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Pechino 2008. ''Olimpiadi e diritti umani in Cina": un connubbio ancora troppo difficile da applicare

12 gennaio 2008

Nella Grecia antica le Olimpiadi avevano un'importanza enorme, anche religiosa, in quanto si svolgevano in onore di Zeus. I vincitori delle gare erano ammirati e immortalati in poemi e statue. Per tutta la durata dei giochi venivano sospese le guerre in tutta la Grecia: questa tregua era chiamata Ekecheiria...

"Assegnando a Pechino i Giochi, aiuterete lo sviluppo dei diritti umani". Con queste parole, nell'aprile 2001, il vice presidente del Comitato Olimpico di Pechino, Kiu Jingmin, riuscì a convincere il Comitato Olimpico Internazionale ad assegnare alla Cina le Olimpiadi del 2008.
Ma nulla sembra in realtà essere cambiato. E' di questi giorni la notizia di un uomo ucciso a bastonate dagli agenti della polizia municipale per averli filmati con il suo cellulare mentre stavano reprimendo una protesta popolare contro una discarica a Tianmen, un villaggio nella provincia dell'Hubei, nel centro della Cina. L'episodio è accaduto lunedì scorso, ma solo l'altro ieri i media cinesi ne hanno parlato e la notizia è subito rimbalzata su giornali, tv e siti internet di tutto il mondo. "Sono dei banditi" è la frase più ricorrente sul web. La vittima, Wei Wenhua, direttore generale di una azienda locale di lavori pubblici, aveva 41 anni ed è morto subito dopo il trasporto in ospedale.

A rendere noto, se sia ancora necessario, il divario tra il solenne impegno di quell'aprile del 2001 e la realtà dei diritti umani in Cina è un nuovo rapporto di Amnesty International, che prende in esame quattro violazioni dei diritti umani in particolare: le limitazioni alla libertà di stampa, anche su internet, le continue vessazioni e minacce nei confronti dei difensori dei diritti umani, la sempre massiccia applicazione della pena di morte e l'ampio uso della detenzione senza processo.
"Pechino 2008: Olimpiadi e diritti umani in Cina", questo il titolo del rapporto, è stato lanciato il mese scorso insieme alla campagna mondiale per chiedere alla Cina l'adozione e l'attuazione di riforme significative nel campo dei diritti umani, in occasione degli ormai prossimi Giochi Olimpici. Il principale obiettivo della campagna di Amnesty International è che la Cina onori l'impegno assunto di fronte al Comitato Olimpico Internazionale.

A otto mesi dall'inizio delle Olimpiadi e nonostante alcune riforme in tema di pena di morte e di maggiore libertà di stampa per i media internazionali, questo impegno appare lontano dall'essere rispettato. Per questo Amnesty International ha presentato cinque "raccomandazioni" al governo cinese. "Rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutti i prigionieri di coscienza, compresi attivisti, giornalisti e utenti di internet. Smettere di utilizzare la detenzione arbitraria, l'intimidazione o le minacce nei confronti di attivisti posti sotto stretta sorveglianza di polizia o spesso prigionieri nelle loro stesse case. Proseguire a riformare il sistema della pena di morte: introducendo una maggiore trasparenza; assicurando che le famiglie e gli avvocati dei condannati a morte possano incontrarli e accedere alle informazioni procedurali e amministrative che riguardano i loro casi; pubblicando le statistiche sull'applicazione della pena di morte in tutto il paese; eliminando i crimini non violenti, compresi i crimini economici e quelli collegati al traffico di droga, dall'ambito di applicazione della pena di morte, in attesa della abolizione totale della pena di morte dal sistema giuridico cinese. Abolire il sistema della "rieducazione attraverso il lavoro", la "riabilitazione forzata dalla droga" e la "custodia educativa", facendo in modo che le decisioni sull'applicazione di queste forme di detenzione senza processo non siano più di pertinenza esclusiva della polizia e che esse non vengano usate per "ripulire" la città prima e durante le Olimpiadi. Assicurare che la più ampia libertà di stampa concessa ai giornalisti stranieri sia estesa in modo eguale ai mezzi di comunicazione cinesi".

Ma Amnesty International non ha risparmiato il Comitato olimpico internazionale, che "ha una sua responsabilità precisa nel far sì che le Olimpiadi di Pechino lascino un'eredità positiva in termini di rispetto dei diritti umani".
Il Cio, aggiornato regolarmente da Amnesty sulla situazione dei diritti umani in Cina, ha fatto sapere all'associazione che "è tuttora impegnato a fare tutto quanto è possibile nell'ambito del suo ruolo quale organizzazione promotrice del movimento olimpico, per aiutare la Cina a riuscire nei suoi tentativi verso un rapido cambiamento. Nonostante le sfide, noi crediamo che i Giochi olimpici di Pechino siano un'opportunità unica per aprire la Cina al mondo".
Amnesty reputa l'atteggiamento del Cio "positivo nella forma, ma riluttante nella sostanza" e continua a raccomandare al Comitato internazionale di sollevare "preoccupazioni e raccomandazioni sui diritti umani presentate da Amnesty direttamente con il governo cinese, perché assicuri che significativi progressi sulle riforme per i diritti umani abbiano luogo prima delle Olimpiadi e sopravvivano come eredità durevole dei Giochi per il popolo cinese". [Aise]

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12 gennaio 2008
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