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Per Salvatore Lo Piccolo niente ''reality sciacquone''

Accolto il reclamo presentato da uno dei Legali del boss Lo Piccolo: ''Niente telecamere nella toilette della cella''

24 marzo 2010

Il Tribunale di Sorveglianza di Milano, accogliendo l'ordinanza con cui lo scorso novembre la Cassazione aveva annullato il regime di videosorveglianza totale (due telecamere in cella e una nel bagno) a cui è sottoposto, nell'ambito del 41 bis, il boss Salvatore Lo Piccolo che è detenuto nel carcere milanese di Opera, ha disposto che non venga più ripreso nella toilette della sua cella.
È quanto si legge nell'ordinanza con cui il giudice Giovanna De Rosa, primo in Italia, ha recepito il reclamo presentato da uno dei difensori di Lo Piccolo, l'avvocato Maria Teresa Zampogna, per la "parte relativa alla videosorveglianza che non rispetta l'esigenza del detenuto anche nel momento di utilizzo della toilette" anche perchè sono da evitare "trattamenti degradanti e inumani".

Nel provvedimento il magistrato di sorveglianza, dopo aver preso in considerazione la nota della direzione del carcere di Opera nella quale si riferisce che Lo Piccolo viene videosorvegliato 24 ore su 24 per esigenze di sicurezza e di tutela della sua incolumità e aver osservato che questa sarebbe solo "una modalità diversa" di effettuare i controlli "rispetto a quello tradizionale e maggiormente invasivo" (attraverso le feritoie alle finestre del bagno), dispone l'attenuazione del regime di sorveglianza. Anche perchè, facendo proprie le considerazioni della Suprema Corte, "occorre assicurare il rispetto dei momenti di intimità personali, essendo da evitare trattamenti degradanti e inumani e non è motivo di pensare che nel caso di specie occorra riprendere la vita del soggetto, anche nella toilette, con riguardo particolare al compimento di atti intimi". Inoltre il Dap, dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, non ha mai segnalato il timore che il boss Lo Piccolo avesse mai tentato di mettere in atto gesti autolesivi.

L'avvocato Zampogna ha annunciato inoltre che la sua "prossima battaglia riguarderà la luce accesa notte e giorno - ha aggiunto il legale - un altro inasprimento del 41 bis, metodo qualificato dall'Onu in relazione a Guantanamo, come una tortura".

[Informazioni tratte da ANSA, La Siciliaweb.it]

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24 marzo 2010
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