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Per la Cisl, dietro l'emergenza rifiuti di Palermo, "c'è l'ombra della mafia"

Il sindacato ha chiesto alla Procura di indagare anche in direzione della criminalità organizzata

06 aprile 2012

Mentre Palermo è tutt'altro che ripulita e vengono ancora incendiati cumuli di rifiuti, mentre molti marciapiedi non sono percorribili perché occupati da montagne di immondizia, scoppia anche la "grana" mafia. La Cisl, infatti, ha chiesto alla Procura di indagare anche in direzione della criminalità organizzata.
I commissari straordinari dell'Amia, l'azienda dei rifiuti palermitana, dicono che il loro impegno prioritario è stato quello di "riportare correttezza, trasparenza e legalità nella gestione dei rifiuti a Palermo e di cacciare via le imprese mafiose". "Impegno - aggiungono - concretizzato con i fatti, in stretto e continuo raccordo con la Procura e il Tribunale fallimentare, che hanno controllato e avallato ogni scelta dei commissari. Per cui affermare che i commissari stanno favorendo interessi criminali equivale a dire che in questo disegno hanno come complici la Procura e il Tribunale fallimentare". "Fa specie - concludono - che certi sindacati si accorgano solo adesso di quanto denunciato da tempo dai commissari, ossia che vi sono enormi interessi economici, leciti e non, attorno al disegno di privatizzazione del servizio rifiuti a Palermo, tali da fare comprendere l'origine e la portata dei continui attacchi ai commissari di Amia, rimasti uno degli ultimi baluardi dello Stato contro questo progetto che è davvero trasversale".

La Cisl siciliana ha richiamato "a gesti di testimonianza e correttezza istituzionale chi avrebbe dovuto intervenire sin dai primi giorni del blocco. In una realtà libera e responsabile il commissario sarebbe già stato rimosso immediatamente". Il sindacato dice che l'Amia aveva "in maniera ingiustificata e incauta informato i lavoratori riguardo alla non erogazione degli stipendi di marzo". Notizia rilevatasi poi infondata causando così "l'attuale stato di inciviltà e rischi per la salute pubblica. Un gesto incauto che alimenta sospetti alla luce degli interessi della criminalità mafiosa nel settore, sempre attenta, e pronta, ad alimentare e beneficiare del caos e delle emergenze periodiche".
La raccolta dei rifiuti, infatti  aveva subito uno stop dieci giorni fa a causa della protesta dei dipendenti della municipalizzata Amia, in attesa dello stipendio. Ma nonostante il Comune abbia sbloccato i fondi per i pagamenti e il servizio sia ripreso, in molte strade palermitane, dove si sono accumulati circa 3 mila tonnellate di immondizia, la situazione resta critica.
La procura di Palermo, intanto ha aperto un'inchiesta e iscritto nel registro degli indagati oltre cento dipendenti dell'Amia per interruzione di pubblico servizio. Un fascicolo è stato aperto anche per valutare se sia stato arrecato un danno alla salute pubblica. Anche l'assessore regionale alla Salute Massimo Russo, ha parlato infatti, nei giorni scorsi, di un forte rischio epidemia a causa dei cumuli di immondizia accatastati nelle strade della città.

Intanto dall'Amia assicurano che la situazione sta lentamente tornando sotto controllo. Rispondendo alle accuse della Cisl di aver "incautamente provocato gli scioperi selvaggi dei lavoratori", i commissari straordinari di Amia dicono: "Abbiamo dimostrato alla Procura e al Prefetto di Palermo, carte alla mano, che l'azienda aveva per tempo segnalato al Comune, con lettere e in occasione di incontri verbalizzati, l'impossibilità di erogare per intero gli stipendi di marzo, qualora l'amministrazione non avesse pagato almeno una parte delle fatture inevase del 2011 che ammontavano a 20 milioni di euro. Il Comune non ha risposto e abbiamo seguito le procedure di legge con le dovute comunicazioni ai sindacati, considerato anche che il mancato rispetto delle scadenze previdenziali avrebbe fatto decadere il Durc bloccando del tutto ogni possibilità di futuro incasso". "Dunque - proseguono - non siamo stati noi a provocare questa situazione, ma qualcuno al Comune. L'unico pagamento sbloccato (dopo lo sciopero) per fatture del 2011 si deve al coraggio di un dirigente che ha riproposto la determina per la seconda volta, obbligando così per legge il Comune a pagare. Segno che i soldi c'erano e che non si volevano erogare".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]

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06 aprile 2012
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