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Perché hanno ucciso il piccolo Tommy?

Dopo il tragico epilogo, gli inquirenti cercano i veri motivi che stanno dietro il sequestro e l'omicidio

05 aprile 2006

Perché è stato ucciso il piccolo Tommaso Onofri? E' questa la principale domanda alla quale gli inquirenti adesso cercano di dare risposta, perché sono ancora oscuri i motivi che hanno portato Mario Alessi e Salvatore Raimondi, a rapire e uccidere il piccolo Tommy.
Forse un piano premeditato da molto tempo e organizzato male. Forse una storia di riciclaggio di denaro sporco nella quale forse, e rimarchiamo forse, potrebbe essere implicato anche Paolo Onofri.

Intanto ieri, Mario Alessi, il muratore siciliano e delinquente recidivo, al suo legale, Laura Ferraboschi, ha raccontato la propria versione su cosa è avvenuto prima e dopo quel 2 marzo. 
Alessi ha svelato prima il mistero della scomparsa del cane degli Onofri avvenuta cinque giorni prima del sequestro. ''Abbiamo rapito Tody perché doveva fare compagnia a Tommaso''. ''Quel sabato siamo andati a prenderlo insieme, io e Raimondi''. Era un pensiero per Tommy, perché il piccolo, strappato dal seggiolone con la febbre alta e con addosso ancora il bavaglino della sua ultima cena, non si sentisse solo.
Già un pensiero delirante, di un piano ancora più delirante. Un sequestro che doveva durare poco, e con doveva fare subire alcun trauma al bambino, solo che subito dopo il sequestro, qualcosa non ha funzionato, e le ''buone intenzioni'' si sono trasformate nel bestiale omicidio che tutti conosciamo.

Mario Alessi, in carcere, di fronte al gip che lo interroga per la convalida del fermo, racconta ancora una volta di aver visto il complice Salvatore Raimondi colpire il bambino. ''Ci siamo fermati perché c'era un lampeggiante, sono sceso dallo scooter, tenevo d'occhio la strada. Raimondi teneva il bambino. Mi sono allontanato per vedere meglio. Mentre ritornavo ho visto Raimondi che colpiva Tommaso. 'Che stai facendo, che stai facendo?' gli ho gridato. Lui mi ha detto 'Ce ne dobbiamo liberare' ''. ''Tommaso era già morto. Lo abbiamo sotterrato insieme''. Sotto fango e paglia, lungo le sponde del fiume Enza.
Secondo il parere del medico legale, Guglielmo Masotti, è plausibile che la dinamica sia avvenuta rispettando questi tempi. Infatti, oltre al parere del medico legale che ha confermato che la morte può essere avvenuta un mese fa, ieri gli esperti hanno accertato che il pannolino del bimbo era lo stesso che la mamma gli aveva messo quella sera.

Nel raccontare, sul volto di Mario Alessi non trapela nessuna commozione, nessun pentimento
.
''Dopo mi sono tolto il casco, il passamontagna e le scarpe, li ho dati a Raimondi. Lui aveva il compito di liberarsene. Più tardi gli ho mandato un messaggio per sapere se avesse distrutto tutto''. Dettagli di un delirio continuo. Come la strategia della scheda telefonica. Al suo legale racconta: ''Avevamo comperato una scheda sotto falso nome. Raimondi doveva lasciarla sul tavolo della cucina degli Onofri accanto al cellulare di Paolo: così avremmo comunicato con lui. Ma durante il sequestro, Raimondi, dopo aver legato gli Onofri, ha dimenticato di farlo''.

