Per dare la caccia a Matteo Messina Denaro...
... i carabinieri del Ros si riducono lo stipendio e i poliziotti anticipano le spese
I cacciatori del superboss si riducono lo stipendio
di Salvo Palazzolo (Repubblica/Palermo.it, 26 aprile 2012)
Matteo Messina Denaro resta ancora il ricercato numero uno di Cosa nostra, oggi festeggia in latitanza persino i suoi cinquant'anni, ma gli investigatori che gli danno la caccia sono comunque già degli eroi: i carabinieri del Ros, il reparto speciale dell'Arma che gira l'Italia seguendo le più delicate indagini antimafia, hanno deciso di tagliarsi metà dell'indennità di missione giornaliera. Da 100 a 50 euro. Un gesto di buona volontà in un periodo di ristrettezze per le casse dello Stato.
Anche i poliziotti della squadra mobile di Palermo, pure loro impegnati nelle ricerche di Messina Denaro, non sono stati da meno: da 8 mesi anticipano le spese per le missioni in provincia di Trapani. Il dipartimento della pubblica sicurezza ha fatto sapere che a fine maggio verrà pagato il 70 per cento delle spettanze. Dice il questore Nicola Zito: "L'indagine su Messina Denaro e la lotta a Cosa nostra sono una priorità per il ministero dell'Interno e il dipartimento di Ps".
Ma il vento della recessione agita ormai lo spettro dei tagli anche nell'indagine più importante degli ultimi anni. Lo conferma il procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato, che coordina le ricerche su Messina Denaro con i colleghi Marzia Sabella e Paolo Guido: "Ci siamo ritrovati a autorizzare persino il noleggio di alcune auto. Il ministero dell'Interno non ha più fondi, arriva allora il ministero della Giustizia. Credo che sia necessaria una maggiore attenzione per gli uomini e le donne delle forze dell'ordine, che si fanno carico di sacrifici enormi": questo l'appello di Teresa Principato.
Non è davvero facile la partita contro Messina Denaro, ricercato ormai dal '93. "Per lui la latitanza è quasi uno status di vita normale - spiega Principato - perché a lungo ha vissuto accanto al padre latitante".
È soprattutto il ritratto di un "grande cinico" quello che emerge dalla descrizione del magistrato che lo sta cercando: "Non sembra avere alcuna remora nel coinvolgere nelle proprie attività la famiglia di sangue - spiega ancora il procuratore aggiunto - così sono finiti in carcere cognati, fratelli, cugini. Altri capimafia, come Provenzano, hanno fatto di tutto per tenere lontano i familiari più stretti. Messina Denaro, no. La sua indifferenza emotiva nei confronti delle persone a lui care resta un fenomeno abbastanza curioso".
Probabilmente, anche per questo ha fama di duro. Di certo, continua ad avere un gran da fare. "È un latitante che si muove - spiega Teresa Principato - non sta perennemente in Sicilia. Messina Denaro non è il latitante che presidia il suo territorio, piuttosto si sposta ed è presente nelle occasioni fondamentali".
Ecco che allora le ricerche del boss trapanese sono diverse da tutte le altre fin qui fatte sui latitanti di mafia. Qualche risorsa in più non guasterebbe davvero. "Siamo di fronte a una coperta corta", dice Luigi Lombardo, segretario provinciale del Siap: "Per assicurare qualche ora in più di straordinario ai poliziotti che cercano Messina Denaro, lo si deve tagliare ad esempio ai colleghi della Narcotici, che non possono più fare pedinamenti fuori provincia". Per fortuna, ai ragazzi della squadra mobile non manca mai l'entusiasmo. Dice Ivan D'Anna, segretario di base del Siap: "Ci sono voluti quattro anni, fra diffide e trattative, per ottenere straordinari e somme anticipate dai poliziotti nel corso delle indagini per la cattura di Provenzano".