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Per Lombardo ora spunta "l'aggravante mafiosa"

La richiesta della Procura di Catania nei confronti del governatore siciliano e di suo fratello Angelo

23 giugno 2012

"Ho il dovere, come rappresentante dell'ufficio di Procura, alla luce delle dichiarazioni dei pentiti, di contestare l'aggravante di aver favorito la mafia". Con queste parole il procuratore aggiunto Carmelo Zuccaro ha annunciato la decisione del suo ufficio di contestare ai fratelli Raffaele e Angelo Lombardo, nel processo in cui sono imputati di voto di scambio, l'aggravante dell'articolo 7, cioè quella di aver favorito Cosa nostra.
Sulla contestazione formulata dai pm Zuccaro e Michelangelo Patanè, deve ora pronunciarsi il giudice monocratico, Michele Fichera.

I pm si sono richiamati al verbale del 6 marzo del 2012 del pentito Maurizio Di Gati, ex boss di Agrigento, in cui si parla delle modalità delle richieste di voti. Le dichiarazioni - è la tesi della Procura - aggiungono un "novum" secondo cui la richiesta di voto non sarebbe stata selettiva, rivolta "ad personam", ma conosciuta in tutto il rione. Da qui, secondo i magistrati, discende l'applicabilità dell'aggravante contestata in aula. "Le condizioni di omertà in cui vivevano le persone del quartiere erano tali - ha argomentato il Pm Zuccaro - che nessun rivale politico denunciasse che un altro candidato avesse l'appoggio dell'associazione mafiosa, facendo emergere una sorta di 'paura estesa'", che si collega secondo la Procura alla "forza di intimidazione" di Cosa nostra.

Un'indicazione già data più di un mese fa dal gip Luigi Barone che aveva rigettato l'archiviazione per il reato di concorso estermo in associazione mafiosa proposta dalla Procura per Lombardo disponendo l'imputazione coatta per questo reato e l'aggravante mafiosa per il voto di scambio semplice.
Ora, il procedimento in corso rischia di dover ricominciare daccapo o, in caso di rinvio a giudizio per concorso esterno nel procedimento parallelo, di essere unificato in un unico processo per evitare un possibile "ne bis in idem".
Il Tribunale monocratico di Catania ha aggiornato al prossimo 19 luglio. "Ho pochi spazi", ha detto il presidente Fichera, facendo prefigurare l'ipotesi di un trasferimento degli atti a un altro ufficio giudiziario.

Il 28 giugno, intanto, si terrà l'udienza preliminare per l'imputazione coatta. È stato lo stesso avvocato di Raffaele Lombardo, il professore Guido Ziccone, a dire in aula che, vista la giurisprudenza che "non condivide perché viola il diritto del processo", adesso "occorre una collaborazione tra difesa e accusa per avere un solo processo su stessi fatti. Un processo in cui il presidente dimostrerà la sua assoluta innocenza e estraneità alle accuse".
"Avevamo chiesto di accelerare al massimo il processo e invece è stato annullato", ha osservato l'altro legale del governatore Lombardo, l'avvocato Alessandro Benedetti. "Con una forzatura - ha sostenuto - potremmo dire che fino ad adesso abbiamo scherzato, e annulliamo il processo". Il penalista ha rivelato in aula di avere chiesto, prima dell'inizio dell'udienza, al presidente del Tribunale monocratico se fosse possibile "accelerare al massimo i tempi del procedimento, anche con più udienze nella stessa settimana per arrivare a un sentenza entro la prima metà di luglio. Ma adesso si ricomincia d'accapo".
Anche per il procuratore aggiunto Carmelo Zuccaro, la "possibilità di riunificare il processo potrebbe rispondere agli interessi di tutti".

Il presidente Raffaele Lombardo, ha commentato amaramente: "Il grande rammarico è che io non ho ancora un processo né un rinvio a giudizio, e che bisogna ricominciare daccapo". Il governatore ha sottolineato che se l'annunciata decisione di dimettersi alla fine di luglio "non fosse motivata da una scelta politica, potrei rimetterla in discussione. Ma - ha precisato - non cambia alcunché, io mi dimetterò per fare fare votare il 27 e 28 ottobre".
"La Procura di Catania è composta da persone di straordinario valore, qualità e competenza" ma "le accuse dei pentiti sono sotto gli occhi di tutti, sono ridicole. Io non mi sento vittima di alcuno sono responsabile delle mie azioni e mi sento sereno, anche se contrariato. Da questo processo emerge come è stata concreta e indubitabile la nostra azione contro la mafia. Adesso ci sarà un procedimento nel quale ci confronteremo con la magistratura".

"Ieri ho vissuto una giornata incredibile, definirla kafkiana non è una esagerazione. Con i miei avvocati eravamo convinti che il processo si fosse concluso presto e con una assoluzione, invece come nel gioco dell'oca si è tornati al punto di partenza".
Oggi il governatore Lombardo, ha ripercorso in conferenza stampa a Palermo la sua vicenda giudiziaria, scossa a Catania dalla nuova accusa di aggravante mafiosa.
"Non c'è da scandalizzarsi di quello che succede a Catania se pensiamo alla situazione che vive il capo dello Stato", dice Lombardo, che in due anni è passato da richieste di archiviazione all'imputazione coatta, dal reato elettorale all'aggravante dal favoreggiamento alla mafia.
"Questo stillicidio, questo massacro finirà al massimo tra un mese, ribadisco che mi dimetterò il 28-29 luglio per una scelta politica", aggiunge il presidente della Regione. "Le mie dimissioni potrebbero essere anticipate per fatti indipendenti dalla mia volontà. Quali? La sfiducia", sostiene facendo riferimento alle mozioni presentate da Pdl-Pid e da Pd-Udc ma non ancora calendarizzate dalla conferenza dei capigruppo dell'Assemblea regionale siciliana.

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]

 

 

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23 giugno 2012
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