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Per il processo Dell’Utri, l'accusa vorrebbe ascoltare altri testimoni

Il Pg di Palermo ha chiesto di ascoltare il vescovo Giuseppe Molinari, padre Massimiliano De Simone e i pentiti Romeo e Ciaramitaro

18 dicembre 2009

Si è tenuta stamane, davanti ai giudici della Corte di Appello di Palermo presieduta da Claudio Dall’Acqua, l'ennesima udienza  del processo al senatore del Pdl Marcello Dell’Utri accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, reato per il quale è già stato condannato in primo grado a 9 anni di reclusione.
Il collegio ha dovuto decidere se, accogliendo l’istanza del Procuratore generale  Antonino Gatto, ascoltare come teste il pentito Salvatore Grigoli, chiamato a riscontrare le dichiarazioni di un altro collaboratore di giustizia, Gaspare Spatuzza. Alla scorsa udienza complessivamente sono stati depositati gli ultimi verbali con le dichiarazioni di Grigoli.
E dopo una lunga camera di consiglio, i giudici della Seconda sezione della Corte di Appello di Palermo hanno deciso di non chiamare a deporre Grigoli. A parere dei giudici l'esame del collaboratore di giustizia non sarebbe fondamentale ai fini della decisione.
Salvatore Grigoli avrebbe dovuto deporre su una circostanza riferita ai pm di Firenze il 5 novembre 2009. Durante un interrogatorio davanti ai magistrati toscani il pentito aveva affermato che il boss Antonino Mangano gli aveva detto "che c'erano buoni rapporti con Dell'Utri", Grigoli, però, non era stato in grado di approfondire il contesto in cui il capomafia vicino ai boss Filippo e Giuseppe Graviano gli aveva fatto la confidenza. Il pentito, sempre nel corso degli interrogatori resi a Firenze ha escluso di potere avere ricordi più precisi della vicenda, ha più volte ripetuto che sul perché Mangano parlasse di Dell'Utri poteva fare solo delle congetture. Inoltre il collaboratore ha affermato di non avere conoscenza diretta di rapporti tra i Graviano e il senatore del Pdl. Circostanze che hanno indotto la Corte a ritenere se l'esame di Grigoli non fosse assolutamente necessario, condizione che la legge richiede per l'ammissione di testi quando il processo, in appello, è ormai giunto alla conclusione come nel caso del dibattimento a carico di Dell'Utri.

Il Procuratore Gatto, ha inoltre richiesto oggi l'ammissione come testi di monsignor Giuseppe Molinari, vescovo dell'Aquila, per verificare "l'attendibilità intrinseca" del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, che nell'interrogatorio di Torino aveva parlato di una conversione religiosa. L'accusa ha chiesto di sentire non solo il vescovo dell'Aquila, che avrebbe incontrato il pentito, ma anche padre Massimiliano De Simone, cappellano del carcere dell'Aquila, dove Spatuzza è stato detenuto dal 20 marzo 2008 all'8 aprile 2009. "Padre De Simone - ha detto il Pg - potrà riferire che quasi quotidianamente intratteneva lunghi colloqui in cui il collaboratore gli narrava minutamente i crimini commessi, manifestando con il pianto il proprio rimorso. Già al secondo incontro gli manifestò la volontà di intraprendere la collaborazione".
Gatto ha anche chiesto alla Corte d'Appello di sentire due ispettori della Dia di Caltanisseta e due carabinieri della Dia di Roma. Questi ultimi dovrebbero essere interrogati sulle indagini relative all'accertamento del luogo del furto delle targhe "che a detta di Spatuzza - ha spiegato Gatto - furono applicate alla Lancia Thema per il fallito attentato all'Olimpico di Roma". In questo modo, secondo l'accusa, "potrebbe essere stabilita la data dell'incontro al bar Doney tra Giuseppe Graviano e Gaspare Spatuzza". Chiesta anche l'audizione dei pentiti Pietro Romeo e Giuseppe Ciaramitaro. Romeo, secondo il Gatto, dovrebbe essere sentito "circa le confidenze ricevute da Francesco Giuliano (condannato per le stragi, ndr), intorno all'esistenza di un politico a Milano, che diceva a Giuseppe Graviano di mettere le bombe e che era in grado di fargli conoscere i luoghi in cui si trovavano i pentiti". Non solo. Per il Pg, Romeo va sentito anche sulle "circostanze in cui Gaspare Spatuzza confermò a Giuliano che il politico a Milano era Berlusconi".
Ciaramitaro, invece, dovrebbe essere sentito "sulle confidenze ricevute da Francesco Giuliano che gli aveva rivelato che c'era un politico che proteggeva gli stragisti, che dietro le stragi c'erano Berlusconi e altri politici, e sui provvedimenti legislativi subito emessi dal primo governo Berlusconi in favore 'dei carceri, per i semplici detenuti allora'".

I giudici della Corte di Appello di Palermo hanno comunicato che per l'ammissione di questi testi decideranno l'8 gennaio.

[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ing]

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18 dicembre 2009
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