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Ponyo sulla scogliera

Il Maestro Miyazaki ci regala un'altra piacevole e misteriosa favola particolarissima

20 marzo 2009

Noi vi consigliamo...
PONYO SULLA SCOGLIERA
di Hayao Miyazaki

La pesciolina Ponyo, scappata dalla sua casa sul fondo del mare, durante la fuga resta incastrata in un vasetto di vetro. Sosuke, un bambino di cinque anni che vive su una collina vicina a un villaggio sul mare, la trova e la aiuta a liberarsi. Da quel momento i due diventano grandi amici e con il tempo l'amicizia si trasforma in un sentimento più grande e forte. Decisa a rimanere nel mondo degli umani, Ponyo, che nel frattempo è stata riportata a casa da suo padre (che un tempo era un uomo), chiede aiuto alle sorelle per rubare la bacchetta magica che la aiuterà a realizzare il suo desiderio. Ma la scelta di Ponyo scatenerà l'ira del mare...

Anno 2008 
Tit. Orig. Gake no ue no Ponyo 
Nazione Giappone
Produzione GNDHDDT, Studio Ghibli
Distribuzione Lucky Red
Durata 101'
Regia, Sceneggiatura e Montaggio Hayao Miyazaki 
Genere Animazione


In collaborazione con Filmtrailer.com

Piacere dell'invenzione e miti orientali nella storia del maestro giapponese
LA FIABA DELLA PESCIOLINA CHE DIVENTA BAMBINA
di Paolo Mereghetti (Corriere.it)

Di fronte ai film di Miyazaki, al fascino misterioso e insieme infantile delle sue storie a disegni animati (nonostante l'avanzare della tecnologia lo studio Ghibli produce ancora film con la matita e gli acquarelli, disegnati a mano), si rischia di cadere in una doppia trappola: da una parte sforzarsi di cercare in quelle storie più significati e riferimenti culturali di quelli che realmente contengono, finendo per sovraccaricare di eccessivi valori metaforici o contenuti misterici i suoi film; dall'altro liquidare tutto come «semplici» favolette per bambini, dove la ricchezza e la complessità dell'ispirazione si stemperano nell'ennesima variante di un orientalismo alla moda. Un doppio errore che finisce per ottenere lo steso effetto: appesantire la poesia (e la magia) che rendono davvero unici i film di Hayao Miyazaki, il cui ultimo film Ponyo sulla scogliera, dopo aver raccolto caldi applausi all'ultima Mostra di Venezia, arriva adesso sugli schermi italiani (dove sarà preceduto da un cortissimo sul Far East Film Festival di Udine, che fece conoscere per primo Miyazaki) e contemporaneamente in libreria, in un coloratissimo album Mondadori.

La storia, come spesso nelle opere di Miyazaki, è semplicissima: una pesciolina rossa si è innamorata del bambino che l'ha salvata tirandola fuori da un vasetto di vetro finito sul bagnasciuga e vorrebbe vivere sempre con lui, trasformandosi in una bambina. Tutto qui, o quasi, perché il padre della pesciolina, che è uno strano scienziato umano di nome Fujimoto e che vive negli abissi marini col sottomarino Squalo-Elefante e che odia gli uomini e le terre emerse, vuole ostacolare quell'amore e fa di tutto per mettere i bastoni tra le ruote. Già a fermarsi qui ci sarebbero tanti punti di domanda in attesa di risposte: chi è questo misterioso Fujimoto e perché odia gli umani? Come ha fatto a essere il padre della pesciolina e di tanti altri animali? Come può un pesce, ancorché di sesso femminile, pensare di potersi trasformare in una bambina, con tanto di mani e gambe? E perché quando avviene la trasformazione, il bambino (che si chiama Sosuke) non ha dubbi nel riconoscere nella bambina proprio la pesciolina salvata dal barattolo e che aveva chiamato Ponyo? Ma a farsi tutte queste domande, si finisce per cercare di usare elementi razionali per interpretare una storia (una «favola») che di razionale ha ben poco. Seguendo la storia, che vede in campo anche la mamma di Sosuke, Risa, e il padre Koichi, ci si accorge che il piacere dell'invenzione prende forza su tutto.

