Pericolo amianto in Sicilia!
Parte l'inchiesta sulla Fincantieri di Palermo, ma il rischio amianto è alto in tutta la Regione
I tecnici deporranno davanti al giudice dell'udienza preliminare Maria Elena Gamberoni, titolare del processo per omicidio colposo plurimo a carico dei legali rappresentanti dell'azienda dal dopoguerra ad oggi accusati di non avere vigilato sull'adozione delle misure di sicurezza sul lavoro all'interno dei cantieri.
Secondo l' accusa ad uccidere gli operai, morti tutti per patologie polmonari, sarebbe stata la polvere di amianto.
A giudizio del pm che ha condotto l'inchiesta, Emanuele Ravaglioli, le vittime non sarebbero state sottoposte ad alcuna prevenzione nonostante fosse notorio il rischio legato all' amianto killer.
Nella minuziosa perizia depositata nei mesi scorsi, i periti parlano di "colpevole inerzia da parte dei vertici della Fincantieri". "La certezza che l' amianto producesse carcinomi polmonari - hanno scritto i periti - risale al 1955 quando un gruppo di scienziati sancirono tale risultato con una serie di studi epidemiologici inoppugnabili. A fronte di queste certezze universalmente conosciute, nessuna misura di prevenzione ambientale, personale, nessuna misura di sorveglianza sanitaria è stata mai intrapresa nei cantieri navali di Palermo nei confronti del rischio amianto".
Inoltre la Fincantieri non avrebbe mai posto in essere alcuna attività di sorveglianza sanitaria mirata, omissione che riguarderebbe anche i medici della Ausl. Infatti i periti hanno inoltre scritto che "nessuna sorveglianza sanitaria è stata adottata neppure dai medici competenti che hanno dichiarato di non essere stati messi a conoscenza del rischio presente nei cantieri".
Sessantanove le parti offese, trentasei i morti. Una seconda tranche dell'inchiesta, che conta altre venti vittime, è stata aperta dal magistrato Emanuele Ravaglioli
La Fincantieri, con decine di transazioni, ha già pagato cento milioni di vecchie lire ad oltre 40 famiglie di vittime dell'amianto
Il problema amianto non è purtroppo, peculiarità della provincia palermitana, infatti il rischio in Sicilia è molto "alto". Solo nell’ultimo anno sono 5.000 le richieste indirizzate all’Inail dai lavoratori dei poli petrolchimici di Gela e Siracusa, per il riconoscimento dell’avvenuta esposizione. Questo inquientante dato è emerso durante le Assemblee programmatiche delle federazioni siciliane dei metalmeccanici (Fim) e dei Trasporti (Fit) a Pergusa (Enna) e a Palermo. Assemblee durante le quali la voce del sindacato si è levata contro il decreto legge varato nei giorni scorsi dal consiglio dei ministri, che ha ridotto ("significativamente", rimarca la Cisl), il bonus previdenziale introdotto dalla legge 257 del '92 che proibisce l’uso del materiale nocivo.
Quella norma ha stabilito il diritto al prepensionamento dei lavoratori che siano stati a contatto del materiale pericoloso per un periodo superiore a dieci anni. Riconoscimento che non dovrebbe essere intaccato, anche perché la minaccia di patologie tumorali legate all’asbesto, com’è pure chiamato l’amianto, nell’isola è "in crescita", come rivela il dato delle istanze spedite all’Inail dal nisseno e dalla provincia aretusea. Più in generale a far data dal '92, rende noto la Cisl rielaborando dati Inail, la sede regionale dell’Istituto per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro ha rilasciato ben 4.772 "certificazioni positive".
Nell’ordine le aree interessate dal fenomeno sono: Palermo con 2.289 casi accertati; Messina con 1.118; Milazzo (Messina) con 840. Ancora, Siracusa con 242; Caltanissetta (98); Trapani (69); Agrigento (59) e Ragusa con 57 attestazioni positive. E quanto ai settori, la minaccia incombe specialmente sui comparti della coibentazione, navalmeccanico, petrolchimico, della raffinazione. E anche, sottolinea il sindacato, su quelli delle ferrovie e delle centrali termoelettriche. Riguardo a quest’ultima "area di rischio", sono pervenute alle sedi Inail dai lavoratori del settore circa 1.000 richieste di riconoscimento dell’esposizione. In dettaglio hanno spedito istanze 215 lavoratori della centrale di Termini Imprese (PA); 96 del sito di Porto Empedocle (AG); 237 dello stabilimento di Priolo (SR) e 436 dell’impianto in funzione a San Filippo del Mela (ME).