L'attenzione dei magistrati però è tutta concentrata su quale è potuto essere il movente reale.
Perché scegliere proprio il figlio di Onofri, direttore delle Poste, con un patrimonio che non poteva soddisfare le pretese dei sequestratori?
Ritorna un ipotesi che era stata già avanzata nelle prime settimane dal sequestro, ossia quella di una vendetta legata a una storia di riciclaggio che coinvolgerebbe Paolo Onofri e i manovali.
Ma Alessi dice che ''Onofri non c'entra nulla con il sequestro''. Raccontando un episodio che, secondo lui, avrebbe determinato la scelta di ricattarlo: ''Raimondi si ricordava di una rapina avvenuta dieci anni fa all'ufficio postale oggi diretto da Onofri. Il bottino fu di due miliardi. Così ci convincemmo che poteva prelevare tutti quei soldi dalle Poste anche in un solo giorno''.
E scagiona anche la sua convivente, Antonella Conserva: ''Lei non c'entra con il sequestro, non ne ha mai saputo niente''. Lei che è apparsa sempre accanto ad Alessi, stingendogli la mano, e che lo ha difeso appassionatamente, al giudice ha detto: ''Fino all'ultimo Mario mi ha tenuto nascosto quello che era successo, ho saputo della morte di Tommy dalle tv''.
Di opposto avviso i magistrati che accusano Antonella Conserva di aver ''prelevato Raimondi e Alessi dopo l'omicidio'' e sospettano che i tre avessero l'intenzione di fuggire in Germania ''dove risulta abbiano contatti, così come in altri Paesi''.

La versione che Mario Alessi ha fornito al giudici è diversa da quella di Salvatore Raimondi. I due, infatti, continuano a raccontare due storie differenti e a lanciarsi accuse reciproche. Sulla loro sorte il gip Mammone deciderà oggi, dopo aver preso tempo: una notte per riflettere.


Un assassino già condannato per sequestro di persona
Mario Alessi, ha già subito una condanna per sequestro di persona. Questo reato, infatti, è uno di quelli (sei in tutto) per i quali l'uomo è stato condannato a sei anni di reclusione prima dal Tribunale di Agrigento (il 26 marzo 2002) e poi dalla Corte di Appello di Palermo (l'11 febbraio 2004) a conclusione del processo per la violenza sessuale subita da una ragazza (allora minorenne) il 30 luglio 2000 a San Biagio Platani (Agrigento).
In quella circostanza Alessi e un complice immobilizzarono il fidanzato della giovane vittima legandolo a un albero e gli tennero coperti gli occhi mentre la ragazza veniva violentata. Per questo la Corte di Appello ha scritto che ''nella illecita condotta dei due imputati è configurabile pure il reato di sequestro di persona'', giacché il fidanzato della ragazza ''fu privato della sua libertà personale, durante il tempo necessario per la consumazione della predetta violenza sessuale di gruppo'' per ''impedirgli di accorrere in difesa della sua fidanzata''.
Anche in occasione dello stupro - come per la tragica vicenda conclusasi con l'uccisione di Tommaso - Alessi e il suo complice agirono armati di una pistola e di un coltello, e si mascherarono il volto con calzamaglia e collant.
Dalla sentenza della Corte di Appello, emerge che anche nella vicenda processuale dello stupro - come avviene adesso, con lo scambio reciproco della responsabilità materiale nell'omicidio di Tommaso, tra il manovale e il complice Salvatore Raimondi - Alessi cercò di difendersi ''in sede di interrogatorio di garanzia'' dicendo di non aver fatto lui le telefonate, successive alla violenza sessuale, alla ragazza vittima degli abusi; tentò, inoltre, di chiamare in causa un' altra persona del tutto estranea alla violenza sessuale. Questa prospettazione difensiva è stata giudicata ''non solo non convincente, ma anche del tutto priva di fondamento''.

Nonostante la condanna e la conferma della pena in Appello, Alessi era libero. A dispetto dei sei reati di cui è stato ritenuto responsabile e della pena a sei anni di reclusione, in carcere non c'era: era sottoposto soltanto all'obbligo di dimora.
E' per questo che ieri il ministro della Giustizia Roberto Castelli ha dato mandato agli ispettori ministeriali di compiere accertamenti presso il Tribunale di Agrigento: vuole sapere come mai un imputato di un reato così grave, condannato in primo e in secondo grado, fosse ancora libero.

E sono state avviate le pratiche per l'affidamento del figlio di Alessi. Rosina Amoroso, avvocato di Salvatore Alessi, fratello gemello di Mario, come aveva annunciato subito dopo la scoperta dell'omicidio di Tommaso, ha avviato le procedure per ottenere l'affidamento del figlio del fratello, considerato che anche la cognata, Antonella Conserva, è indagata per il delitto. Giuseppe, 5 anni, è affetto da problemi cardiaci e polmonari che non gli consentono di frequentare l'asilo. Attualmente è accudito dai nonni materni, a Parma.

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05 aprile 2006
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