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Per questa volta passi...

Pace fatta tra Stati Uniti e Italia. Massimo D'Alema e Condoleezza Rice si sono chiariti... o quasi

23 marzo 2007

Forse, in fondo in fondo, alla Farnesina sapevano che il rimbrotto statunitense per come l'Italia ha ottenuto la liberazione di Daniele Mastrogiacomo sarebbe arrivato. Insomma, vero è che il ministro degli Esteri Massimo D'Alema col segretario di Stato americano Condoleezza Rice aveva parlato anche del sequestro Mastrogiacomo, ma più che altro ''si è parlato di politica estera'', ha ammesso  ieri sera il vicepremier D'Alema dalla poltrona di Porta a Porta.
Come dire, troppi temi da trattare con la Rice e troppo poco tempo per approfondirli, fra cui anche la liberazione del giornalista, ma senza soffermarsi più di tanto.
Quindi, appena gli americani hanno capito quello che è successo in Afghanistan, hanno fatto scattare il rimprovero: ''Gli Usa non erano informati del tipo di trattativa che stava facendo l'Italia per ottenere la liberazione dell'ostaggio. E' stato un errore scarcerare i cinque talebani'' (leggi).

''Rispetto il punto di vista degli Usa, ma penso che anche il punto di vista italiano merita rispetto. Per noi la priorità è salvare vite umane''. Davanti a Bruno Vespa, D'Alema, diplomatico come sempre, ha spiegato di aver convenuto con la Rice ''una nota pubblica in cui si precisa che la posizione degli Stati Uniti è una posizione nota, non nuova, e che il governo statunitense ha ribadito in questa crisi. Ma che questa diversità di approcci non può essere trasformata in una rottura di rapporti tra Usa e Italia che non c'è''.
''Gli Stati Uniti - si legge nella nota che annuncia la cordiale e approfondita telefonata tra Condoleezza Rice e Massimo D'Alema - si aspettano che, per quanto riguarda l'Afghanistan, in futuro non vengano più fatte concessioni'' (leggi trattative e scambio di prigionieri con gruppi terroristici come i talebani). ''Dobbiamo ora concentrarci sul lavoro estremamente importante che abbiamo di fronte in Afghanistan - continua il comunicato -. L'Italia svolge un ruolo chiave a sostegno del popolo e del governo dell'Afghanistan e rimane un nostro importante partner in altre aree del mondo''. ''Il segretario di Stato Rice e il ministro degli Esteri D'Alema - si legge ancora nella nota - hanno convenuto sulla natura positiva e importante dei legami bilaterali tra l'Italia e gli Stati Uniti e sull'impegno di entrambi i governi a continuare a lavorare insieme sulla base dello spirito di fiducia e amicizia esistente da lunga data tra i due Paesi e i due popoli''.

Il ministro degli Esteri ha però voluto metter il suo appunto sul discorso 'trattative con i terroristi': ''Il governo italiano - ha detto il ministro - ha girato al governo afgano la richiesta che ci è pervenuta da una organizzazione umanitaria, un foglio con sopra sei nomi, per ottenere la liberazione di un ostaggio. Di questi sei ne sono stati liberati cinque, per quello che ne so io''. Quindi, il governo italiano non ha trattato con i terroristi. ''Per il resto - ha aggiunto D'Alema -, è noto che tra noi e gli Stati Uniti esiste un approccio diverso a determinate questioni. Quanto a Mastrogiacomo, non sono affatto pentito di avere salvato questo nostro concittadino''.

Alla fine, insomma, ognuno è tornato a recitare la propria parte. Gli Usa dopo aver tuonato il loro rimprovero, hanno voluto perdonare l'Italia: Mastrogiacomo passi, ma non succeda più che si tratti con i terroristi liberandone inoltre alcuni. A dare voce al malumore di Washington è stato il portavoce del dipartimento di Stato, Sean McCormack. Come dire, l'intervento ufficiale dopo le critiche mosse dal funzionario ''anonimo''.
Nonostante la telefonata chiarificatrice tra la Rice e D'Alema, dagli Stati Uniti sono comunque arrivate le conferme sulla ''preoccupazione'' per la liberazione dei detenuti talebani, in cambio del rilascio di Mastrogiacomo, e per le ''conseguenze potenziali'' di tale decisione. Preoccupazione - ribadita - a cui ha fatto eco anche il Canada: ''Siamo preoccupati perché c'è il rischio di altri sequestri''.

Per concludere, la ''ricucitura'' tra Italia e Usa avrà comunque un prezzo che il governo dovrà pagare sul fronte della politica interna, e precisamente nell'aula del Senato che la prossima settimana deve licenziare, altrimenti decade, il decreto che finanzia le missioni militari all'estero tra cui l'Afghanistan.

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23 marzo 2007
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