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Pirati somali ancora in azione!

Ieri i filibustieri somali hanno assaltato altre quattro imbarcazioni nelle acque del Golfo di Aden

15 aprile 2009

AGGIORNAMENTO
Pasquale Mulone
, il marinaio di Mazara del Vallo (TP) che si trovava a bordo del rimorchiatore sequestrato dai pirati in Somalia, ha telefonato alla moglie Giovanna Giacalone. Lo ha reso noto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in visita a Mazara dove ha incontrato la signora Giacalone nella sua abitazione questa mattina. "Per pregressa esperienza dovuta al fatto che ho avuto l'onore di esser stato ministro degli Esteri, posso garantire alle famiglie e alla popolazione che la nostra unità di crisi alla Farnesina è certamente tra le più attive e le meglio organizzate al mondo", ha detto il presidente della Camera. "Chiaramente - ha proseguito Fini - la vicenda somala è piena ai di incognite e rischi ma certamente le istituzioni stanno facendo tutto quanto è in loro potere. È evidente - ha concluso - che su questioni come queste la riservatezza è d’obbligo".
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Nuovo attacco dei pirati al largo delle coste somale. Questa volta nel mirino dei filibustieri è finita una nave mercantile battente bandiera americana, che però è riuscita ad evitare l'arrembaggio. Il mercantile Liberty Sun, è stato danneggiato ma l'equipaggio sta bene.
Lo ha riferito un comunicato della società armatrice, la Liberty Maritime Corporation, aggiungendo che l'imbarcazione è ora protetta da una scorta militare. Il Liberty era diretto a Mombasa in Kenya e trasporta aiuti alimentari americani a nazioni africane. I pirati lo hanno attaccato con granate e armi automatiche.
La Cnn, nel dare la notizia del fallito assalto, riporta le e-mail che un componente dell'equipaggio, Thomas Urbik, ha mandato ieri alla madre Katy mentre i pirati sparavano i primi colpi. "Siamo sotto attacco, siamo sotto il fuoco di razzi e proiettili - scriveva - Siamo barricati nella sala motori e al momento nessuno è rimasto ferito... C'è stato un piccolo incendio, ma è stato domato. Sta arrivando la Marina... Cercherò di mandarti presto un altro messaggio". E in effetti, neanche mezz'ora dopo, Urbik ha inviato un'altra e-mail alla madre, dicendo che "la Marina si è mostrata in tutta la sua potenza, adesso siamo scortati e stiamo tutti bene".
Questo ennesimo assalto è avvenuto a sei giorni da quello alla "Maersk Alabama", prima nave americana ad essere attaccata dai pirati somali, conclusosi con il sequestro del comandante, Richard Phillips, liberato domenica in un blitz delle forze speciali nel quale erano rimasti uccisi tre corsari.

Ieri i pirati somali ieri hanno condotto altri quattro assalti nelle acque del Golfo di Aden nel giro di poche ore. Una situazione preoccupante, avverte l'Onu, anche per quanto riguarda la consegna degli aiuti umanitari diretti alla Somalia, ora più che mai minacciati dai pirati.
Tra le navi assaltate nelle ultime 24 ore un mercantile greco e due pescherecci egiziani. Nella notte è toccato al cargo greco, l'M.V. Irene. Successivamente è stata la volta della Sea Horse, battente bandiera togolese, anch'essa sequestrata in nottata.
L'Onu ha ricordato che il 90% degli aiuti destinati alla Somalia arrivano via mare. "La pirateria è una preoccupazione costante per il World Food Programme" ha dichiarato la portavoce Emila Casella sottolineando che erano dell'agenzia Onu metà dei 200 container trasportati dalla Maersk Alabama, la nave battente bandiera americana che i pirati hanno tentato di assalire mercoledì scorso prendendo poi in ostaggio il comandante liberato dai blitz degli Stati Uniti domenica.
Le navi del Wfp che arrivano a Mombasa non hanno scorta armata, mentre poi il viaggio dal porto keniota alla Somalia viene effettuato con la scorta dalle navi da guerra dei Paesi occidentali che pattugliano la zona finora considerata più a rischio. "Senza queste scorte non potremmo consegnare cibo alla popolazione somala" spiega la portavoce, ricordando che nella scorsa estate sono state sospese per sei settimane le consegne fino a quando, il Canada prima e la Ue poi non si sono prese la responsabilità delle scorte.

