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Per cancellare l'amianto

Il Ministero dell'Ambiente ha deciso di incentivare le imprese che smaltiscono il pericoloso amianto killer

11 maggio 2004

Dalle vasche per l'acqua, alle tubature domestiche, dai vagoni ferroviari, alle tettoie di casa.
L'amianto per troppo tempo è stato insediato nella vita di tutti noi come un normale e utile materiale.
La scoperta dell'elevata pericolosità di questo materiale utilizzato per costruire i più svariati oggetti si è purtroppo scoperto in tempi recenti (intorno agli anni '70 gli scienziati hanno riconosciuto l'alta pericolosità dell'amianto), dopo che i sospetti sulla velenosità dell'amianto si concretizzassero nella morte di diversi lavoratori costretti ad essere a contatto con l'amianto tutti i giorni, incancreniti dalle sostanze che compongono il materiale.
Negli anni l'incidenza tra morti e amianto è andata sempre più crescendo fino a far mettere fuori legge questo materiale (1992).
Il problema così facendo non si è però risolto. Infatti, pure se le aziende non possono più costruire oggetti in amianto, rimane il problema di come smaltire tutto quello presente in casa di quasi ogni famiglia italiana.
Le aziende atte a questo lavoro, spesso hanno prezzi molto alti, quindi il modo più semplice adottato dalla gente è stato quello di smantellare in proprio tutte le cose in amianto che si possedevano, e andarle a buttare nelle discariche, provocando un inquinamento ambientale di proporzioni, a volte catastrofico.

Per tutti questi motivi il Ministero dell'Ambiente ha deciso di incentivare le imprese che smaltiscono l'amianto.
Un sistema di sconti e agevolazioni alle aziende di bonifica di uno dei più pericolosi killer dell'ambiente e della salute che abbiano aderito ad Emas, il marchio di qualità ecologica dei processi produttivi. Il regime di agevolazioni, condizionato all'iscrizione all'Albo nazionale dei rifiuti e alla necessaria copertura finanziaria a garanzia delle obbligazioni connesse alle operazioni di messa in sicurezza, bonifica, ripristino ambientale, realizzazione di eventuali misure di sicurezza, trasporto e smaltimento dei rifiuti, varia in base alla classificazione di appartenenza delle imprese all'Albo.
La categoria che comprende i soggetti e le attività esercitate per la messa in sicurezza e bonifica dell'amianto si articola in cinque classi cui corrisponde un diverso ammontare della garanzia fidejussoria, fissato rispettivamente in 480 mila euro, in 240 mila euro, in 120 mila euro, in 60 mila euro e in 50mila euro per lavori di bonifica cantierabili fino a 30mila euro, e in 25mila euro per lavori di bonifica cantierabili fino a 15mila euro.
Proprio su questi importi, grazie al decreto viene applicato uno sconto del trenta per cento, a beneficio unicamente però delle imprese che risultino registrate all'Emas.

L'amianto: fibra che non lascia scampo
La parola amianto deriva dal greco asbestos. Significa inestinguibile, indistruttibile. Proprio per questa sua resistenza il materiale (che ricorda il cotone) è stato impiegato in Italia dal dopoguerra. Ci si è costruito di tutto: dalle ormai famose coperture in Eternit alle piastre isolanti per i ferri da stiro, dagli schermi cinematografici alle carrozze ferroviarie. Una produzione vastissima che ha coinvolto almeno 1.300.000 lavoratori.
Dei danni provocati dall'amianto si parla già nel 1907. Ma è solo negli anni Sessanta che la comunità scientifica riconosce che il materiale può provocare il cancro.
Le malattie collegate all'inalazione della fibra killer sono tre: l'asbestosi, che riduce le capacità polmonari e può portare anche alla morte; il mesotelioma, un tumore che può colpire il rivestimento dei polmoni (pleura) e degli organi addominali (peritoneo); il carcinoma polmonare, forma di cancro molto diffusa.

Comunque, nonostante queste correlazioni fossero note da tempo, l'estrazione, l'importazione e la produzione continuano fino al 1992, anno in cui la legge 257 mette al bando l'amianto. La norma, però, è stata attuata solo in parte. Se dal 1994 è cessato il commercio, stessa efficacia non hanno avuto le attività di bonifica. Nel 2000 la commissione parlamentare d'inchiesta sul circolo dei rifiuti ha confermato: su tutto il territorio nazionale ci sono 23 milioni di tonnellate d'amianto. Rimangono ancora ad altissimo rischio: gli abitanti di case inquinate dalle fibre, i familiari degli ex lavoratori esposti e le case accanto ai numerosi siti dove si aspetta lo smaltimento.
Ogni anno muoiono per l'amianto tra le 4 mila e le 5 mila persone. Il tempo di latenza delle malattie è molto lungo: dai 20 ai 50 anni. Per questo, il picco della mortalità è atteso nel 2010. Gli epidemiologi hanno già fatto il conto finale: nei prossimi vent'anni, nei sei paesi europei più importanti, 250 mila persone moriranno solo per mesotelioma.

- Tutta colpa dell'amianto. 
  Storia di morti d'amianto in Sicilia

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11 maggio 2004
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