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Polemica sulla decisione della Commissione Ue di aprire le porte a quattro varietà di alimenti Ogm

01 novembre 2007

La Commissione Ue, sostenuta da un parere favorevole dell'Agenzia europea per la sicurezza alimentare di Parma (Efsa), ha aperto le porte a una barbabietola e a tre nuove varietà di mais transgenici, tra cui l'Herculex, destinati all'alimentazione umana e animale. Potranno essere importati in Europa, ma non coltivati, da Monsanto, Pioneer e Dow AgroSciences.
Una scelta aspramente contestata dai governi e dalle associazioni contrarie agli ogm, concordi nell'accusare Bruxelles di avere ignorato il ''NO'' della maggior parte delle capitali all'approvazione di nuove varietà transgeniche.
Con la decisione presa la scorsa settimana salgono a 15 gli Ogm autorizzati in Europa dalla fine della moratoria nel 2004. Globalmente però sono una trentina i prodotti biotech che possono essere commercializzati nell'Ue di cui solo uno - approvato alla fine degli anni Novanta - è destinato alla coltivazione. Si tratta del mais Mon810 prodotto soprattutto in Spagna e in Francia.

Se la decisione della Commissione, dunque, non rappresenta una vera svolta, a fare paura è la conferma di un orientamento alla vigilia della scottante decisione della Commissione sulla coltivazione (e non sull'import) della ormai famosa ''superpatata'' biotech prodotta dalla Basf. Il cui arrivo rappresenterebbe sì una rivoluzione nei rapporti con il transgenico alla quale si aggiungerebbero una serie di timori legati alla salute umana: la patata Amflora, infatti, è uno dei pochi ogm su cui gravano seri dubbi di pericolosità in quanto, si sospetta, sviluppa una resistenza dell'organismo agli antibiotici. Inoltre aprirebbe la strada alle colture transgeniche, oggi praticamente inesistenti nel Vecchio Continente, nonostante l'Ue non abbia regole contro la contaminazione accidentale delle colture biologiche da parte di quelle ogm.
Sostanzialmente è la reiterata impossibilità del Consiglio Ue di riunire sul tema del biotech una posizione comune che ha fatto nascere la decisione di qualche giorno fa. E' proprio in seguito alla continua spaccatura tra i 27 stati membri - l'Italia si trova sul fronte del no - che il ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, ha lanciato una battaglia europea per portare il problema sul tavolo comunitario. Per De Castro la decisione della Commissione rappresenta un ulteriore delusione e sconcerto accompagnata però dalla determinazione a mettere a segno un'azione europea insieme al collega francese Michel Barnier e a ''un fronte sempre più qualificato di altri stati membri'' per spingere la Commissione a fare un passo indietro.

''Il via libera della Commissione europea ci lascia più che perplessi. Rispetto agli ogm, ribadiamo la posizione contraria dell'Italia, attorno alla quale a Bruxelles siamo impegnati a coagulare un fronte sempre più qualificato di altri stati membri. Un'ottica nella quale si conferma la validità della recente e forte condivisione di intenti raggiunta con la Francia''. Queste le parole del ministro De Castro. ''I cittadini europei che hanno espresso una larga opinione anti ogm non possono rimanere inascoltati - ha continuato De Castro - siamo convinti, che, al di là della validità e della salvaguardia di una seria prosecuzione delle attività di ricerca nell'ambito del transgenico, lo stato attuale delle conoscenze non consenta aperture prive di rischio. La salute dei consumatori, la qualità e distintività delle nostre produzioni agroalimentari - ha concluso il ministro - restano un obiettivo prioritario: e dunque, il nostro no agli ogm verrà ripetuto forte e chiaro in ogni sede di confronto''.

Per il titolare dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, il via libera dato ai tre ogm dimostra ancora una volta ''l'urgenza di riformare profondamente il sistema di autorizzazione di organismi geneticamente modificati''.
E una vera e propria levata di scudi è arrivata dalle associazioni: per Mario Capanna, Presidente della Fondazione Diritti Genetici, ''è molto grave che la Commissione abbia ignorato la maggioranza dei paesi che ha espresso la propria contrarietà''. Stesso discorso per Legambiente, secondo cui ''la maggioranza dei cittadini ha più volte espresso la sua contrarietà al transgenico''.

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01 novembre 2007
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