Perché Bagheria non deve più vivere in ginocchio
I bagheresi hanno partecipato numerosi alla manifestazione di solidarietà per il sindaco Patrizio Cinque (ma potevano essere di più)
"Uomini del Sud! È meglio morire in piedi che vivere in ginocchio!"
Emiliano Zapata, capo rivoluzionario, politico e guerrigliero messicano
Quattrocento, forse cinquecento persone. Davanti a tutti i bambini, con in mano gli striscioni col nome delle loro scuole. Una forma di didattica fuori dalle aule per una lezione di legalità. Una lezione alla legalità. E poi i consiglieri di altri partiti politici, quelli dell’opposizione, perché nessuno deve tollerare le minacce. Nessuno deve permettersi di minacciare la democrazia.
I bagheresi hanno risposto positivamente e una parte di loro (Quattrocento, forse cinquecento persone) hanno voluto partecipare alla manifestazione di solidarietà nei confronti del loro sindaco, Patrizio Cinque, minacciato perché ha scelto di prendere una decisione ben precisa.
Ho voluto partecipare anch’io. Sbucato a corso Umberto da una stradina laterale, davanti a me speravo di trovare tante, tantissime persone. Invece ne ho trovate meno di quelle che mi aspettavo. O meglio, ne ho trovate quante temevo. Quella di ieri sera non era una manifestazione del MoVimento 5 Stelle e per questo avrei voluto vedere tanta più gente. Magari non tutte quelle che hanno votato Patrizio Cinque (lo so, in tanti lo hanno votato non per fare vincere lui ma per fare perdere l’altro) ma qualche centinaio in più, perché nessuno deve tollerare le minacce. Nessuno deve permettersi di minacciare la democrazia.
Poco importa. Forse... Bagheria ha risposto positivamente. "Per un paese come Bagheria, questa è una folla numerosissima. Alla manifestazione per Lo Meo (Vincenzo Lo Meo, il precedente sindaco sfiduciato, per il quale era stata organizzata una manifestazione simile perché malmenato dai soliti violenti del Coinres) c’erano quattro gatti" mi ha detto qualcuno. Sarà. Ma io mi aspettavo più gente. Avrei voluto ci fosse più gente.
Staccatomi dal gruppo e arrivato prima a Palazzo Butera, ho parlato con uno degli assessori della giunta Cinque, Alessandro Tomasello, che ha la delega sulla Programmazione dei fondi europei, regionali e statali, quella sulle Politiche giovanili, del lavoro e della Formazione, e ancora quella di Turismo e Agricoltura.
A lui ho chiesto se, per caso, l’acuirsi dello scontro con i dipendenti Co.In.Res non fosse da attribuire a quella che sembra un’incogruenza tra quanto scritto nel programma elettorare (al punto Ambiente/Rifiuti dove è scritto: Affidamento del servizio di raccolta e spazzamento ad una ditta esterna, tramite appalto pubblico con sanzioni economiche (penali) in caso di espletamento non regolare del servizio stesso. La ditta esterna aggiudicataria dell'appalto dovrà attingere al bacino dei lavoratori in servizio al CoInRes alla data del 31 dicembre 2012, conformemente all'accordo quadro del 6 agosto 2013) e quanto scritto nella delibera di Giunta (la n. 35 del 4 settembre 2014) con la quale si è scelto il recesso dal Co.In.Res da parte del Comune di Bagheria (intenzione dell’amministrazione è quella di attivare una società di scopo, nella forma giuridica di società di capitali (Spa o Srl) a capitale pubblico. Per il personale si procederà mediante procedure selettive pubbliche ed a tempo determinato, o in subordine mediante appalto con affidamento a terzi. L’amministrazione ha comunque intenzione di salvaguardare i livelli occupazionali assegnando premialità o titolo di preferenza, in sede concorsuale, per tutti i dipendenti già in forza al Co.In.Res).
L’assessore Tomasello, dimostrando una gradissima disponibilità e una enorme esigenza di spiegare come stanno i fatti, mi ha risposto dicendo che quanto scritto nella delibera è forse l’unica strada che Bagheria può intraprendere per avviarsi verso un percorso di normalità, verso una città che possa garantire ai suoi abitanti pulizia e servizi degni, senza sacrificare troppi posti di lavoro.
Dunque, ho chiesto ancora, gli attuali dipendenti CoInRes non verranno riassorbiti tutti. "No" è stata la sua risposta, "non possiamo. Lavorerà solo chi avrà i requisiti che saranno richiesti".
Requisiti elencati dal sindaco Cinque - che intanto aveva raggiunto la folla riunitisi nell’atrio di Palazzo Butera per lui -, e che si potrebbero sintetizzare in due parole: fedina penale pulita e voglia di lavorare.
Emozionato, probabilmente stanco, ma felice di vedere così tante persone davanti a se (persone che io avrei preferito più numerose, per i motivi che ho già spiegato) Patrizio Cinque ha ringraziato tutti per poi, in un breve comizio improvvisato, spiegare quali sono le intenzioni sue e della sua giunta. "Sono stato dal prefetto Francesca Cannizzo - ha detto -. Le ho illustrato il percorso che vogliamo intraprendere. Un percorso che non possiamo affrontare da soli, per tale motivo ho chiesto l’istituzione di una commissione speciale per la pubblica sicurezza, una sorta di cabina regia a Bagheria che è sotto la lente d’ingrandimento delle forze dell’ordine che stanno aumentando il controllo consapevoli che nelle prossime settimane l’ordine pubblico potrebbe essere messo in discussione". "Sappiamo che non sarà semplice - ha concluso - ma siamo pronti. Lo sapevamo quando ci siamo candidati. Non abbiamo paura delle minacce e continueremo per la nostra strada che vuole essere quella per una Bagheria migliore".
In maniera imprecisa e balbettando imbarazzato, ai presenti ha voluto descrivere il suo stato d’animo con una frase attribuita al rivoluzionario messicano Emiliano Zapata: "È meglio morire in piedi che vivere in ginocchio!". Frase riportata anche nel suo profilo facebook e alla quale ha aggiunto: Bagheria oramai ne è consapevole!
Non so se è veramente così, perché ripenso al numero di persone che ho visto ieri sera e francamente avrei voluto fossero di più. Tutte in piedi e vive.