Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Perplessità nucleari

A Ragusa e Palma di Montechiaro (AG), probabili luoghi per le nuove centrali, il dibattito è aperto

04 marzo 2009

Il "trattato nucleare" tra Italia e Francia, firmato la scorsa settimana da Berlusconi e Sarkozy [Leggi: Il "patto nucleare" tra Italia e Francia (Guidasicilia.it)], e che prevede la costruzione di 4 centrali nucleare di terza generazione, ha visto tra le Regioni più propense ad accettarne la costruzione nel proprio territorio anche la Sicilia [Leggi: "Chi si prenderà le centrali nucleari?" (Guidasicilia.it)]. Propensione manifestata, ovviamente, non da tutti.
Di seguito pubblichiamo due articoli (tratti da
EconomiaSicilia.it e da SiciliaInformazioni.it) che ci descrivono a che punto è il grado del dibattito.

RAGUSA, NUCLEARE SI O NO?
Renato Cascone: "La politica scelga ma solo su basi scientifiche"

di Michele Barbagallo (www.economiasicilia.it, 3 marzo 2009)

Il dibattito è appena cominciato. E in attesa di conoscere meglio le ipotesi di lavoro che intende portare avanti il Governo nazionale, sicuramente è importante capire quali sono i margini per il nucleare in Italia. Gli industriali lo vogliono, come ha chiesto la Marcegaglia qualche mese fa dal podio dell'assemblea dei Giovani Industriali a Capri. L'accordo con la Francia lo prevede, ma sono tanti i no che arrivano da ogni parte d'Italia, tra cui, quello forse politicamente più pesante, dal nuovo governatore della Sardegna.
Ma l'Italia ha davvero bisogno del nucleare? Abbiamo girato la domanda all'ingegnere nucleare Renato Cascone, attuale responsabile del servizio di prevenzione e protezione del Comune di Ragusa, impegnato in passato nel settore delle energie rinnovabili ed in quello del termoelettrico tradizionale, secondo cui "il Belpaese necessita di una politica energetica seria".

Cosa ne pensa dell'idea di ripristinare le centrali nucleari?
«Sono molte le ragioni che, in passato, hanno fatto pensare che il nucleare potesse ancora giocare un ruolo nel panorama energetico mondiale e che a lungo andare sarebbe stato necessario affrontare seriamente la "questione nucleare". Parrebbe che oggi sia arrivato il giorno, ma, come al solito, in questo tema, è più che mai obbligatorio il condizionale. Poche cose sono certe, fra queste il fatto che le risorse energetiche tradizionali iniziano a scarseggiare, mentre altre forme di energia (vedi rinnovabili) riscuotono un sempre più alto gradimento nell'opinione pubblica ma stentano a conquistare il mercato e soprattutto appare improbabile possano coprire il fabbisogno energetico mondiale in continua e vertiginosa crescita (a meno che non si sia disposti a sottrarre quantità immense di superfici coltivabili per destinarle a pannelli fotovoltaici o pali eolici o ancora a colture bioenergetiche). Che ben venga quindi il pannello fotovoltaico su tutti i tetti delle nostre città o sul deserto, ma non si pensi di soddisfare la domanda di energia in questo modo, che ben vengano esempi di città energeticamente autonome, ma lungi da noi l'idea di pensare che il modello, seppur virtuoso, sia applicabile comunque e dovunque. E tra le altre cose certe non bisogna dimenticare che i paesi in via di sviluppo stanno facendo notevolmente lievitare la domanda di energia che non potrà più passare attraverso il "collo di bottiglia" (Paesi OPEC) del mercato dell'energia attuale».

Quali sono i principali problemi legati al ritorno al nucleare?
«I problemi legati all'inquinamento stanno ponendo, non solo i governi, ma anche l'opinione pubblica dinanzi alla inevitabile riconsiderazione del concetto di "rischio", punto di partenza per una analisi più obiettiva e serena del problema energetico. Il problema attuale è che il clima di grande incertezza, che ha governato per anni, specie nel nostro paese, ha spazzato via quel "presidio nucleare" di risorse scientifiche, tecniche, culturali ed umane essenziali nel caso di una ripresa nel breve periodo. Per dirla in breve abbiamo perso il know-how e ci vorrà inevitabilmente del tempo per recuperarne uno nuovo, perché intanto la tecnologia si è evoluta».

Dopo l'accordo con i francesi quale sarà il prossimo futuro?
«Bisognerebbe ancora capire quale tecnologia il nostro Paese si appresterebbe ad importare dalla Francia. Non perché la vecchia generazione "occidentale" di reattori (PWR, BWR) fosse poco sicura, anzi l'incidente di Three Mile Island del 1979 (nella scala degli incidenti nucleari decisamente più grave di quello di Chernobyl, dove il reattore era invece di tecnologia sovietica) dimostrò proprio il contrario con un rilascio di radioattività e quindi un impatto sanitario praticamente nullo sulla popolazione (il sistema sanitario americano registrò solo un aumento nella distribuzione di ansiolitici assunti dalla popolazione che seguiva l'evolversi dell'incidente in diretta televisiva), ma perché l'accettazione sociale del nucleare, dopo i fatti di Chernobyl, è venuta riducendosi in modo irrazionale, specie nel nostro Paese, con pesanti conseguenze sulla dipendenza energetica ed in ultima analisi determinando fragilità nel sistema economico nazionale».

