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Poca fiducia nei politici ma grande importanza alla politica. Gli italiani e le elezioni secondo il Censis

07 giugno 2006

Anche se hanno un rapporto flebile e discontinuo con la politica, gli italiani sono convinti dell'importanza del voto: il 65% degli elettori pensa che il proprio voto possa contribuire a determinare ''molto'' o ''abbastanza'' il futuro del Paese e il 60,9% ritiene che i risultati elettorali influiranno ''concretamente'' sulla propria vita.
E' quanto, sostanzialmente, emerge da una ricerca svolta dal Censis su un campione di 2 mila italiani intervistati alle ultime politiche del 9 aprile scorso.
''Le elezioni contano'' è lo slogan che accomuna larga parte degli italiani, secondo il Censis, nonostante gli stessi tendano a diversificarsi notevolmente sui temi della politica.

Prevale ancora la sfiducia nella classe politica per il 58,3% degli intervistati ma il confronto con i dati delle precedenti politiche mostra come la fiducia nella politica stia lentamente crescendo: gli italiani che dichiarano di avere ''molta o abbastanza fiducia nei politici'' passa dal 36% del 2001 all'attuale 41,7%.
Ma come formano la propria idea politica negli italiani? La televisione (per il 74%) batte i giornali (27,4%) come principale strumento di informazione politica e, sul piccolo schermo, Bruno Vespa con il suo Porta a Porta sbaraglia la concorrenza: più di un italiano su due (56%) indica la trasmissione di Vespa come il programma ''più utile per la scelta del voto'', un dato che cresce fino al 70% fra gli elettori della Cdl e scende al 42% fra quelli dell'Unione. Percentuali più basse per Matrix di Enrico Mentana (34,7%), Ballarò di Giovanni Floris (33%) e Otto e Mezzo della coppia Ferrara-Armeni, con il 10,6%.
Non mancano poi i confronti regolamentati fra i leader, che sono ''importanti'' per un elettore su quattro.

Le speranze e le aspettative che gli italiani affidano alla politica si concentrano prevalentemente nei settori della Sanità e Previdenza, settori per i quali si spera in provvedimenti di riforma radicali. Il 37,6% degli italiani vuole interventi per la sanità, il 31,6% sulle pensioni. Entrambi i dati sono in crescita, rispettivamente, del 3,4% e del 5% sui valori del 2001. Cresce la voglia di cambiamento anche riguardo alla scuola (19,1%, +3,2%) e alle norme di tutela dei lavoratori (16,7%, +4,3%) contro il calo di interesse rilevato sulla giustizia (-5,2%), che comunque rimane un problema per un italiano su quattro.
Ma preoccupazioni per gli italiani arrivano anche dagli equilibri Stato-Regioni: il 46% (il 13% in più del 2001) ritiene che nella nuova distribuzione dei poteri tra le istituzioni occorra privilegiare il ruolo dello Stato per assicurare l'equilibrio tra le varie parti del Paese, contro il 31,9% (in calo di sette punti percentuali) che ritiene che vada rafforzato il ruolo delle Regioni poiché rappresentano gli interessi del territorio, e il 21,9% quello degli Enti locali perché sono le istituzioni più vicine ai cittadini. E' una sorta di sondaggio implicito sulla devolution, che sarà sottoposta il 25 giugno a referendum.
Infine, per quanto riguarda l'identità di chi maggiormente detiene il potere in Italia, secondo il 38,7% degli elettori sono i grandi imprenditori e gli uomini dell'alta finanza. Il confronto con il 2001 indica una riduzione netta del potere della politica rispetto all'economia.

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07 giugno 2006
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