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Per fare i giornalisti è necessaria la laurea...

Primo sì alla Camera: dopo 48 anni, approvato il testo per la riforma dell'Ordine con nuove modalità di accesso alla professione e snellimento del Consiglio Nazionale.

04 agosto 2011

Nei giorni scorsi la Commissione cultura della Camera ha dato il via libera alla riforma dell'Ordine dei giornalisti. Tutti a favore con un solo astenuto, il deputato del Pdl Renato Farina. Le modifiche principali riguardano le modalità dell'accesso alla professione, con la necessità della laurea triennale, oltre allo snellimento del Consiglio Nazionale con la riduzione del numero dei consiglieri. La proposta è passato, quindi, al Senato, dove seguirà lo stesso iter.
"Sono soddisfatto per il voto bipartisan", ha dichiarato a caldo Giancarlo Mazzuca (Pdl), relatore del provvedimento. "Rende più efficiente il Consiglio e fissa regole chiare per chi vuol diventare giornalista. Ma è solo un primo passo, un primo passo importante perché compiuto in modo così corale".

La riforma, in accordo con l'Ordine, fa salvi i principi generali stabiliti dalla legge numero 69 del 1963. Ovvero il diritto all'informazione e i doveri del giornalista, tra i quali il rispetto della verità sostanziale dei fatti. In merito all'accesso alla professione invece, per diventare professionisti bisognerà avere almeno una laurea triennale. Gli aspiranti pubblicisti al contrario dovranno superare un esame di cultura generale che attesti, tra l'altro, la conoscenza dei principi di deontologia professionale. Norme che contribuiranno, secondo la commissione, alla crescita di qualità dell'informazione e ad una maggiore consapevolezza dei doveri nei confronti dei cittadini.
Lo snellimento del Consiglio Nazionale prevede un tetto di 90 membri, dai 150 di oggi, e un rapporto di due a uno tra professionisti e pubblicisti. La riforma non istituisce però, come auspicato da alcuni, una Commissione Deontologica nazionale alla quale ricorrere contro le decisioni in materia disciplinare dei consigli regionali. Né è prevista la creazione di un Giurì per la tutela di soggetti terzi e per svolgere le conciliazioni per evitare il ricorso al giudizio civile o penale.
Non tutti i commenti infatti sono stati positivi. O, quantomeno, non lo sono stati al cento per cento. "Alcuni aspetti sono un passo avanti", ha commentato Enzo Iacopino, presidente dell'Ordine. "Resta qualche amarezza e un profondo disagio. Tra le prime il fatto che siano state cancellate sia la proposta per una Commissione Deontologica Nazionale, sia quella per il Giurì. L'una e l'altro - ha spiegato Iacopino - avrebbero consentito di dare risposte in tempi più rapidi ai cittadini riguardo comportamenti ritenuti scorretti di giornalisti. Il disagio invece è legato all'introduzione di un rapporto tra professionisti e pubblicisti che penalizza fortemente i secondi. Avevamo invitato la Camera a lasciare all'Ordine la ripartizione proporzionale in base alla realtà in evoluzione della professione. L'auspicio è che ora il Senato corregga questi aspetti". [Repubblica.it]

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04 agosto 2011
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