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Per la salute, nella malattia... oltre la morte

In Sicilia decine di migliaia di deceduti ancora iscritti nelle liste dei medici di famiglia

17 novembre 2008

E' successo in Sicilia... ancora una volta. I pazienti erano deceduti a volte da decine di anni, ma i medici di famiglia continuavano a percepire le indennità mensili erogate dalle Ausl. I pazienti, o meglio, quelli che un tempo furono pazienti, erano oltre 51.000 (per l'esattezza 51.287). Quasi un quarto dei pazienti deceduti, 12.711, erano palermitani, scomparsi dal 1990 ad oggi. Secondo la Guardia di Finanza, il danno allo Stato è pari a 14 milioni di euro.
La scoperta è arrivata dopo un'intensificazione dei controlli su tutto il territorio regionale della Guardia di Finanza, che già lo scorso anno aveva accertato una truffa di 5 milioni di euro per la corresponsione a medici di base della prevista indennità anche per assistiti già morti.

Intanto sono già state avviate le procedure per recuperare le somme incassate indebitamente, e l'Ausl 6 di Palermo ha già chiesto ai medici il risarcimento. I camici bianchi dovranno risarcire circa 3 milioni di euro. Qualche medico dovrà rimborsare anche 38 mila euro. E non è finita: l'Ausl ha aperto un'indagine anche sulle esenzioni ticket per patologie gravi e invalidità. Un recente studio condotto dalla Cgil, ha calcolato che le truffe al sistema sanitario hanno inciso mediamente per un terzo sulla spesa complessiva della sanità siciliana.
"La sanità vive un momento difficile". Già l'anno scorso i finanzieri aveva scoperto una truffa simile nell'isola. Allora, il danno erariale accertato fu di 5 milioni di euro. Con la nuova indagine appena conclusa, la somma recuperata sarà tre volte tanto. "Aver recuperato delle somme così ingenti - spiega Salvatore Iacolino, direttore generale dell'Ausl 6 - è molto importante. La sanità vive un momento difficile: questi soldi saranno una boccata d'ossigeno".

Ma il sindacato dei medici di famiglia insorge e promette battaglia: "Non è colpa nostra se un paziente deceduto continua a risultare fra gli assistiti", si difende Saverio La Bruzzo, vicesegretario nazionale della Fimmg, la Federazione che raggruppa i medici di famiglia. Dietro la maxitruffa, sostengono i medici, ci sarebbe un cattivo sistema di comunicazione tra l'anagrafe dei comuni e quella dell'azienda sanitaria. "Quando un assistito passa a miglior vita - ha spiegato la Fimmg - la nostra segnalazione all'Ausl 6 tante volte si perde nel vuoto. La cancellazione del paziente dalla lista degli assistiti scatta solo quando l'ufficio anagrafe del comune segnala l'avvenuto decesso".
Una guerra tra dottori e Aziende sanitarie che rischia di finire nelle aule di tribunale. [Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

MUTUA PAGATA ANCHE AI MORTI
di Salvo Palazzolo (Repubblica/Palermo, 16 novembre 2008)

Alcuni pazienti sono morti da 32 anni, altri da 25, altri ancora da tre mesi. Ma per tutti, le Ausl siciliane hanno continuato a pagare le quote di assistenza ai rispettivi medici di famiglia. Un vero paradosso in tempi di lotta agli sprechi.

A svelarlo sono state le indagini della Guardia di finanza, che negli ultimi mesi hanno stretto i controlli. Il bilancio che adesso fornisce il generale Domenico Achille, comandante regionale delle Fiamme gialle, ha dell'incredibile: sono ben 51.287 i morti che continuavano ad avere l'assistenza sanitaria. Con un danno all'erario di circa 14 milioni di euro. E l'indagine non è conclusa. Anche perché adesso ci sono da accertare le responsabilità. I magistrati delle Procure siciliane stanno esaminando i dossier inviati dai comandi provinciali della Finanza: non sempre le Ausl siciliane si sono dimostrate attente a verificare gli elenchi degli assistiti.
In fondo, gli investigatori hanno fatto quello che ogni azienda sanitaria responsabile avrebbe dovuto disporre già da tempo: incrociare i propri elenchi con quelli del Comune, accertando anche eventuali errori riguardanti nomi, data di nascita e codice fiscale. Ma nessuna azienda sanitaria è collegata all'anagrafe comunale, questo hanno accertato le indagini della Finanza. Non è una giustificazione. Periodicamente, i Comuni inviano dei floppy disk o dei Cd alle amministrazioni sanitarie, con tutti i dati di aggiornamento dell'anagrafe.

C'è grande attesa per le decisioni delle varie Procure siciliane sul caos degli assistiti. E molti uffici legali delle aziende hanno già iniziato una singolare corsa ai palazzi di giustizia, per prendere le distanze da quanto scoperto dalla Finanza.
Dei 14 milioni di danno erariale, cinque sono da recuperare a Trapani. Tanto è costata l'assistenza di 7.628 pazienti deceduti dal 1986. Tanto l'azienda sanitaria ha pagato a 350 medici. E' quanto è stato scoperto l'anno scorso dai controlli disposti dal comando provinciale di Trapani, diretto dal colonnello Giuseppe D'Angelo. Subito dopo, il comando regionale ha sensibilizzato tutti gli altri reparti dell'isola a fare analoghe verifiche. I risultati sono arrivati presto. 
L'indagine della Finanza ha messo in risalto soprattutto la disorganizzazione di molte aziende sanitarie. Soprattutto, perché le anagrafi delle Ausl continuano a essere scollegate dai computer dei Comuni e del Fisco, gli unici aggiornati. Ogni azienda si organizza a modo proprio. Una norma concede al massimo un anno di ritardo per sistemare gli elenchi e cancellare deceduti e trasferiti. L'Ausl 6 di Palermo è la più solerte. Ma molte altre Ausl hanno un arretrato ben più pesante. Risultato, oggi sono gli stessi medici di base a protestare: «Siamo noi i primi danneggiati da questa situazione di caos - spiegava Saverio La Bruzzo, vice segretario nazionale della Fimmg dopo l'operazione di Trapani - il medico può anche comunicare la morte del paziente, ma spesso i servizi amministrativi dell'Ausl non cancellano. E i Comuni trasmettono gli aggiornamenti con ritardo».

Dove sta la ragione? Saranno la magistratura ordinaria e quella contabile a stabilirlo. Certo, se si troveranno ricette prescritte ai morti, allora scatteranno denunce anche per i medici, perché è la prova che sapevano. Qualche caso è stato già trovato dai finanzieri. Ad Agrigento, un medico faceva anche altro: poteva prescrivere tantissimi farmaci alla stessa persona soltanto cambiando l'ultima lettera del codice fiscale. Se avesse utilizzato il computer, non sarebbe stato possibile, perché nel sistema è contenuta l'anagrafe esatta di tutti gli assistiti. Avanti caos, dunque.
Indagini a parte, il primo risultato dei controlli della Finanza porterà le Ausl a chiedere ai medici i rimborsi per quanto indebitamente incassato.
«Plaudiamo al lavoro della Guardia di finanza che è riuscita a sventare questa gravissima truffa», dice Mario Baccini, presidente della federazione dei Cristiano popolari. «Il danno erariale di ingente somma, però, non è l'unico punto di apprensione per quel che accade intorno al mondo della sanità: la prima preoccupazione è l'assoluta mancanza di valori e rispetto per la vita e la salute dei cittadini».

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17 novembre 2008
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