Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Per una salute senza frontiere. Scardinare ogni barriera affinché ogni malato possa avere la giusta cura

27 dicembre 2007

Fino a ieri si chiamavano “viaggi della speranza”, con molta probabilità da domani, chi deciderà di recarsi all'estero per farsi curare potrà tranquillamente dire di starsi avvalendo del proprio "diritto alla libertà di trattamento".
Lo scorso 19 dicembre la la Commissione europea ha affrontato il testo della direttiva che garantisce una “salute senza frontiere”: tutte, o quasi, le barriere che limitano il rimborso delle spese sostenute in un paese straniero potrebbero cadere.
Ma facciamo qualche esempio: oggi un paziente italiano intenzionato a curarsi all'estero deve presentare una richiesta alla sua Asl, allegando i pareri dello specialista che lo ha visitato. Dopo aver avviato la pratica deve attendere il responso dell'Azienda sanitaria. La risposta positiva è condizionata alla mancanza in Italia di strutture specializzate (è il caso di molte malattie rare), o alla lunghezza delle liste d'attesa. Con la nuova direttiva, se il caso del paziente rientrerà nelle condizioni giusta, non si potrà più negare il rimborso delle spese sostenute. La bozza fissa i confini entro cui si applicherà la "libertà di trattamento".

Le frontiere si apriranno di fronte ai malati in tre situazioni: 1) Se nel proprio paese non esistono medici o strutture capaci di affrontare il problema (è sempre il caso delle malattie rare); 2) Se nel proprio paese le cure sono di livello inferiore o le liste d'attesa troppo lunghe (e questo sarà il motivo più comune, che maggiormente innova rispetto al presente); 3) Se il paziente abita vicino al confine e l'ospedale e la clinica dall'altra parte della frontiera sono più comode da raggiungere.
Non dovrebbe essere previsto alcun rimborso per i trattamenti nelle cliniche private, come la fecondazione assistita. L'apertura dello spazio comune sanitario si applicherà invece alla vendita dei farmaci. I medici saranno chiamati a compilare nuove ricette, in cui il nome del medicinale o del principio attivo siano riconoscibili anche dai farmacisti stranieri. E il paziente potrà comprare il suo prodotto in qualunque nazione del continente.
Non vi è stata ancora nessuna valutazione per quanto riguarda gli effetti che questa apertura potrebbe avere sui bilanci sanitari, ma la Corte di Giustizia nel passato ha parlato fin troppo chiaro, accogliendo diversi ricorsi di cittadini cui era stato negato il diritto al rimborso. Con la nuova direttiva basterà avanzare la "preferenza soggettiva" per un ospedale straniero, o dimostrare "il costo minore" del trattamento per vedersi garantito il diritto al rimborso.

Secondo Emanuele Vendramini, che dirige il master in Public Management alla Bocconi di Milano, l'Italia avendo il “secondo miglior sistema sanitario al mondo potrebbe diventare meta degli spostamenti. Ma non ci aspettiamo grandi problemi, perché già oggi assistiamo molti stranieri che risiedono nel nostro paese”.
Inoltre, l'Italia è già abbastanza abituata ad accogliere pazienti stranieri e non solo appartenenti alla comunità europea. Gli ospedali delle regioni meridionali, la Sicilia in testa, già da diversi anni accolgono malati provenienti da tutto il bacino Mediterraneo all'interno di svariati progetti di “Medicina Umanitaria”. Per esempio, lo stesso giorno nel quale la Commissione europea ha affrontato il tema della “salute senza frontiere”, a Palermo è giunto dall'ospedale Nile Badrawi de Il Cairo, un uomo di 42 anni colpito da un grave tumore al pancreas. Tarek F., proveniente dall'Egitto, è stato ricoverato presso l'Unità Operativa di Chirurgia Oncologica dell'Ospedale M. Ascoli dell'Arnas Civico di Palermo, diretta dal Prof. Pier Enrico Marchesa, un ricovero che si inserisce nell'ambito della “Medicina Umanitaria” fortemente voluta dalla Regione siciliana e che è già servita a restituire la vita a diverse decine di persone, principalmente bambini, provenienti dalle zone di guerra e dalle aree del Mondo, dove non esistono possibilità di terapie avanzate.    

L'International Association for Humanitarian Medicine (IAHM), diretta dal Prof. Michele Masellis, è stata sollecitata dal Nile Badrawi Hospital del Cairo ad interessarsi del caso, allegando alla richiesta la dichiarazione che il trattamento chirurgico non è effettuabile in Egitto. L'IAHM, dopo aver fatto le indagini necessarie e dopo aver ricevuto l'assenso del Direttore della U.O dell'Ospedale Civico, ha presentato il caso alla Commissione Regionale per la medicina umanitaria che ha sede nei locali dell'Assessorato regionale siciliano alla Sanità, che ha autorizzato il ricovero, assumendo l'onere finanziario del trattamento medico-chirurgico a carico della regione. La NGO RELAS del Cairo si è assunta, invece, l'onere delle spese del trasferimento del paziente a Palermo e del successivo rimpatrio a fine cura. L'IAHM ha curato, inoltre, tutto l'iter burocratico con l'Ambasciata Italiana al Cairo per l'ottenimento del Visto di ingresso per il paziente e la madre.

“La norma sulla medicina umanitaria - ha commentato il Presidente della Regione, Salvatore Cuffaro - è un fiore all'occhiello per tutta la Sicilia. Si tratta dell'applicazione in campo internazionale di concetti che sono propri al sentire dei siciliani, alla loro generosità, al loro modo di intendere la solidarietà. L'arrivo di questi pazienti, inoltre, dimostra quale sia il livello di cura raggiunto da molte delle nostre strutture. Capacità tali da invertire la rotta dei viaggi della speranza. Non è un caso - ha concluso Cuffaro - che la Sicilia sia la prima regione d'Italia anche in internazionalizzazione dei protocolli sanitari. Attualmente è impegnata nella stesura e nell'incremento di accordi bilaterali in sanità con Marocco, Egitto, Tunisia, Israele e Malta. Progetti di cooperazione sono stati, inoltre, avviati da parte di diverse istituzioni sanitarie regionali con Marocco, Egitto, Tunisia, Siria e Libano, in aggiunta alla rete di ospedali gestita in Siria, Israele, Giordania e Marocco dall'Associazione benefica ANSMI e appena due settimane fa abbiamo approvato, prima regione italiana, il documento strategico contenente le linee guida per la cooperazione sanitaria internazionale”.

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

27 dicembre 2007
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia