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Per chi è stata quella commemorazione?

Ad Agrigento, ai funerali dei migranti morti a Lampedusa, i superstiti non sono stati invitati

22 ottobre 2013

Mentre Enrico Letta dopo l'incontro col premier greco Samaras annunciava che al prossimo Consiglio europeo il governo "sarà fermo e netto" sul tema dell'immigrazione perché "chi ha responsabilità istituzionali deve soprattutto dare risposte" aprendo anche a modifiche della Bossi-Fini, ad Agrigento il suo vice, Angelino Alfano, veniva contestato al grido "assassini... assassini, basta con la Bossi-Fini", a conclusione della cerimonia in onore delle vittime dei naufragi a Lampedusa del 3 e dell'11 ottobre.
Alla cerimonia, sul litorale di San Leone, anche i ministri dell'Integrazione Cecile Kyenge e della Difesa Mario Mauro.
"I cosiddetti attivisti che hanno gridato 'assassini' sono quelli che vogliono frontiere libere e scafisti in libertà - ha replicato il vicepremier - Non l'avranno vinta. Proteggeremo le nostre frontiere salvando vite umane".
Prima delle contestazioni, Alfano aveva dichiarato: "Abbiamo assicurato degna sepoltura ai morti e abbiamo assicurato assistenza ai superstiti, adesso caccia senza quartieri ai mercanti di morte".

"Questo è un momento molto importante in cui bisogna unirsi per riconoscere che per la prima volta sono stati celebrati funerali di Stato, è stata fatta una cerimonia ufficiale, insomma lo Stato riconosce persone che non hanno la nazionalità italiana" ha detto Kyenge alla commemorazione. L'ufficio stampa, in una nota, ha poi precisato che tale dichiarazione si riferiva unicamente al forte sentimento che sta animando le Istituzioni e, per il ministro Kyenge, era ben chiaro che la cerimonia era una sentita commemorazione delle vittime: "Non erano funerali di Stato, ma la sensibilità del governo ha ricordato al mondo intero che noi siamo vicini alle famiglie delle vittime".
"L'Italia è commossa per quello che è accaduto perché sente il dolore e la ferita profonda per tante persone che hanno sperato nell'Italia e nell'Europa mettendo a repentaglio la propria vita affinché cambiasse - ha detto dal canto suo il ministro Mauro - E siamo qui per ricordarci che ciò che ci unisce come uomini è più forte di qualsiasi altra considerazione". "I sopravvissuti - ha annunciato - sono coloro che in primis avranno l'attenzione del nostro paese".

Al termine della cerimonia è stato duramente contestato da un gruppo di eritrei anche l'ambasciatore eritreo in Italia Zemede Tekle Woldetatios. Il diplomatico si è allontanato di corsa dalla tribuna autorità dove si trovava. L'ambasciatore ha smentito le voci di presunti elenchi con i nomi dei sopravvissuti dei due naufragi, pronti per essere "multati". "Bugie", ha sostenuto mentre alcuni eritrei giunti da Roma a bordo di tre pullman hanno riferito che il viaggio sarebbe stato pagato proprio dall'ambasciata, così come avrebbero fatto gli uffici diplomatici dell'Eritrea di altre città italiane ed europee per consentire agli africani di prendere parte alla cerimonia nel molo di San Leone.
Per i "dissidenti" eritrei è la prova che la cerimonia sarebbe stata "una farsa", una passerella come l'ha definita don Mosè Zerai, il sacerdote che da anni si occupa dei migranti. Una scelta, quella di Agrigento, che non è piaciuta ai superstiti dei naufragi che si trovano ancora a Lampedusa e che ieri mattina hanno protestato per alcune ore, chiedendo di poter assistere alla commemorazione e gettando corone di fiori in mare. Nessuna risposta ufficiale a chi chiedeva perché non si siano fatti i funerali di Stato, come promesso dal governo, e perché la commemorazione non sia stata fatta a Lampedusa.
Su uno striscione, "Perché i 157 sopravvissuti non sono stati invitati?". Presenti anche un gruppo di cattolici coopti con i tipici abiti della religione e il vicepresidente della comunità religiosa islamica Yahya Pallavicini.

Il Comune di Palermo ha partecipato alla cerimonia con il vicesindaco Cesare Lapiana, assente invece il sindaco di Agrigento Marco Zambuto che ha definito la cerimonia una "passerella per i politici". Presente il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta: "Io avrei gradito che ci fossero qui anche i superstiti del naufragio del 3 ottobre. E sarebbe stato ancora meglio fare i funerali alla presenza delle bare. Ma non è questo il momento delle polemiche".
Le salme infatti sono già state tutte tumulate nei cimiteri di tutta la Sicilia. E Deres Araya, presidente della Comunità Eritrea in Italia, ha chiesto che "l'Italia mantenga la promessa e riconsegni le salme alle loro famiglie in Eritrea".

Assente il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, che a Roma ha incontrato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, insieme al presidente della Commissione diritti umani del Senato, Luigi Manconi. "Il 3 ottobre diventi il giorno della memoria per tutti quei migranti che sono morti tentando di attraversare il Mediterraneo. In questo modo le vittime diventeranno di tutti e non ci saranno più passerelle", ha detto Nicolini, amareggiata per l'annullamento dei funerali di Stato nella sua isola: "Quei funerali - ha detto - sono naufragati nel momento in cui sono stati annunciati".

- Gli hanno rubato anche il funerale di Fabrizio Gatti (L’Espresso)

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22 ottobre 2013
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