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Per accompagnare il commissario Montalbano verso la sua ''fine'', Camilleri attenua il tono del ''Giallo''

02 luglio 2007

Qualche tempo fa si era parlato della ''morte del Commissario Montalbano'', creatura leggendaria ma realissima, nata dalla penna di Andrea Camilleri. Morte subita sconfessata dall'autore che rettificò parlando della ''fine'' del personaggio, in una storia già pronta e conservata nella cassaforte di Elvira Sellerio. Già perché una leggenda, per essere tale, deve fare una sorta di completo ciclo vitale, nascere, crescere e in qualche maniera finire, così da non diventare un banale fenomeno editoriale.
Per avvicinarsi all'inesorabile fine di ''Salvo Montalbano'', Andrea Camilleri sta quindi compiendo un'operazione sperimentale: ''Uscire dalle regole del giallo e traghettare Montalbano verso il romanzo normale''. Infatti, nell'ultimo romanzo, ''La pista di sabbia'', in libreria dal 6 giugno scorso, Camilleri ha proseguito nel solco tracciato dai precedenti episodi, ma progressivamente è andato via via togliendo le regole fondamentali per costruire un giallo.

Una di queste che Camilleri ha già reso elastica, se non violata del tutto, è quella più importante: il morto. ''In questo ultimo racconto l'unico morto che c'è è secondario rispetto al tema principale'', ha spiegato lo scrittore, che parla di ''tentativo di allargare i confini in cui il giallo viene tenuto''.
A dir la verità il morto c'è anche ne ''La pista di sabbia'', ma non si tratta di un essere umano, bensì di un cavallo. Un equino massacrato a colpi di spranga, che il commissario trova cadavere proprio davanti alla balconata della villetta di Marinella, sulla spiaggia. Un avvenimento che (ovviamente) intriga Montalbano e, soprattutto, lo fa infuriare per le modalità e la ferocia.
''Se Montalbano segue la pista dell'uccisione del cavallo - racconta ancora Camilleri - è per diversificare le solite indagini. Appena può, da sempre, gli piace svicolare verso non usuali indagini, e questo è uno di quei casi''.

Per scrivere questa storia Camilleri si è ispirato a un fatto realmente accaduto: ''La storia dei cavalli è affascinante, perché rubarono realmente cavalli purosangue per le corse clandestine, che sono un mondo di cui ignoriamo quasi tutto''. Chiaramente, a spingere il libro in questa direzione sono anche elementi anagrafici: ''Montalbano è sempre più stanco, sempre più annoiato, mentre continua lo sdoppiamento del protagonista con Montalbano uno e Montalbano due, il primo che fa la parte dell'avvocato del diavolo e il secondo che, invece, lo appoggia''.
Se Montalbano invecchia inesorabilmente, non soltanto la sua forza si affievolisce, la lucidità si annebbia, ma le personali regole si allentano, e, di nuovo, tradisce Livia. Il rapporto con la fidanzata storica sembra giunto al capolinea, risente di continue tensioni, sfocia in equivoci e strascichi rabbiosi e il commissario si trova di fronte a una vera possibilità di alternativa sentimentale.
Sarà forse questa la causa della sua ''fine''?

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02 luglio 2007
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