Ma allora su cosa occorre puntare, su quale tecnologia?
«Oggi esistono reattori a sicurezza "intrinseca e passiva", la cui sicurezza è cioè affidata non alla tecnologia ma a leggi di natura (per ciò stesso infallibili) come il PIUS2000, l'AP600, l'SBWR largamente diffusi nei paesi scandinavi, e vi è anche la filiera recentissima (da mettere però ancora a punto) dei reattori "sottocritici" con amplificatori di energia caratterizzati da proprietà straordinarie, con incinerazione di attinidi minori e trasmutazione di scorie radioattive a vita lunga. Queste caratteristiche rendono questo tipo di reattori socialmente accettabili nei paesi moderni e civili che guardano al progresso ed al problema energetico in maniera globale».

Ma in Sicilia, ed in particolare in quella del Sud Est, è possibile allocare una centrale nucleare?
«Alcune fonti giornalistiche hanno parlato del territorio ragusano come uno dei possibili siti su cui allocare una centrale nucleare. Una qualche perplessità mi sorge riguardo alla sismicità del territorio. È vero che in Giappone si installano centrali in regioni ancora più sismiche delle nostre, ma d’altronde non avrebbero molte alternative, possibilità che invece il nostro Paese presenta. Anche qui sarà la politica a decidere, speriamo lo faccia, una volta tanto, su basi tecnico-scientifiche e non secondo opportunità di altra natura».

A Palma di Montechiaro esplode la protesta
"LA CENTRALE NUCLEARE NON S'HA DA FARE"
di Alessandro Bisconti (SiciliaInformazioni.com, 03 marzo 2009)

Questa centrale nucleare non s'ha da fare. Fa discutere l'ipotesi Palma di Montechiaro (AG) come "zona compatibile" per la costruzione dell'impianto. Il paese agrigentino sarebbe stato (il condizionale è d'obbligo) appena inserito in una lista di altre località papabili a seguito di un accordo tra Berlusconi e Sarkozy a ventidue anni di distanza dal referendum contro l'energia atomica.
Sono quattro le centrali nucleari previste in Italia. Palma come Caorso, Monfalcone, Termoli, Scanzano Jonico o Trino Vercellese, solo per citare qualche altro sito, compreso nel ristretto ventaglio di opzioni che comprende anche Sicilia e Sardegna.

Ma nella città del Gattopardo piovono reazioni negative. Se da un lato infatti il nome di Palma di Montechiaro sarebbe stato anteposto ad altri per le sue caratteristiche morfologiche e territoriali (si trova vicino al mare e a pochi chilometri dalla dismessa miniera di salgemma del "Passatello" dove potrebbero essere seppellite le scorie), è altrettanto vero che la Sicilia è catalogata tra le zone a rischio sismico. L'area inoltre non sarebbe del tutto propensa perché poco pianeggiante. Da queste parti il "no" alla centrale è categorico. Il sindaco Rosario Gallo, è perfino scettico. "Ho chiesto telefonicamente notizie dello studio direttamente al Cnr e mi è stato risposto che la notizia non appare verosimile, in quanto il Cnr non si occupa di ricerca nucleare. In ogni caso mi sembra soltanto un'idea balzana quella di pensare di poter ubicare una centrale nucleare a Palma. In realtà anche il nostro territorio è classificato a rischio sismico. D'altra parte metà della costa è tutelata come sito di interesse comunitario, l'altra metà dal vincolo paesaggistico ed è da ritenere che la centrale nucleare non sia perfettamente compatibile con i relativi regimi di tutela. Ancora - insiste - si potrebbe rilevare come in Trentino ed in Germania vi sia stata una grande diffusione di impianti fotovoltaici ed è ben singolare che in Sicilia, "terra del sole", dove gli stessi impianti produrrebbero forse 10 o 20 volte di più rispetto al nord Europa, non si faccia molto per incentivare i pannelli solari e si parli di impianti nucleari. Facciano un bel regalo, Berlusconi e Lombardo, alla Sicilia: una politica di massicci incentivi per il fotovoltaico, invece della centrale nucleare!".

A scegliere nelle prossime settimane sarà una commissione di saggi, in base a vari parametri. Zone a basso rischio sismico, contigue a grandi bacini d'acqua, e distante da siti ad alta densità: sono solo alcuni dei requisiti più importanti per la locazione degli impianti di tecnologia francese Epr. Secondo indiscrezioni resterebbe in piedi anche l'ipotesi Ragusa. L'elenco completo prevede 34 comuni. L'inizio della costruzione della centrale nucleare è previsto per il 2013 ed entro il 2020 dovrebbe entrare in funzione.

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

04 marzo 2009
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia