Paura dell'uomo nero
Rinviato a giudizio padre Paolo Turturro, il prete antimafia ora accusato di ''abusi sessuali su minori''
Don Paolo Turturro è nato a Giovinazzo, un comune in provincia di Bari, 59 anni fa. E' stato ordinato sacerdote il 22 giugno del 1978, Nella seconda metà degli anni '80, don Turturro diventa parroco della Chiesa Santa Lucia a Borgo Vecchio, uno dei quartieri popolari storici del centro di Palermo pieno di degrado e di povertà. A Palermo don Paolo Turturro è stato anche cappellano del carcere Ucciardone e prima di arrivare in Sicilia, e condividere disagi e ristrettezze con i palermitani è stato anche missionario in Africa.
Don Paolo Turturro è uno dei sacerdoti più conosciuti nel capoluogo perché facente parte di quella ''razza'' di preti che, stato assegnato alla parrocchia di un quartiere problematico, si è subito schierato contro le regole vigenti, quelle mafiose.
Ecco, don Turturro ha subito fatto parte della ''razza'' dei preti antimafia.
A Palermo, quartieri come quello di Borgo Vecchio, sono luoghi dove l'ignoranza e la mancanza di lavoro hanno eccellentemente fatto attecchire la cultura mafiosa, luoghi dove ci si rivolge ai santi dopo essersi rivolti al boss, luoghi dove fin da bambini si diventa manovalanza inconsapevole della criminalità.
Padre Turturro a Palermo ha iniziato subito la sua dura battaglia contro la criminalità organizzata, e proprio dalla salvaguardia dell'infanzia è partita la sua azione di contrasto nei confronti della mafia. Per loro, per i bambini ha inventato la manifestazione ''Dipingi la Pace'', e ha trovato buona ogni occasione per scagliarsi pubblicamente contro i boss. Per questo motivo gli era stata assegnata dalla prefettura un servizio di tutela ma la sua azione antimafia rimase incessante.
Nel 1993 fu padre Turturro insieme ad altri sette firmatari ad inviare una lettere al Papa Giovanni Paolo II, in cui si chiedeva al Pontefice di prendere una posizione forte contro la mafia, posizione che di li a poco arrivò plateale durante la visita del Pontefice ad Agrigento.
Questo uomo, questo parroco della giustizia, ieri è stato rinviato a giudizio, su richiesta del pubblico ministero Alessia Sinatra, e deve rispondere di un'accusa gravissima, don Paolo Turturro dovrà rispondere di ''abusi sessuali su minori''.
Alcuni bambini che frequentavano la parrocchia di Santa Lucia, davanti il carcere dell'Ucciardone, hanno accusato don Paolo Turturro di avere avuto nei loro confronti ''attenzioni particolari'' e in un caso di avere anche baciato sulla bocca uno dei piccoli. Sono storie che rasentano la violenza e che hanno generato nei ragazzi che le avrebbero subite uno choc psicologico. Adesso tutti questi elementi sono entrati nel processo.
Il procedimento ha preso il via dalle denunce di due bambini, che sarebbero stati molestati nell'estate del 2000, e le loro parole, le ricostruzioni dei fatti e i riscontri trovati dalla polizia, sono serviti al giudice per le udienze preliminari, Umberto De Giglio, a ordinare un processo per il sacerdote davanti ad un collegio del tribunale.
Il dibattimento si aprirà il 19 maggio prossimo davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Palermo.
''Sono sereno - ha affermato il prete commentando il suo rinvio a giudizio - attendo fiducioso che la giustizia faccia il suo corso affinché venga ristabilita la verità dei fatti''.
Padre Turturro, accompagnato dai suoi legali, gli avvocati Ninni Reina e Vincenzo Gervasi, dal settembre 2003 è sottoposto al divieto di soggiorno a Palermo che gli è stato imposto da un ordine di custodia firmato dal gip Marcello Viola. Da allora vive a Messina, nell'Istituto don Orione.
Alla notizia dell'ordine di custodia notificato a settembre di due anni fa al sacerdote antimafia, i fedeli della parrocchia di Santa Lucia organizzarono, insieme ad altri sacerdoti, una fiaccolata davanti alla chiesa per solidarizzare con don Turturro. E Solidarietà al sacerdote arrivò anche dalla Curia, che espresse allo stesso tempo fiducia anche nella magistratura.