E il gusto per il disegno spinge il film verso invenzioni narrative del tutto inusitate, come i «pesci- acqua» che gli adulti scambiano per onde e i bambini vedono nella loro reale forma animalesca. Nessuna mamma guiderebbe l'auto in maniera così poco prudente come fa Risa, soprattutto quando a bordo ha Sosuke, e nessun genitore, di fronte al figlio che spiega serafico come la bambina spuntata dalle acque senza un perché non sia altro che la pesciolina Ponyo diventata umana, nessun genitore - ripeto - li prenderebbe tranquillamente in braccio, li porterebbe dentro casa per riparali dalla furia del vento e delle onde. Un essere umano o anche un cartoon antropomorfo si comporterebbe diversamente, si farebbe delle domande. Invece nel mondo di Miyazaki il mistero e l'irrazionale vengono accettati come eventi naturali, come fatti normali. Proprio come nessuno si stupisce che uno tsunami possa sommergere completamente il paese di Sosuke ma non uccida nessuno, anche perché una gigantesca medusa copre come una bolla d'aria gli indifesi ospiti di un ospizio completamente sott'acqua... È questa capacità di raccontare la realtà secondo logiche non tradizionali che fa la grandezza e il fascino del film e l'inconfondibile tocco d'autore di Miyazaki. La sua fantasia si nutre di tutti i miti fondanti della cultura giapponese, a cominciare dall'ambivalente presenza del mare, elemento di vita e insieme sfida rischiosa, per continuare con il ruolo positivo e rassicurante delle figure femminili a fronte della latitanza di quelle maschili (guarda caso il padre di Sosuke, Koichi, fa il capitano di una nave e per questo passa molto tempo fuori casa).

Nel film si possono anche ritrovare alcuni dei simboli figurativi più ricorrenti nella cultura nipponica, dall'onda marina che prende sembianze vitali (ora i misteriosi pesci-acqua, ora l'ancor più misteriosa Mammare) alla casa solitaria che si erge contro la furia degli elementi e diventa inattaccabile rifugio. Ma niente è mai troppo sottolineato o rimarcato, perché altrimenti la fantasia e l'invenzione non potrebbe avrebbe quella libertà che invece in Ponyo sulla scogliere esplode con un piacere contagioso.

La critica
"Una pesciolina rossa guizza tra i flutti della laguna e la vita, per un ritaglio di Mostra qui a Venezia, diventa una magia a colori in punta di matita. Ponyo, la paffuta, dolcissima, simpatica, coraggiosa ultima creazione del maestro giapponese Hayao Miyazaki incanta il Festival, strappa applausi e ovazioni, regala sogni e speranza in un Festival dominato da dolore, depressione, violenza e devastazione interiore. (...) Miyazaki, Leone alla carriera a Venezia nel 2005, l'autore de 'La città incantata' e del 'Castello errante di Howl', crea una favola figlia di Andersen che ancora mantiene i tratti puri e incontaminati della grafite capace di gonfiare le onde del mare che si trasformano in giganteschi pesci argentati, a illuminare fondali di coralli e rocce come esplosioni di infiniti arcobaleni, a intenerire il cuore intrecciando il destino della pesciolina Ponyo con quello del piccolo umano Sosuke, un bambino di cinque anni scaladato dall'affetto della mamma Lisa con la quale vive in cima ad una scogliera davanti all'Oceano infinito. Sosuke vede un pesce rosso che galleggia sull'acqua incastrato in un barattolo di vetro, gli salva la vita e promette che d'ora in poi lo proteggerà sempre. Tra i due è amore a prima vista".
Leonardo Jattarelli, 'Il Messaggero'

"'Ponyo on the Cliff by the Sea' del maestro Hayao Miyazaki è finora l'unico film che ha messo d'accordo pubblico e stampa, non ha suscitato gli scambi di pensose perplessità dei guru della critica né le scomposte reazioni dei drappelli giovanilistici votati al 'contro' comunque. Piace per la tenera semplicità apparente della storia. (...) Ci sono voluti 170mila disegni per realizzare il film e senza l'aiuto della computer graphic".
Maria Pia Fusco, 'la Repubblica'

"La bellezza di questa deliziosa favola d'amore infantile nasce dal profondo legame di Miyazaki con l'ancestrale cultura nipponica nonché dalla sua capacità di rielaborare in una cornice contemporanea motivi tradizionali. (...) Molto giapponesi sono anche i temi narrativi che si intrecciano nella fiaba: il motivo della responsabilità (Sosuke, mettendo in salvo la pesciolina nel suo secchiello di plastica verde, le promette che si prenderà per sempre cura di lei), di una maternità 'vasta' come l'abbraccio del mare (e infatti le due mamme del film, l'umana e la divina, sono figure protettive e risolutive), l'importanza data agli elementi naturali che diventano veri e propri personaggi. Il tutto raccontato, al contrario di altre volte (per esempio 'Il castello errante di Howl') in cui la storia era troppo lambiccata, con l'essenzialità e la grazia di un haiku".
Alessandra Levantesi, 'La Stampa'

"Il grande regista d'animazione giapponese Hayao Miyazaki ci ha regalato un altro dei suoi gioielli con 'Ponyo on the Cliff by the Sea'. Un film per bambini leggiadro e profondo, a tratti commovente. (...) Miyazaki crea un'onda fluida e spumeggiante, piena di invenzioni, di poesia e di intelligenza".
Dario Zonta, 'L'Unità'

Note - In concorso alla 65ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2008)

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20 marzo 2009
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