Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Per fronteggiare l'emergenza nelle carceri italiane...

L'appello di tre direttori di carceri siciliani: "Non servono riforme costose"

21 gennaio 2013

Per far fronte all'emergenza nelle carceri italiane, dovuta al sovraffollamento in cella, non servono riforme costose. Anzi, si potrebbe attuare una riforma a costo zero. Parola di tre direttori di case circondariali siciliane. Rita Barbera, Letizia Bellelli e Antonio Gelardi, responsabili rispettivamente dell'Ucciardone, dei penitenziari di Enna e Augusta, hanno scritto una lettera appello, che inizia in modo chiarissimo: "Uno  dei disegni di legge naufragati con la fine della legislatura, è quello sulle pene alternative".

I tre direttori, soci dell'associazione Libertà e Giustizia, spiegano: "Ancora oggi Il nostro sistema penale è incentrato sulla pena detentiva in carcere. Il fascismo, sistema deprecabile, si servì tuttavia di fior di giuristi; uno di questi fu l'allora guardasigilli Alfredo Rocco, artefice di un codice penale che nella sua struttura portante sopravvive ancora oggi e prevede, anche per reati di lieve entità, come pena principale quella detentiva in carcere. Poi la pena non sempre viene applicata, ma la sanzione comminata nominalmente, come autorevolmente sottolinea il Consiglio superiore della magistratura nel suo parere al disegno di legge Severino sulle pene alternative, risponde più all'esigenza di  rassicurare l'opinione pubblica che a quella di  dare una risposta reale ed efficace al crimine".

Ecco, dunque, quello che accade oggi: "Un giudice, quello cosiddetto di cognizione, commina la condanna a una pena detentiva in carcere - spiegano i tre direttori - poi, in alcuni casi interviene un altro giudice, quello di sorveglianza, che converte la pena in una misura alternativa al carcere. Si tratta quindi di un beneficio da concedere caso per caso, che richiede comunque un ulteriore passaggio processuale e in parecchi casi non impedisce un breve, inutile e dannoso passaggio in carcere. In tale contesto poi, sono i detenuti appartenenti alla cosiddetta marginalità sociale (extracomunitari, tossicodipendenti di lunga data, disagiati psichici e psichiatrici) che rappresentano la percentuale maggiormente significativa di detenuti, ad avere le maggiori difficoltà di accesso alle misure alternative esterne per l'assenza di idonei riferimenti: lavoro, domicilio, riferimenti familiari in grado di sostenere praticabili percorsi di inclusione sociale e per la difficoltà di avvalersi di una valida difesa".

Il disegno di legge sulle pene alternative prevedeva invece che il giudice potesse subito assegnare una pena diversa dal carcere: "La permanenza presso il proprio domicilio - spiegano ancora i tre direttori - la messa in prova, ossia una forma di sospensione della pena con lo svolgimento di  lavoro di pubblica utilità e un'altra serie di forme di limitazione della libertà con varie graduazioni (la detenzione e l'arresto presso l'abitazione o altro luogo di privata dimora, anche per fasce orarie o giorni della settimana). Una svolta culturale e di sistema".
Secondo Rita Barbera, Letizia Bellelli e Antonio Gelardi, le nuove norme unite "a un ragionevole  piano carceri (un limitato non faraonico aumento di posti letto) e al recupero delle strutture detentive già esistenti potrebbe fare uscire dall'emergenza". I direttori propongono anche di rivedere la legge Bossi-Fini sull'immigrazione, e la Fini-Giovanardi sulla droga, perché, spiegano, "contengono risposte in termini di carcerizzazione per fenomeni sociali complessi". I direttori bocciano invece le amnistie, che definiscono "tamponi i cui effetti sono stati regolarmente annullati nel giro di un paio di anni".

Infine, l'appello: "Ci auguriamo che nel centro sinistra ci si ricordi che l'indulto del 2006, a cui seguì il nulla nella politica carceraria, segnò un picco negativo di consensi per il governo Prodi e forse contribuì all'inizio della fine di quell'esperienza governativa. E ci auguriamo che tutte le forze politiche presenti nel parlamento prossimo venturo guardino all'Europa non solo per lo spread o per il fiscal compact, ma anche per i diritti civili". [Fonte: Repubblica.it]

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

21 gennaio 2013
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia