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Per i giovani la mafia è più forte dello Stato. Solo un grande movimento di popolo e di cultura potrà sconfiggerla

30 aprile 2007

Nel giorno in cui per ricordare Pio La Torre tutti si preoccupano di indicare una strategia più efficace e più mirata nella lotta alla mafia, un'indagine svolta dai ragazzi di un liceo palermitano ha rivelato che tra i giovani del capoluogo siciliano serpeggiano pessimismo e diffidenza. Addirittura allarmante il giudizio secondo il quale la mafia sarebbe più forte dello Stato.
I dati che svelano una percezione così inaspettata sono stati snocciolati dagli stessi autori della ricerca, coetanei degli intervistati, dal palco del teatro Politeama dove sabato scorso erano saduti a parlare il ministro Giuliano Amato, il presidente della Commissione antimafia Francesco Forgione, il procuratore di Palermo Francesco Messineo.

Alcuni studenti del liceo classico ''Giovanni Meli'', coordinati dai professori Isabella Albanese e Fabio D'Agati, hanno promosso un sondaggio tra i compagni divisi in due gruppi: uno ''sperimentale'' e l'altro di ''controllo''. In tutto 173 ragazzi ma con una maggiore rappresentanza femminile (il 60 per cento circa).
Tra le domande ce n'era una che si proponeva di definire il modo in cui i giovani del campione si pongono davanti allo Stato e a Cosa nostra.
E' più forte l'uno o l'altra? E' più forte la mafia, ha risposto il 66,7 per cento del gruppo ''sperimentale'' e addirittura il 71,9 di quello di ''controllo''.
Solo il 17,9 del primo e il 12,4 del secondo si è detto convinto della supremazia delle istituzioni.
Nel sondaggio si è poi registrata una fascia grigia che non riconosce maggior forza a nessuno, il 4,7 non sa e il 5,2 non risponde.
Dati che hanno impressionato la platea del teatro, affollata da tanti giovani che con molta probabilità sono intervenuti perché credono ancora nella possibilità di sconfiggere il potere mafioso.
Gli stessi autori del progetto di ricerca hanno avvertito subito il bisogno di cercare nelle risposte dei loro compagni, una chiave possibile di interpretazione. ''Abbiamo trovato che lo Stato democratico appare debole perché permette alla mafia di esistere. Lo Stato, secondo molti, viene facilmente sconfitto dalla mafia perché è colluso, se non identificato, con la stessa mafia''. ''Forse - questa la riflessione degli autori della ricerca - abbiamo bisogno di conoscere meglio la storia dell'antimafia e dei traguardi finora raggiunti''.
Forse, solo così si potrà ''correggere'' l'impatto scoraggiante delle risposte.

In chiave ottimistica i ragazzi hanno ammesso che il concetto di ''debolezza'' dello Stato può essere spiegato con il prezzo elevato ''pagato per combattere contro un nemico nascosto ma ben organizzato''.
Altri risultati del sondaggio hanno comunque rivelato la consapevolezza che la mafia condizioni molto (40,8 per cento) o abbastanza (83,6) la vita di un giovane palermitano. Per il 23 per cento invece poco e per il 14,9 per nulla.

Ma con chi parlano di mafia questi ragazzi? Tra di loro poco: solo il 28,8. Ne discutono di più in famiglia (32,9) ma soprattutto con i docenti (34,1).
Scuola e famiglia vengono così individuate come le agenzie educative per eccellenza che dovrebbero aiutare i giovani a prendere coscienza che tra mafia e Stato non può esserci partita.
Nel messaggio che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato a tutte le persone presenti a Palermo per onorare la memoria di Pio La Torre, il presidente ha scritto: ''Oggi come ieri, solo un grande movimento di popolo, di opinione e di cultura, può sconfiggere la mafia, facendo prevalere i principi della pacifica convivenza civile e difendendo la libertà e le istituzioni democratiche''.

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30 aprile 2007
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