora le carte in regola per entrare a fare parte del trattato climatico globale
Il Protocollo di Kyoto è entrato ufficialmente in vigore - nei Paesi che l'hanno sottoscritto: 141 finora, di cui 39 industrializzati - a partire dalle 6, ora italiana, di stamattina.
L'annuncio dell'Onu è arrivato direttamente dalla città giapponese dove il trattato è stato firmato l'11 dicembre 1997.
Con il Protocollo i paesi firmatari si impegneranno ad ammodernare gli impianti industriali; ridurre lo smog delle auto; abolire l'uso di alcune sostanze pericolose alla salute; rinnovare l'agricoltura e l'industria energetica. I governi dei 141 Stati hanno insomma firmato per salvare la Terra.
L'Unione Europea, la Russia, il Giappone, tutti hanno ratificato il Protocollo. No gli Stati Uniti, il trattato climatico infatti, all'indomani della sua prima elezione nel 2001, fu definito da che George W. Bush: ''assolutamente costoso e inefficace'', tanto da ritirare l'adesione data dal suo predecessore Bill Clinton
Il Protocollo, che innumerevoli volte ha rischiato di essere eliminato (a partire dal 1997, anno nel quale fu concepito a Kyoto), è ogni volta risorto. Con la sua ennesima rinascita prenderanno l'avvio i complessi meccanismi finalizzati alla riduzione dei 6 gas prodotti dall'uomo che surriscaldano l'atmosfera e alterano il clima: anidride carbonica, metano, protossido d'azoto, fluoroclorocarburi, perfluorocarburi e esafluoruro di zolfo. Di questi gas serra, sparsi nell'aria da ciminiere e tubi di scappamento, da terreni agricoli e da allevamenti zootecnici, si cita prevalentemente l'anidride carbonica (CO2) in quanto relativamente più abbondante; ma anche perché è invalso l'uso di esprimere tutti gli altri cinque in termini di CO2 equivalente.
Nei prossimi sette anni, i governi si sono impegnati a completare il più costoso processo di riconversione delle tecnologie industriali mai avviato.
GLI OBBLIGHI
I 39 Paesi industrializzati dovranno abbassare le emissioni dei gas serra entro il 2012, sotto i livelli del 1990, di quote percentuali variabili la cui media è il 5,2%.
I Paesi non industrializzati sono esentati, per ora, da obblighi di riduzione, pur potendo partecipare agli altri meccanismi del protocollo.
Alle riduzioni si arriva attraverso ''azioni domestiche strutturali'': miglioramento dell'efficienza delle centrali elettriche e dei motori, risparmio energetico, sostituzione di idrocarburi con fonti rinnovabili, incremento delle superfici forestali che assorbono CO2.
Per dare una mano a chi si trovasse in difficoltà, il protocollo offre delle alternative che, sulle prime, furono bollate dagli ecologisti come scappatoie, e che ora vengono accettate purché il sistema delle riduzioni si metta finalmente in moto.
Con i clean development mechanism si realizzano opere in campo energetico e ambientale presso Paesi in via di sviluppo, ottenendo sconti sulle proprie quote di riduzione.
Analoghi meriti si acquisiscono mettendosi in compartecipazione con altri Paesi industrializzati per realizzare progetti di comune vantaggio, come previsto dal capitolo joint implementation.
Male che vada alcuni paesi potranno ricorrere alla borsa delle emissioni. Entro il 2012, alla resa dei conti, chi non ha raggiunto gli obiettivi di riduzione concordati e si presenta quindi con un debito di CO2, può comprare quote di questo gas da chi è stato tanto bravo da accumulare crediti.
L'ITALIA E IL PROTOCOLLO DI KYOTO
Purtroppo quattro paesi europei ancora non hanno avuto il via da Bruxelles al piano nazionale anti-inquinamento, e tra questi stati c'è pure l'Italia. Lo ha ricordato ieri una portavoce della Commissione europea: "Quattro paesi non hanno ancora approvato i piani: l'Italia, la Repubblica Ceca, la Polonia e la Grecia".
Il ministro all'Ambiente Altero Matteoli è comunque ottimista: "La sfida che si apre da mercoledì è molto impegnativa, ma è possibile vincerla''.
L'Italia dovrà ridurre le emissioni di gas serra del 6,5% rispetto ai livelli del 1990. "Sono state individuate le misure più efficaci nei diversi settori", ha spiegato il ministro. "Elimineremo entro il 2009 le auto immatricolate prima del 1996, promuoveremo l'uso dei biocarburanti, attueremo misure ulteriori per l'efficienza del traffico urbano". E ancora: "Espanderemo la produzione di energia da fonti rinnovabili, potenzieremo la produzione di energia dai rifiuti, e nell'industria chimica saranno completamente eliminate le emissioni di protossido di azoto. Cercheremo pure di migliorare la gestione delle aree forestali".
L'Italia, purtroppo è partita col piede sbagliato: il piano nazionale che assegna un tetto di emissioni a ciascuno dei 1.300 impianti nazionali soggetti alla normativa, non è piaciuto ai severi commissari europei ed è stato rimandato indietro. ''Non potevamo scendere nei dettagli richiesti per gli impianti elettrici dato che molti di essi sono in fase di ristrutturazione e modifica - ha precisato il direttore generale del ministero dell'Ambiente, Corrado Clini -. Ma entro questo mese completeremo la revisione e, con un ritardo di qualche giorno, anche noi potremo entrare nei meccanismi del protocollo''.
La Commissione europea non ha ancora dato il proprio assenso al piano presentato nella scorsa estate dall'Italia. Il piano nazionale è ancora nelle mani del commissario all'Ambiente, Stavros Dimas: ''Noi stiamo negoziando con l'Italia, il piano è sul tavolo della Commissione Ue già da luglio, ma non abbiamo ancora deciso se dare il via libera o meno'', ha riferito, Barbara Helfferich, portavoce di Dimas, commentando le indiscrezioni di stampa secondo le quali il piano potrebbe di nuovo essere bocciato dopo essere già stato rivisto dal governo italiano.
Il ministero dell'Ambiente Matteoli in una nota ha definito ''false e destituite di ogni fondamento'' le indiscrezioni sulla bocciatura del piano italiano delle emissioni.
IL PROTOCOLLO SECONDO IL WWF
''Nonostante l'entrata in vigore del protocollo di Kyoto sia un ottimo inizio, non è che il primo passo per contenere la minaccia dei cambiamenti climatici - afferma Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf - per far sì che gli intenti del Protocollo di Kyoto divengano realtà si devono fare sforzi ulteriori e governi devono dare l'esempio''.
Il Wwf ha voluto, quindi, indicare gli ulteriori 9 passi per far sì che i Governi rendano il Protocollo di Kyoto un successo .
1) L'introduzione di politiche più ambiziose per ridurre le emissioni di CO2 (anidride carbonica)
2) La riduzione per il settore energetico, ovvero il maggior inquinatore industriale, della sua quota di emissioni di CO2, e l'indicazione di indirizzare gli investimenti sulle energie rinnovabili e pulite
3) L'UE deve rinforzare il suo sistema di commercio di emissioni sia ponendo limiti più stretti per le emissioni di CO2 che dando maggiori incentivi per l'energia pulita
4) Le nazioni in via di sviluppo devono essere incoraggiate a utilizzare tecnologie ''pulite''
5) Tutti gli Stati devono sviluppare fonti di energie pulita e ricercare soluzioni energetiche più efficienti
6) Si deve aumentare la pressione sugli Usa e l'Australia affinché taglino le loro emissioni di CO2, pur non avendo ratificato il Protocollo di Kyoto
7) Le nazioni industrializzate devono aiutare gli stati poveri a far fronte all'impatto dei cambiamenti climatici
8) Tutti i governi e gli attori internazionali devono impegnarsi a rimanere sotto il tetto limite dei 2 gradi centigradi
9) Infine, i paesi che hanno ratificato il protocollo di Kyoto devono approntare un piano per stabilire gli impegni di riduzione delle emissioni dopo il 2012, data di scadenza del primo periodo del Protocollo (documento completo scaricabile sul sito internet dell'associazione).
L'entusiamo dell'entrata in vigore del trattato climatico non fa dimenticare però le preoccupazioni che gravano sul suo futuro e che sono state evidenziate all'ultimo vertice di Buenos Aires.
Cosa succederà dopo il 2012 se gli Stati Uniti continueranno a restare fuori dal sistema dei vincoli e i grandi Paesi in via di sviluppo come Cina e India ci staranno dentro solo come spettatori non paganti?
- IL TESTO DEL PROTOCOLLO
- ''Smog, punizione della modernità'' di Francesco Merlo
- Il Benvenuto di Legambiente al Protocollo di Kyoto