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Ponte sì, ponte no, ponte forse... ma non ora

Il governo Monti prende tempo sull'approvazione del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina

03 novembre 2012

Ponte sì, ponte no, ponte forse, ma non ora. Il Consiglio dei ministri ha deciso di "prorogare, per un periodo complessivo di circa 2 anni, i termini per l'approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo stretto di Messina al fine di verificarne la fattibilità tecnica e la sussistenza delle effettive condizioni di bancabilità".
Questo quanto scritto in un comunicato di Palazzo Chigi dei giorni scorsi.

"Il Consiglio dei Ministri - si legge nel comunicato stampa diffuso al termine del Cdm - ha deciso di prorogare, per un periodo complessivo di circa 2 anni, i termini per l'approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo stretto di Messina al fine di verificarne la fattibilità tecnica e la sussistenza delle effettive condizioni di bancabilità". "Tale decisione - prosegue la nota - è motivata dalla necessità di contenimento della spesa pubblica, vista anche la sfavorevole congiuntura economica internazionale, ed è in linea con la proposta della Commissione europea dell'ottobre 2011 di non includere più questo progetto nelle linee strategiche sui corridoi trans-europei. Solo tali opere, infatti, possono godere del co-finanziamento comunitario. Qualora in questo periodo di tempo non si giungesse a una soluzione tecnico-finanziaria sostenibile, scatterà la revoca ex lege dell'efficacia di tutti i contratti in corso tra la concessionaria Stretto di Messina spa e  il contraente generale, con il pagamento delle sole spese effettuate e con una maggiorazione limitata al 10%". "Questa nuova procedura - si precisa ancora nel testo - dovrà essere accettata dal contraente generale tramite la sottoscrizione di un atto aggiuntivo al contratto vigente. In ogni caso - si conclude -, durante il periodo di proroga, previa deliberazione del Cipe, potranno comunque essere assicurati sui territori interessati interventi infrastrutturali immediatamente cantierabili, a patto che presentino una funzionalità autonoma e siano già compresi nel progetto generale".

Insomma, il progetto della grande opera "epocale", come la definiva Silvio Berlusconi, è stato solo congelato per 540 giorni dal governo Monti. In pratica l'ultima parola la dirà soltanto il prossimo governo.
Una soluzione salomonica, costata lunghissime discussioni e confronti molto accesi in seno all'esecutivo tra i ministri Fabrizio Barca e Enzo Moavero da una parte e Corrado Passera dall'altra, giunta appena in tempo per evitare il maturare delle penali che sarebbero scattate il 1° novembre.
Una scelta-non scelta che ha raccolto non poche critiche. "Pensavamo fosse un capitolo finito - ha detto il leader di Sel, Nichi Vendola - pensavamo fosse chiaro che il progetto è insostenibile e irrealizzabile. Invece no. Il centrosinistra ha un'altra decisione da prendere con urgenza non appena sarà al governo del Paese".
Anche il centrodestra ha detto la sua con l'ex ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli (Pdl), che all'avanzamento del progetto ha lavorato per tre anni: "Approfondiremo il provvedimento del governo. Intanto, registriamo con favore che il Ponte sullo Stretto di Messina non verrà cancellato e che sarà il prossimo governo a doversi assumere la decisione finale. È certo che se il centrodestra tornasse a guidare il Paese il Ponte sarebbe realizzato perché è un'opera che serve alla Sicilia, al Sud e all'Europa".

Nel governo c'è chi spiega che il congelamento del progetto evita che si paghino penali nell'immediato e pone le basi per un eventuale disimpegno (anche qui senza penali) dal progetto qualora non emergessero risorse private capaci di sostenere il progetto. Nel frattempo al consorzio Eurolink, vincitore dell'appalto, viene confermato l'impegno a realizzare le opere accessorie sul territorio, a patto che presentino una funzionalità autonoma e siano già comprese nel progetto generale.
"Non è la proroga per l'approvazione la strada più conveniente, ma al contrario quella di bocciare il progetto definitivo, perché tecnicamente irrealizzabile e dai costi insostenibili. E subito dopo occorre sciogliere la Società Stretto di Messina". La pensa così, invece, Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente. "Il Governo Monti - ha continuato Zanchini - ha preso una decisione sbagliata e contro l'interesse del Paese decidendo di continuare a sperperare soldi pubblici per una struttura inutile e per un progetto irrealizzabile. L'unica motivazione che si possa immaginare per questa scelta è quella per cui ha vinto la pressione della lobby del ponte e di quel pezzo della maggioranza che ha sostenuto per anni questo assurdo progetto. Tenere in piedi per altri due anni il progetto del ponte significa continuare a pagare studi e magari costruire inutili opere di collegamento a un opera che mai verrà costruita". "L'unico vero progetto a cui dedicarsi con urgenza - ha concluso Zanchini - è quello per una finalmente efficiente e sostenibile mobilità nell'area dello stretto".

Anche la Rete No-ponte di Messina chiede "la chiusura della società Stretto di Messina spa, la cancellazione del contratto con Impregilo e il non riconoscimento di alcuna penale e alcun debito". "Queste - aggiunge l’attivista della rete, Luigi Sturniolo - sarebbero le scelte economicamente più vantaggiose per il Paese e per il territorio, ma questo governo non le prenderà perchè significherebbe contraddire gli interessi dei propri soci di maggioranza". La Rete si appella anche al neo-eletto presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, che, fa notare Sturniolo, "potrebbe, come primo atto, ritirare la partecipazione della Regione alla società concessionaria per la progettazione e costruzione del ponte. In questo modo si risparmierebbero soldi e si potrebbe aprire una fase vertenziale con il governo nazionale per investimenti realmente utili".

Intanto, Giuseppe Zamberletti, presidente della società pubblica concessionaria dell'opera, parla di "un interesse accertato" del fondo sovrano China Investment Corporation, e di società di costruzioni come la China communication and construction company (Cccc). Quest'ultima sarebbe anche interessata alla piattaforma logistica Gioia Tauro-Trapani.

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, ASCA, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]

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03 novembre 2012
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