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Per proteggere il pentito Spatuzza...

Ricorso al Tar dei legali del collaboratore di giustizia contro il no al programma di protezione

31 agosto 2010

I difensori del pentito di mafia Gaspare Spatuzza hanno presentato ricorso al Tar contro la delibera della commissione ministeriale, che ha bocciato il programma di protezione dedicato ai collaboratori di giustizia.
A darne notizia un articolo di Giovanni Bianconi pubblicato ieri sul Corriere della Sera, nel quale è anche scritto che il ricorso è stato depositato sabato nella cancelleria del Tribunale amministrativo regionale del Lazio.
Secondo i legali del collaboratore di giustizia, Valeria Maffei, Adriano Tolomeo e Sergio Luceri, il presidente della commissione, il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, doveva astenersi da ogni pronuncia perché in precedenza aveva già "bocciato" il collaboratore di giustizia. Mantovano, aggiungono gli avvocati di Spatuzza, aveva accusato pubblicamente i magistrati di "palese violazione di legge" raccogliendo le dichiarazioni dell'ex mafioso sul conto di Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri oltre il limite dei sei mesi dal primo verbale imposto dalla legge. Mantovano ha firmato il 15 giugno scorso il provvedimento di esclusione di Spatuzza dal programma di protezione, proprio con la motivazione delle accuse fuori tempo massimo (LEGGI).

Attorno alla decisione dei legali di Spatuzza di ricorrere al Tar si è immediatamente accesa la polemica politica. Il primo a intervenire è stato il senatore Luigi Li Gotti, capogruppo dell’Italia dei Valori in commissione Giustizia, per cui "la decisione della commissione ministeriale presieduta dal sottosegretario Mantovano di negare le misure di protezione speciale a Gaspare Spatuzza è manifestamente frutto di una scelta politica faziosa e asservita al potere berlusconiano". "Il sottosegretario Mantovano - ha aggiunto il parlamentare – ha dimostrato come si possa piegare la legge e violarla, una vergogna giuridica condita da falsità giustificazioniste".
Alle parole di Li Gotti ha risposto Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del PdL al Senato. "Le parole con le quali il senatore Li Gotti e altri esponenti della sinistra sembrano farsi amplificatori delle rimostranze di Gaspare Spatuzza e dei suoi avvocati, 'puntualmente' riportate oggi nelle edicole - ha detto Quagliariello - hanno un chiaro carattere intimidatorio nei confronti del Tar del Lazio, nella cui valutazione riponiamo fiducia".
Nel dibattito è intervenuta anche Laura Garavini, capogruppo del Pd nella commissione parlamentare Antimafia che ha chiesto "una nuova audizione del sottosegretario Mantovano, presidente della commissione ministeriale che ha negato le misure di protezione speciale a Gaspare Spatuzza". "In occasione della prima audizione - ha spiegato la Garavini - Mantovano non aveva fornito la documentazione sufficiente per poter affrontare una discussione reale su una decisione che per noi resta solo di tipo politico, soprattutto perché Gaspare Spatuzza è stato ritenuto attendibile da varie procure" (LEGGI).
Anche il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto ha accusato l'opposizione. "Gaspare Spatuzza ha fornito dichiarazioni oltre i limiti di legge e questo dato è oggettivo e non smentibile - ha detto Cicchitto - è singolare come dall’opposizione ci sia chi continua a citare Spatuzza quasi fosse parte lesa, come a difenderne le tesi. Noto che vi è una inquietante copertura mediatica sul tema ed è chiarissimo il tentativo da parte di quei qualcuno di intimidire il Tar, a cui invece va tutta la nostra fiducia: siamo sicuri che sapranno valutare con serenità stando ai dati di fatto”.
Secondo Luigi de Magistris, eurodeputato Idv e responsabile giustizia del partito, "la decisione di non concedere la protezione speciale a Spatuzza è stata dettata da ragioni politiche e trova spiegazione nella scarsa autonomia dimostrata dal sottosegretario Mantovano nei confronti del premier, chiamato in causa insieme a Dell'Utri proprio dallo stesso collaboratore nell'ambito del rapporto fra politica e cosa nostra". "La richiesta - ha aggiunto De Magistris - era stata avanzata da tre Procure e dalla stessa Procura nazionale antimafia, tenendo conto del fatto che Spatuzza è stato riconosciuto credibile da varie procure. Proprio l'operato e l'autorità di queste procure sono stati messi in discussione dal sottosegretario. Francamente, dovendo scegliere, appare maggiormente credibile la valutazione dei magistrati rispetto al formalismo politicizzato con cui Mantovano giustifica la decisione". Per De Magistris si tratta di "una decisione dal sapore 'educativo' verso tutti i collaboratori, per ricordare loro che nominare il sovrano di Arcore ha sempre un prezzo da pagare, soprattutto in un certo terreno scivoloso e pericoloso come quello della relazione politica-crimine. Ora si deve attendere il Tar, sperando che le conseguenze di questa scelta infelice non ricadano negativamente sulle inchieste delicate in corso in Sicilia".

"Dare subito protezione a Spatuzza" - "Gaspare Spatuzza, dichiarato collaboratore di giustizia da tre procure e dalla procura nazionale antimafia, ha il nostro pieno sostegno, affinché gli sia concessa subito la protezione cui ha diritto". Lo scrive in una nota Giovanna Maggiani Chelli, portavoce dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, a Firenze, nel 1993. "Ribadiamo oggi questo concetto - prosegue - mentre apprendiamo che i suoi legali hanno fanno ricorso al Tar del Lazio contro provvedimenti amministrativi, nel merito dei quali non vogliamo entrare ma che comunque ci lasciano perplessi".
Maggiani Chelli evidenzia comunque che "il sottosegretario Mantovano si era reso disponibile a rivedere la situazione di Gaspare Spatuzza qualora in Parlamento si fossero chiesti cambiamenti alla legge sui collaboratori di giustizia. Non comprendiamo perché il Parlamento non provveda ad ottemperare velocemente con un decreto più che rapido a cambiare la legge sui collaboratori di giustizia, come successe quando fu necessario emettere un decreto in 48 ore per impedire che fosse abolito l'ergastolo a Riina". Gaspare Spatuzza, ricorda l'associazione, "a Firenze in via dei Georgofili il 27 Maggio 1993 ha fatto saltare il pulmino che ha ucciso i nostri parenti. Sa benissimo chi gli ha dato quell'ordine e non può non conoscere gravi indizi che portano a chi ha concorso nella strage dall'esterno di Cosa nostra". Giovanna Maggiani Chelli ha anche affermato che "stiamo andando verso un processo a Tagliavia (Francesco Tagliavia, 56 anni, nuovo indagato nell'inchiesta sugli attentati del '93 a Firenze, Roma e Milano, ndr) in quella occasione ascolteremo quasi certamente Gaspare Spatuzza che accusa direttamente Tagliavia e in questa occasione, mentre ci costituiremo in massa parte civile nel processo, supporteremo Gaspare Spatuzza quale collaboratore di giustizia. Sarebbe gravissimo dover vedere arrivare in aula a Firenze il collaboratore Spatuzza senza la dovuta scorta e ascoltarlo parlare senza paravento con i rischi che ne conseguono''.

[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ing]

- Protezione negata, le accuse di Spatuzza di G. Bianconi (Corriere.it)

 

 

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31 agosto 2010
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