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Pizzo al 3% del valore dell'appalto pubblico

In manette un affiliato alla famiglia mafiosa del quartiere Noce di Palermo

16 giugno 2008

La scorsa settimana i carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno fermato un uomo accusato di avere imposto il pagamento del "pizzo" a un imprenditore. Si tratta di Emilio Briamo, 46 anni, che deve rispondere di estorsione aggravata e continuata in concorso. Il provvedimento è stato emesso dai pm della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano.
La vittima dell'estorsione è titolare di diversi cantieri edili aperti in città per la realizzazione di lavori pubblici. Secondo gli investigatori, l'indagato è un affiliato alla famiglia mafiosa della Noce che lo scorso gennaio ha già subito duri colpi da parte delle forze dell'ordine con l'esecuzione di numerosi arresti.

Nonostante le persone in carcere, il clan avrebbe inviato nuovi esattori del pizzo a imporre e riscuotere le tangenti per la semestrale "messa a posto". I militari dell'Arma sono riusciti a filmare le scene in cui il presunto mafioso contratta con la vittima la quota da riscuotere a giugno.
Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto Guido Lo Forte e dai Sostituti Roberta Buzzolani e Marcello Viola. L'arresto è frutto delle indagini avviate in seguito all'estorsione perpetratata ai danni delle concessionarie Hyundai di Palermo e che, lo scorso mese di gennaio, avevano portato all'arresto di 5 esponenti delle famiglie famiose di Pagliarelli e della Noce. In quell'occasione era stato arrestato anche il pregiudicato Daniele Formisano, esattore del pizzo e braccio destro di Piero Tumminia, reggente della famiglia di Altarello.
"L'arresto di Briamo - spiegano gli investigatori - documenta proprio l'illecita trattativa che era stata avviata sul finire del 2007 da Formisano. L'arresto di quest'ultimo aveva, però, rinviato di qualche mese l'appuntamento della vittima con Cosa nostra, che si era ripresentata a riscuotere il pizzo tramite Briamo".

La quota chiesta dalla mafia alla vittima era pari al 3% del valore dell'appalto, ma in questo caso l'estorsore avrebbe accettato di praticare uno sconto di 20 mila euro sull'iniziale importo da pagare (45mila euro). La richiesta è stata però filmata dai militari del Reparto Operativo, allertati dallo stesso imprenditore. Gli investigatori sottolineano infatti come "il mutato clima che si respira oggi tra gli ambienti imprenditoriali siciliani agevola le indagini". [La Sicilia]

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16 giugno 2008
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