E quattro giorni fa, sotto sequestro dei corsari è finito anche il Buccaner, il rimorchiatore italiano con a bordo sedici marinai, di cui dieci italiani. Tra questi ultimi anche il marinaio 51enne di Mazara del Vallo (TP) Pasquale Mulone (LEGGI). 
Dalle ultime notizie avute ieri si è saputo che il Buccaneer si trova all'ancora al largo della Somalia. La nave è ferma in un'area tra il Puntland ed il Somaliland, nord della Somalia, nei pressi di una località di nome Las Qoray.

Il ministero degli Affari Esteri, tramite l'Unità di Crisi, segue da vicino la vicenda del sequestro, in contatto con le altre Istituzioni competenti. Per questo sono in atto meccanismi di coordinamento a livello nazionale e si stanno valutando possibili forme di raccordo a livello internazionale per la gestione della vicenda. L'Unità di Crisi, attraverso un rappresentante dell'armatore dell'imbarcazione italiana, è in contatto con i familiari dei membri dell'equipaggio e invita i mezzi di informazione a mantenere sulla vicenda il massimo riserbo, a tutela dell'incolumità dei cittadini italiani sequestrati e per facilitare la soluzione della vicenda con la liberazione dell'equipaggio dell'imbarcazione.
Quindi, continua l'attesa per i familiari degli ostaggi. La moglie di Pasquale Mulone, Giovanna Giacalone, madre di tre figli, è molto preoccupata per le sorti del marito, che è in stretto contatto con la Farnesina. "E' un incubo - ha detto la donna parlando con i giornalisti - Mi dicono dalla Farnesina che sta bene ma io non ho sue notizie". Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha rassicurato che "la situazione è tranquilla e contiamo che si risolva in fretta". Con La Russa, oltre che con i ministri dell'Interno e degli Esteri, si mantiene in costante contatto il prefetto di Ravenna, (il rimorchiatore italiano 'Buccaneer' con a bordo i nostri connazionali è della società ravennate Micoperi).

Chi sono i pirati somali? - "Siamo pescatori semplici, che guadagnano denaro lavorando duramente", racconta alla Dpa Ahmed Abdallah Mussa, catturato insieme ad altri 21 'colleghi' da militari russi e indiani e ora rinchiuso in un carcere di Aden, nello Yemen. Un'immagine che contrasta con la grande quantità di armi rinvenute a bordo del barchino con cui Mussa assaltò nelle settimane scorse un peschereccio yemenita.
"Quelle armi ci servono per difenderci", si giustifica un altro pirata, il 19enne Ahmed Kilawi, che sembra sapere molto di kalashnikov e lanciagranate e poco di reti da pesca. E non riesce a far passare l'immagine di un novello Robin Hood. Certo è che in un Paese in preda all'anarchia e al caos, privo di istituzioni che contino su una legittimazione popolare, la pirateria è finita per diventare un mezzo di sostentamento e i suoi proventi la base per l'avvio di attività. Come nel caso di un pirata che ha la sua casa nella regione del Puntland e che, grazie ai soldi dei riscatti ottenuti in cambio del rilascio delle navi, ha comprato alcuni minibus che noleggia.
A raccontare la sua storia come quella degli altri, che va periodicamente a trovare in carcere, è il vice console somalo ad Aden, Hussein Hayi Mahmud, che invoca "una maggiore pressione contro i pirati, in modo da poter riprendere al più presto il controllo della situazione". E poi, "nel lungo periodo, servirà uno Stato forte in Somalia, altrimenti non si riuscirà a mettere fine a questa piaga".

[Informazioni tratte da RaiNews24, Aise, Adnkronos/Ing]

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15 aprile 2009
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