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Per la sicurezza e la legalità nei luoghi di lavoro

In Sicilia un'azienda su due risultata ''irregolare''. I dati presentati alla grande manifestazione dei sindacati a Catania

28 giugno 2008

Quasi la metà, esattamente il 47,84%, delle aziende siciliane passate al vaglio, nei primi cinque mesi di quest'anno, dai tecnici dell'Ispettorato regionale del lavoro, è risultata "irregolare" ai controlli. In pratica, si sono servite di lavoratori in nero ben 3.095 tra ditte e società dell'Isola, sul totale ispezionato di 6.470.
Ne ha dato ieri notizia la Cisl nel giorno della manifestazione "per la sicurezza e la legalità nei luoghi di lavoro" che ha visto a Catania, sul palco delle Ciminiere, i segretari nazionali di Cgil Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.
Alla manifestazione sindacale sono intervenuti anche il vescovo della città etnea, Salvatore Pristina, e il governatore siciliano Raffaele Lombardo.

L'appuntamento catanese, a cui hanno portato la testimonianza anche tre operai, Boris De Felice della Stm di Catania, Giuseppe Tambone della Rsu del comune di Mineo e Caterina Provenza dell'Emmegi di Termini Imerese, è stato deciso dai sindacati siciliani all'indomani della morte dei sei operai nel depuratore di Mineo (CT), l'11 giugno scorso (LEGGI), ed ha concluso la "settimana di mobilitazione no stop" contro le morti bianche e per la sicurezza e la legalità in fabbriche e uffici.
È stata la prima manifestazione, in Sicilia, organizzata dai sindacati su un unico tema.

Dei 1.383 lavoratori in nero scovati dagli ispettori regionali del lavoro nelle aziende dell'Isola tra gennaio e maggio, 22 erano minori, informa la Cisl, e 101 gli extracomunitari. Insomma, "un piccolo esercito di persone sfruttate e malpagate - con le parole del segretario regionale Cisl Maurizio Bernava - da imprese in cui la situazione di illegalità troppo spesso va di pari passo con l'assenza in tutto o in parte di fondamentali condizioni di sicurezza".
L'irregolarità accertata si è tradotta in 922 "maxisanzioni", in pratica da un minimo di quattromila euro più 150 euro per ogni giorno in cui s'è fatto uso di lavoratori in nero, adottate dai 150 ispettori regionali. Una minuscola task-force nonostante gli 80 carabinieri impegnati, pure loro, nei controlli. "Un drappello", ha denunciato la Cisl, che "tale resterebbe anche se arrivassero i 200 ispettori da tanto attesi e di cui ha parlato il governo pochi giorni fa". Basti dire, rende noto il sindacato, che sono 480 mila le aziende da controllare in Sicilia oltre ai cantieri edili e ai 400 tra enti e aziende collegati a province e comuni. A seguito dei controlli eseguiti tra gennaio e giugno, sono stati apposti i sigilli a 139 aziende siciliane; di esse, solo 103 hanno riaperto i battenti dopo aver regolarizzato la posizione. Pertanto, ha dichiarato Bonanni e il segretario siciliano Cisl: "Ci auguriamo che Confindustria e le altre associazioni d'imprese collaborino col sindacato e con le istituzioni per alzare un argine contro queste e tutte le altre aziende-pirata che, tra l'altro, fanno concorrenza-sleale a quelle sane". Il punto, insistono, è "intervenire non tanto a valle, con l'espulsione di iscritti dalle associazioni che, peraltro, riuniscono una quota minima del totale delle imprese, ma a monte, impedendo alle aziende che si nutrono di malaffare, di entrare nel mercato partecipando a gare, concessioni e altre attività pubbliche".

La Cisl ha reso noto anche che, nel settore dell'edilizia in particolare, nei primi cinque mesi di quest'anno sono state passate ai raggi x dagli ispettori del lavoro, 1.454 imprese. Sono risultate irregolari in 645, il 44,36%. In pratica, dei 3.105 occupati da queste imprese, hanno subìto vizi di irregolarità 678 lavoratori; di essi 321 hanno lavorato totalmente in nero, compresi cinque minorenni. Pertanto, sono stati emessi dagli uffici dell'ispettorato del lavoro 129 provvedimenti di sospensione, di cui solo 73 sono stati successivamente revocati.

