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Peggio che all'Inferno

Mai sovraffollate quanto oggi: la situazione delle carceri italiane è drammatica e pericolosa

02 marzo 2006

Nelle 207 carceri esistenti sul territorio italiano, stanno rinchiusi 59.523 detenuti. In base alle strutture carcerarie e ai regolamenti, i reclusi dovrebbero essere, al massimo, 43 mila.
Dei quasi sessantamila detenuti 19.836 (pari al 33%) sono extracomunitari, 16.185 (il 27%) sono tossicodipendenti e 11.800 (19,83%) sono affetti da patologie del sistema nervoso e da disturbi mentali. Cinquantasette di loro, nel 2005, non hanno retto una tale situazione e si sono tolti la vita in cella. L'anno prima erano stati 52.
Mai come oggi le carceri italiane sono state tanto sovraffollate, e a palesare una tale affermazione sono i dati sopracitati, dati inediti forniti dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) in occasione del convegno ''La salute in carcere: parliamone senza censure''.

''Sulla base di questi dati - ha afferma Sebastiano Ardita, responsabile della direzione generale detenuti e trattamento del Dap - siamo consapevoli di versare in una situazione di grave, perdurante, quanto involontaria e inevitabile divergenza dalle regole''. Una situazione per la quale il responsabile del Dap non può garantire alcun necessario cambiamento previsto dalle normative vigenti e dal recente regolamento penitenziario. A cominciare dagli spazi pro-capite che dovrebbero essere pari a 9 metri quadrati.
Ma non è solo una questione di spazio. ''Le risorse per la salute dei detenuti sono sempre meno perché - sottolinea Ardita - vengono stabilite senza tener conto di una fondamentale variabile che è, appunto, il raddoppio del numero dei detenuti negli ultimi 20 anni''. Dai corrispondenti 1.846 euro spesi nel 1995 per l'assistenza sanitaria di ciascun detenuto, si è passati agli attuali 1.607 euro, contro i 1.557 euro destinati attualmente a ciascun cittadino libero (mentre nel 1991 un detenuto poteva contare su risorse che erano più del doppio di quelle stanziate per il cittadino).
''Il budget è ormai - parole ancora di Ardita -, sul filo dell'indispensabile''. E' per questo che il Dap ha disegnato una ''mappa epidemiologica'' delle carceri italiane: per conoscere l'incidenza e il grado delle malattie dei detenuti e, soprattutto, per ripartire in modo adeguato le già scarse risorse.

Dalla ''mappa epidemiologica'' è emerso anzitutto che chi sta dietro le sbarre sta peggio di chi sta fuori: il 13% della popolazione carceraria è in condizioni di salute ''compromesse'', contro il 7% della popolazione libera. Ma il dato più inquietante è l'incidenza delle tossicodipendenze, che coinvolgono il 21,54% dei detenuti (fuori si droga un decimo delle persone). Seguono nella casistica i disagi psichici (20%, vale a dire un detenuto su cinque), la depressione (10,25%), altre patologie mentali e neurologiche (circa 10%). Non manca poi un 20% di carcerati affetti da malattie epatobiliari del pancreas e dell'apparato digerente. Oltre il 20% delle 2.804 donne detenute soffre di patologie tipiche del genere femminile (tumori all'utero, alle ovaie, alla mammella).
Stabile nel tempo, seppure resti sempre drammatico, il fenomeno dei suicidi in carcere: nel 2005 si sono tolti la vita in 57, nel 2004 52, nel 2003 57, nel 2002 51 e 69 nel 2001.
''La salute dei detenuti - conclude Ardita - non è solo un problema politico, e neanche solo una questione tecnica o medico-legale. È molto di più: è il luogo privilegiato per valutare le politiche sociali di uno Stato. È una questione di politica criminale. È il banco di prova della pena costituzionalmente intesa''.

Non bisogna dimenticare che nelle carceri italiane ci sono anche cinquanta bambini sotto i tre anni che vivono insieme alle loro mamme. Al convegno a ricordare questo dato fondamentale è stata Anna Finocchiaro, responsabile Giustizia dei Ds: ''Per questi bambini non si riesce a trovare, a causa delle ristrettezze economiche, delle misure alternative al carcere''. Sempre dedicato ai bambini in carcere l'intervento dell'ex direttore della Gazzetta dello Sport, Candido Cannavò: ''Ogni anno - ha detto - tra i sette e i nove bambini, a San Vittore, passano dalla sala parto al carcere. Come uomo - ha aggiunto - è motivo di profonda tristezza sapere che questi bimbi vedono l'alba della loro vita dietro le sbarre''.
Durante il convegno è giunto anche l'invito di Benedetto XVI al ''doveroso rispetto per la dignità umana dell'individuo che ha violato la legge affinché continui a sentirsi parte della società e impegnato a reinserirsi in essa'', e l'esortazione del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a dare ''concretezza ai valori costituzionali della solidarietà, della dignità, del rispetto dei diritti'' e a contribuire ''efficacemente al recupero dei cittadini detenuti in una prospettiva di riabilitazione e di reinserimento sociale''.

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02 marzo 2006
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