Per le Donne pure oggi
Affinché la Giornata contro la violenza sulle donne si possa celebrare tutti i giorni
Si è celebrata ieri, martedì 25 novembre, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, e noi ci pensiamo oggi, perché vorremmo che ogni giorno fosse quello in cui le violenze sulle donne, l'insulso sessismo e le assurde discriminazioni sessuali finissero.
Ieri sono state centinaia le iniziative in tutto il mondo, perché ovunque sono milioni le donne vittime di aggressioni e soprusi. Tantissime anche in Italia dove, secondo i dati dell'Istat, sono quasi 7 milioni le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita. Cinque milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%), tre milioni 961mila violenze fisiche (18,8%). I partner sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate, che nella quasi totalità dei casi non vengono denunciate.
Mentre si ricordava tutto ciò e allarmati si faceva caso, all'improvviso, a quello che per troppe donne è un inferno quotidiano, chissà quanti atti di violenza insensata e insopportabile si sono consumati. Come a Paternò (CT) dove un operaio 36enne ha aggredito la propria compagna perché lei si è lamentata di non potere accedere al computer di casa visto che lui manteneva segreta la password. L'ha picchiata a sangue durante la cena, davanti ai figli e a una coppia di amici.
Un tipico esempio di assurda violenza culminata, in questa occasione, con l'arresto dell'uomo, grazie all'intervento della coppia amica presente durante il litigio. Lei è stata ricoverata in ospedale: trauma cranico, la frattura del setto nasale, fratture intercostali, contusioni al torace e una lesione all'orecchio destro che l'ha resa sorda. Ma è stata "fortunata", perché è rimasta viva...
In Sicilia, infatti, ogni 36 giorni viene uccisa una donna. E' la sconvolgente quanto mai triste media che emerge dai dati dell'Osservatorio di genere di Arcidonna, che ha rielaborato le statistiche di un'indagine condotta a livello nazionale da Sonia Giari. Il 40 per cento degli omicidi di donne commessi nell'Isola nel 2007 è avvenuto in provincia di Catania. Seguono le province di Palermo e Trapani (20 per cento), Siracusa e Agrigento (10 per cento).
"Si tratta di una vera e propria mattanza - dice Valeria Ajovalsit, presidente di Arcidonna - che si consuma prevalentemente all'interno della più importante istituzione sociale, la famiglia".
Già, perché andando a guardare agli autori degli omicidi commessi sul suolo nazionale si scopre che nella stragrande maggioranza a commetterli sono proprio i familiari della vittima (in Sicilia la quota di omicidi in famiglia raggiunge il 70 per cento). Nel 58,9 per cento dei casi si tratta di mariti, fidanzati o ex partner, nel 17,4 gli autori sono figli, padri, nonni e nipoti.
I dati nazionali mostrano quanto sia poco fondato anche il tanto sbandierato "pericolo immigrazione": nell'81,6 per cento degli omicidi commessi tra il gennaio 2007 e il gennaio 2008, infatti, l'assassino è di nazionalità italiana. Di 126 delitti, sono venti quelli commessi da stranieri. Nell'Isola, gli autori dei delitti sono tutti italiani.
"Contro questa mattanza occorre agire subito - continua la Ajovalasit - Bisogna promuovere adeguate azioni di informazione e formazione rivolte alle scuole e alle famiglie, come la recente campagna contro gli stereotipi di genere lanciata da Arcidonna (www.nonpensareasessounico.it). Ma è necessario anche che il governo nazionale approvi al più presto una legge sistemica contro le violenze di genere che agisca al contempo sulla prevenzione e sulla certezza della pena".
E ieri da Niscemi, paese del nisseno oggi tristemente noto per la terribile storia di Lorena Cultraro, la quattordicenne violentata e uccisa da tre minorenni la primavera scorsa, proprio in occasione della giornata contro gli abusi sulle donne, è partita la staffetta simbolica di un'anfora a due manici che attraverserà l'Italia, dalla Sicilia alla Lombardia, passando dalle mani di una donna ad un'altra, per significare l'importanza della relazione e della solidarietà: un sorta di "Vaso di Pandora" dove mettere dentro tutti i mali delle donne. L'anfora partita ieri dal paese di Lorena arriverà il 25 novembre del 2009 a Brescia, dove abitava Hina, la ragazza di origine pachistana uccisa perchè voleva vivere secondo lo stile occidentale, in un viaggio simbolico che unisce le donne e tutti i Paesi del mondo.
La manifestazione, 'Staffetta di donne contro la violenza sulle donne', è stata organizzata dall'Unione donne italiane (Udi). "Abbiamo pensato ad un'anfora - ha detto Pina Nuzzo, dell'Udi - perchè rappresenta un corpo femminile. Dentro vi si possono mettere bigliettini e ogni donna così può dare la sua testimonianza. E' come un Vaso di Pandora che, una volta aperto, libera i mali delle donne. Noi i mali che ci riguardano li vogliamo mettere dentro e li vogliamo chiudere per sempre".