Pesticidi nel piatto 2009
Legambiente pubblica il suo rapporto annuale sui residui di fitofarmaci in frutta e verdura
Il lieve ma costante miglioramento dei dati sulla presenza dei pesticidi sui prodotti ortofrutticoli e derivati, osservato negli ultimi anni sembra essersi arrestato. Nell'edizione 2009 del rapporto elaborato da Legambiente sulla base dei dati ufficiali forniti da Arpa, Asl e laboratori zooprofilattici, mostra risultati stabili se non peggiori del 2008. Su 3474 campioni di verdure analizzati lo 0,8% è addirittura irregolare (residui oltre i limiti di legge), un valore più o meno stabile rispetto all'anno precedente quando si attestava sullo 0,7%, mentre 565 campioni (il 16,3%) sono regolari ma con residui, in aumento dell'1,6% rispetto all'anno scorso (14,7%). Stesso aumento per i campioni contaminati da uno o più residui tra i prodotti derivati (19,5% rispetto al 18% dello scorso anno). La frutta si riconferma quale categoria "più inquinata", con un aumento, rispetto all'anno scorso, delle irregolarità. Infatti, su 3507 campioni di frutta, 81 (il 2,3%) sono irregolari con residui al di sopra dei limiti di legge (+ 0,7% rispetto al 2008). Invece, i campioni di frutta regolari con uno o più di un residui chimici risultano pari al 43,9%. Quindi solo un frutto su due (il 53,8% per la precisione) che arriva sulle nostre tavole è privo di residui chimici.
Questi, in sintesi, i dati più significativi del rapporto "Pesticidi nel piatto 2009" di Legambiente presentato venerdì scorso a Roma, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente, Francesco Ferrante, responsabile Agricoltura dell'associazione, Antonio Longo, presidente del Movimento Difesa del cittadino e Francesco Panella, presidente UNAApi (associazione nazionale apicoltori).
Tra le alte percentuali registrate tra i campioni di prodotti derivati contaminati da più principi attivi contemporaneamente (19,5%) c'è da segnalare il caso dei vini: su 639 campioni analizzati, 191 presentano uno o più residui. Dai dati che ci sono pervenuti, risulta che alcuni composti chimici, come il Procimidone (possibile cancerogeno secondo l'EPA), si ritrovano sia nell'uva che nel suo derivato. Tra i campioni da record per presenza di sostanze chimiche segnaliamo poi un campione di uva analizzato in Sicilia con ben 9 diverse sostanze chimiche; un campione sempre di uva, analizzato in Puglia, contaminato da 7 diversi residui; una mela analizzata in Campania con lo stesso quantitativo di residui. E ancora, due campioni di fragole analizzate in Puglia rispettivamente con 6 e 4 differenti residui chimici. Tra le verdure spicca un peperone analizzato in Sicilia con 7 diversi principi attivi e un campione di pomodori analizzato dai laboratori campani, contaminato da 4 diverse sostanze chimiche.
Nel complesso, sono le mele il frutto più frequentemente contaminato. Su quasi il 90% delle mele analizzate in Emilia Romagna è stata rilevata la presenza di residui chimici: su 155 campioni, 30 sono infatti quelle regolari con un solo residuo, 103 con più di un residuo e 3 sono fuori legge. A Bolzano su 60 mele solo 7 sono risultate regolari senza residui, mentre 24 ne hanno uno e 29 più di uno. A Trento, su 22 campioni di mele 9 sono quelle irregolari a causa del superamento dei limiti massimi consentiti di Boscalid (fungicida), 9 sono regolari con un solo residuo e 3 con più di un residuo. Stessa sorte per le mele campane dove l' 81% è contaminato da uno o più residui, mentre un campione è risultato irregolare per concentrazione troppo elevate di Boscalid. 18 campioni di mele contaminati su 20 anche in Sardegna.
Preoccupante anche il dato sugli agrumi. In Friuli Venezia Giulia, il 40% dei campioni presenta più di un residuo, nelle Marche il 35,3%, a cui si aggiunge un 47,1% con un solo residuo. E ancora, in Toscana su 145 campioni, il 38,6% presenta più residui.
Nello specifico i campioni decisamente fuori legge sono: 17 agrumi, 14 mele, 14 fragole, 8 pere, 8 pesche, 4 campioni di uva e 16 campioni di frutta tra cui albicocche, ciliegie, kiwi, susine, prugne.
Da Legambiente sottolineano infine che quest'anno tutte le regioni hanno inviato i dati richiesti, anche se con tempi e modalità differenti. Permangono grandi differenze, infatti, tra laboratori che analizzano un gran numero di campioni, cercando numerosi principi attivi e quelli che si limitano ancora a pochi prodotti e poche sostanze ed appare ancora inequivocabile il fatto che nelle regioni in cui i controlli sono stati più approfonditi, i campioni irregolari o con numerosi principi attivi sono maggiori.
Da segnalare in positivo l'efficienza dell'Arpa Campania, Arpa Emilia Romagna, Arpa Toscana, Arpa Trento e la fattiva collaborazione dell'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo che malgrado le difficoltà dovute al sisma, si è impegnata per fornire i dati nel minor tempo possibile. Purtroppo, concludono da Legambiente, il numero di analisi sui prodotti provenienti da agricoltura biologica è molto esiguo, pari a 586 campioni. Un dato con scarso valore statistico e irrilevante se paragonato agli 8764 campioni di agricoltura tradizionale. [Aise]
- Dossier "Pesticidi nel piatto 2009" (pdf)