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Per la mafia norme al limite della Costituzione

Carcere ancora più duro per i boss e misure ancora più aggressive per intaccare i loro patrimoni

19 maggio 2009

Carcere ancora più duro per i mafiosi, ma anche nuove strutture penitenziarie in cui rinchiudere i boss. E poi misure personali e patrimoniali più incisive per aggredire i mafiosi e i loro patrimoni.
Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha presentato ieri a Palermo il pacchetto di norme contenute nell'articolo 2 del ddl sicurezza, approvato il 14 maggio scorso dalla Camera, che "rappresenta - ha detto Alfano - il più grosso sistema di contrasto alla mafia dai tempi di Giovanni Falcone al ministero della Giustizia". 42 pagine di un "unico articolo antimafia" che il ministro auspica "diventi legge al più presto possibile".
"Stiamo lavorando per un testo unico che contenga tutte le norme antimafia e le misure di prevenzione personali e patrimoniali". "L'ufficio legislativo del ministero - ha detto Alfano - sta già mettendo insieme tutte le norme che erano sparse per racchiuderle in un unico testo".

Il nuovo piano sulle carceri - Nell'articolo unico antimafia, dunque, l'intenzione del Governo di realizzare nuovi istituti di pena riservati ai boss al 41 bis. "Nel piano straordinario delle carceri - ha spiegato Alfano - vogliamo ridurre a poche strutture altamente specializzate i luoghi di detenzione per i detenuti al 41 bis". Ma non verranno riaperte quelle strutture che in passato erano state utilizzate come carceri di massima sicurezza, come l'Asinara, Ponza e Pianosa.
"Le nuove norme del 41 bis sono fortissime, ed è stato fatto il massimo, proprio al limite della Costituzione", ha spiegato il Guardasigilli. "Per il carcere duro la durata massima - ha detto Alfano - è stata innalzata a quattro anni, da due, la proroga potrà essere biennale anzichè annuale con nuovi criteri per il giudice, ed è stato introdotto il 391 bis che punisce fino a 5 anni chi consente a un condannato al 41 bis di comunicare con l'esterno". Alfano ha inoltre annunciato che la competenza degli eventuali ricorsi contro il 41 bis sarà esclusivamente del tribunale di sorveglianza di Roma. Insomma, un provvedimento che "più duro non poteva essere fatto"

Nel testo unico anche le norme che regolano l'utilizzo dei beni sequestrati ai boss. Alfano ha infatti voluto sottolineare i poteri che saranno conferiti a prefetti e questori per rendere breve l'intervallo fra il blocco dei beni e quello dell'assegnazione ad associazioni di volontariato che combattono la mafia. "Il governo intende trasformare i tesori criminali in salvadanaio della legalità", ha aggiunto. È stato inoltre creato un albo nazionale dei beni confiscati alla criminalità organizzata per consentire una gestione più efficiente.
Al Procuratore nazionale antimafia viene invece data l'autorità per coordinare indagini sulle misure di prevenzione. Il ministro ha spiegato ancora che è stata introdotta la possibilità di irrogare "misure patrimoniali applicabili indipendentemente dalla pericolosità sociale del soggetto", e inoltre, "la responsabilità delle società e degli enti, sull'esclusione dalla partecipazione agli appalti pubblici delle aziende che avendo subito estorsioni non denunciano".

Il Guardasigilli ha infine osservato come in precedenza le norme antimafia siano state "figlie delle stragi", mentre adesso "abbiamo fatto queste leggi non sull'onda dell'emozione ma sulla rotta di ciò che ritenevamo giusto fare, e ne siamo lieti".
Tutto ciò sarà alla base del G8 giustizia che si terrà a Roma, in cui Alfano vuole esportare nel mondo un metodo giuridico che contrasta la mafia. E vuole farlo ricordando il 29 maggio, giorno in cui Giovanni Falcone avrebbe compiuto 70 anni, "per rammentare al mondo questo magistrato che ha combattuto la mafia"

I Radicali contro il nuovo 41 bis - "Il ministro Alfano non può dirlo, ma il nuovo articolo 41 bis viola i principi costituzionali". E' quanto afferma l'avvocato Alessandro Gerardi, del Comitato nazionale Radicali Italiani. "Le modifiche al regime carcerario che il Governo intende introdurre - prosegue Gerardi - peraltro con il placet dell'opposizione ed il complice silenzio dell'Anm, renderanno il carcere duro modalità stabile e ordinaria di espiazione della pena, tendenzialmente definitiva e revocabile soltanto in presenza di una prova 'diabolica' negativa, per di più affidata alla giurisdizione di un vero e proprio Tribunale speciale. Con queste modifiche tutti i detenuti sottoposti al 41 bis verranno collocati in carceri speciali a loro esclusivamente dedicate; mentre la possibilità di avere colloqui con i familiari e con gli avvocati verranno ulteriormente ridotte, così come le ore dedicate allo svago e alle attività ricreative".
Secondo Gerardi "si comprende il motivo per cui oggi il ministro della Giustizia abbia definito il nuovo articolo 41 bis 'al limite della Costituzione', con ciò implicitamente ammettendo che vi possano essere seri e fondati dubbi sulla compatibilità di questo particolare regime detentivo con le norme costituzionali che vietano qualsiasi trattamento contrario al senso di umanità e prevedono la funzione rieducativa della pena e con le raccomandazioni a più riprese indirizzate al nostro Paese dagli organi del Consiglio d'Europa e dall'Onu".

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Repubblica.it, Corriere.it, Ansa.it]

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19 maggio 2009
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