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Un "Mi cosenta"... a rete unificate. Maxi-sanzione dell'Agcom a cinque telegiornali per "violazione dei regolamenti elettorali"

24 maggio 2011

Maxi-sanzione a Tg1 e Tg4 da parte dell'Agcom che ha comminato ai due telegiornali, in quanto 'recidivi', la multa nella misura massima prevista dalla legge, 258.230 euro. Sanzioni di 100mila euro ciascuno sono state inflitte a Tg2, Tg5 e Studio Aperto.
Nel mirino la giornata di venerdì 20 maggio, nella quale si è avuta la trasmissione, in prime time, da parte dei notiziari Tg1, Tg2, Tg5, Tg4 e Studio Aperto, di interviste al presidente del Consiglio. "Sul punto l'Autorità aveva chiesto lo scorso 21 maggio chiarimenti urgenti alle emittenti interessate. Considerate le osservazioni pervenute da Rai e Mediaset", si legge in una nota, la Commissione servizi e prodotti dell'Autorità "ha ritenuto che le interviste, tutte contenenti opinioni e valutazioni politiche sui temi della campagna elettorale, ed omologhe per modalità di esposizione mediatica, abbiano determinato una violazione dei regolamenti elettorali emanati dalla Commissione parlamentare di Vigilanza e dall'Agcom". L'esame odierno da parte da parte della Commissione è avvenuto, precisa la nota, "anche alla luce degli esposti presentati".
"L'Autorità ribadisce - prosegue la nota - che vige il dovere di equilibrio e completezza di informazione fino alla conclusione della campagna elettorale con i ballottaggi in corso". L'Autorità ha infine chiarito che "il divieto di diffusione di sondaggi sulle intenzioni di voto rimane in vigore su tutto il territorio nazionale fino allo svolgimento del secondo turno delle elezioni amministrative".

Mediaset si è detta "allibita per le sanzioni decise dall'Agcom contro le quali ricorrerà immediatamente al Tar" ed ha accusato l'Authority di diventare "parte anziché arbitro, come la legge vorrebbe, del confronto politico".
"Che intervistare il leader del partito di maggioranza relativa, nonché presidente del Consiglio, per commentare i risultati del primo turno delle amministrative, possa portare ad una sanzione da parte di un organismo di garanzia, è assolutamente paradossale", ha commentato il direttore del Tg5, Clemente Mimun. "Quel che è accaduto è di una gravita inaudita. Si manifesta come una pesante intimidazione, che naturalmente verrà ignorata dagli organi di rappresentanza dei giornalisti italiani. Per quel che ci riguarda non cederemo né a interferenze né a intimidazioni di alcun genere", conclude Mimun.
"Il Tg4 non ha violato assolutamente nulla", è la replica del direttore del Tg4 Emilio Fede, che ha commentato ieri in diretta nell'edizione delle 18.55 la sanzione comminata alla testata.
Il direttore di Studio Aperto Giovanni Toti ha spiegato all'Adnkronos che "giornalisticamente era impossibile rinunciare a quell'intervista. Sono francamente stupefatto perché il pronunciamento dell'Authority cancella di fatto l'autonomia delle redazioni e quindi la libertà di stampa".
Dalla Rai batte un colpo Augusto Minzolini: "Sono esterrefatto. Secondo l'Autorità il capo del governo non doveva essere intervistato", commenta il direttore del Tg1, convinto che sia stato "messo da parte il criterio giornalistico", ma anche "quello della par condicio, visto che l'equilibrio in tv era assicurato dalla natura e dai tempi delle presenze dei politici dell'opposizione".

Sulla questione si è spaccata la stessa Authority: i commissari di maggioranza parlano di decisione dettata dalle "pressioni" della sinistra e gli schieramenti, l'opposizione che plaude e il centrodestra che contesta l"offesa al diritto'.
Le interviste a Berlusconi, "contenenti opinioni e valutazioni politiche sui temi della campagna elettorale, ed omologhe per modalità di esposizione mediatica" hanno "determinato una violazione dei regolamenti elettorali" della Vigilanza e dell'Agcom: per questo la commissione Servizi e Prodotti dell'Authority decreta le maxi-multe. A favore hanno votato il presidente Corrado Calabrò e i commissari Michele Lauria, Gianluigi Magri e Sebastiano Sortino.
No da Antonio Martusciello (relatore del provvedimento con Lauria) che poi, con i colleghi Stefano Mannoni, Roberto Napoli e Enzo Savarese stigmatizzerà duramente la decisione come "un precedente che vulnera la certezza del diritto e il principio di legalità". La delibera segue "una valutazione strettamente giuridica e nessuna valutazione politica", ha rivendicato Calabrò: "La commissione ha fatto una valutazione tecnica e giuridica della situazione: la violazione c'è e le sanzioni ne sono la naturale conseguenza".
In Rai la partita si giocherà nel consiglio di amministrazione di domani: 'amministrative 2011 e provvedimenti Agcom' recita il punto inserito all'ordine del giorno dal presidente Paolo Garimberti. "La Rai deve difendere la propria credibilità e tutelare il proprio patrimonio", avverte il consigliere Rizzo Nervo, che ha chiesto a Garimberti di "porre il tema della responsabilità personale di chi ha sbagliato". Anche per il segretario Usigrai Carlo Verna l'azienda deve "rivalersi sui direttori" responsabili delle multe. Dalla maggioranza, invece, il consigliere Antonio Verro punta il dito contro l'Agcom "che ha alzato i toni di questa campagna politica invece di riportare il dibattito nell'alveo di un più corretto equilibrio istituzionale" e sottolinea che "sanzionare i tg per una singola intervista senza tenere conto degli altri dati disponibili sulla par condicio, crea senza dubbio un pericoloso precedente per la libertà di espressione" dei tg.

Certo è che, nel giorno in cui il presidente della Cei Angelo Bagnasco invoca lo stop alle risse e invita i media a non essere fusi con la politica - defininendo "inguardabile" la politica di oggi, ridotta "a recita scontata e noiosa" -, la decisione dell'Agcom getta benzina sul fuoco tra gli schieramenti. "Paghino di tasca loro i direttori", auspica il leader Idv Antonio Di Pietro. La multa è una "tassa Minzolini che dovranno pagare gli italiani", lamenta il coordinatore della segreteria Pd Maurizio Migliavacca. Per chi "si ostinasse a perseverare nell'errore la sanzione successiva sarebbe la sospensione delle frequenze", avverte dall'Udc Roberto Rao. Ovvviamente opposta la valutazione del capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri: "La decisione dell'Agcom offende il diritto. Multino semmai chi manda in diretta sulla Rai Ciancimino". Gli fa eco il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: "La decisione dell'Agcom è grottesca e faziosa" ed è "segno di una caccia alle streghe indegna".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Rainews24]

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24 maggio 2011
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