"Purtroppo siamo in presenza di morti come fossimo in guerra, una guerra che ovviamente noi non abbiamo dichiarato e che produce vittime tutti i giorni, in una quantità assolutamente inaccettabile", ha affermato il leader della Uil, Luigi Angeletti, per concludere, insieme a Guglielmo Epifani e Raffaele Bonanni, la settimana di mobilitazione contro morti bianche. Il leader della Uil ha sottolineato come quello dei morti sul lavoro sia "un serio problema nel nostro Paese, che abbiamo il dovere di risolvere", aggiungendo che "altre nazioni europee, che pure hanno lavoratori in numero come il nostro, hanno meno vittime". Angeletti ha chiesto "più controlli, rispetto delle regole che ci sono, che se fossero rispettate sicuramente migliorerebbero la situazione". Insieme a questo il leader della Uil ha chiesto anche "una grande sensibilizzazione, perché molto spesso proprio i rischi che si corrono lavorando non solo non sono riconosciuti ma sono sottovalutati". Per Angeletti serve "una campagna di informazione: il fatto che se ne parli, che si faccia una manifestazione, è un modo per rendere coscienti milioni di persone e dire loro che bisogna stare attenti". Il leader della Uil ha chiesto infine "grande attenzione nelle imprese e sulle imprese, affinché rispettino le regole e le facciano rispettare".

Il Codacons ha aderito alla manifestazione catanese contro le "morti bianche"
Anche i consumatori hanno aderito alla manifestazione contro le morti bianche promossa  a Catania  da Cgil, Cisl e Uil. Da anni il Codacons lotta infatti per ottenere più sicurezza sui posti di lavoro e ridurre il numero di morti che ogni anno tartassano la nazione.
Dopo i numerosi casi degli ultimi tempi il Codacons aveva presentato nei giorni scorsi un esposto alle nove Procure della Repubblica siciliane, in cui si chiedeva di accertare le responsabilità delle Asl, degli Ispettorati del lavoro e dell'Ispesl in merito alle cosiddette "morti bianche", oltre a sollecitare un intervento fattivo del Governo in merito al problema del lavoro nero.
"Ancora una volta - ha detto il segretario nazionale del Codacons, Francesco Tanasi - siamo costretti a stupirci per l'enormità del problema rilevato in Sicilia. Il lavoro nero, l'irregolarità delle aziende e delle attività commerciali, il mancato rispetto di norme di sicurezza per i lavoratori sembrano essere la norma e non l'eccezione ed una situazione così grave è davvero intollerabile. Chiediamo dunque ai Governi nazionale e regionale di intervenire urgentemente per arginare il fenomeno delle irragolarità sul lavoro, abbassando così anche la media delle 'morti bianche'. Lavoro nero e morti sono infatti strettamente legate e spesso l'uno conseguenza dell'altra. Con questa manifestazione e dopo la denuncia alle nove Procure della Repubblica - continua Tanasi - chiediamo ripercussioni pesanti per tutte quelle aziende, imprese, attività commerciali etc. che si fanno beffe della legalità a tutto discapito di onesti lavoratori e imprenditori che investono sulla sicurezza e sulla regolarità per far crescere la Sicilia e non lasciarla più languire nella bolgia degli illeciti".

Gli operai della Fincantieri di Palermo sono in pericolo - I carabinieri specializzati del nucleo ispettorato lavoro, in collaborazione con personale dell'Ausl, hanno avviato nei giorni scorsi ai cantieri navali della Fincantieri di Palermo controlli e ispezioni finalizzati al controllo dei livelli di sicurezza dei lavoratori. L'attività è stata espletata su pianificazione del dipartimento regionale lavoro dell'assessorato al Lavoro attraverso l'ispettorato regionale di Palermo a cui hanno partecipato ispettori dell'Inps e dell'Inail. Nel servizio sono stati impegnati tutti e 70 i carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro dell'Isola. Ai cantieri sono impiegati 560 dipendenti e oltre 60 operai di ditte appaltatrici di lavori vari. Nella circostanza sono stati rilevati anche elementi informativi utili a verificare l'incidenza del fenomeno mafioso negli appalti di opere presso i citati cantieri navali.
Gli accertamenti dei carabinieri hanno portato a riscontrare numerose violazioni alla normativa sulla sicurezza e sulla regolarità dei rapporti di lavoro, tali da far ritenere, secondo gli investigatori, in pericolo molti operai che vi sono impiegati. [La Sicilia Web]

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28 giugno 2008
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