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Poteva dire ''tenutario di lupanare''...

Antonio Di Pietro dà del 'magnaccia' a Berlusconi e scoppia la polemica sul... buon gusto

30 giugno 2008

La notizia che da due-tre giorni tiene banco sui quotidiani, telegiornali e web, ossia, Tonino Di Pietro che dà del "magnaccia" al premier Berlusconi, per via di quanto si è venuto a sapere dalle intercettazioni telefoniche tra quest'ultimo e l'ex capo di RaiFiction Agostino Saccà, può avere, se si ha voglia e tempo, diversi gradi di lettura nonché svariate possibilità interpretative. Non ci credete? Beh, infatti abbiamo detto "se si ha voglia e tempo".
L'uscita del sanguigno ex pm di "mani pulite" è stata certamente di cattivo gusto, e qui intediamo proprio a livello estetico-linguistico, per quel che riguarda invece il significato che l'espressione voleva contenere, non c'è nulla da aggiungere: Di Pietro voleva esattamente dire che, stando ai contenuti 'bollenti' di alcune della 8.400 intercettazioni tra Berlusconi e Saccà, e per la precisione quelle che riguarderebbero alcune starlette da "sistemare", l'impressione che uno potrebbe avere del comportamento del premier è un po' quello che si addice di più ad un "tenutario di lupanare" che ad un presidente del Consiglio.
Insomma, l'eccesso di indignazione, e in particolar modo dalla parte dell'offeso, ossia Berlusconi, ci sembra molto ipocrita. Diciamocela tutta, lo sdoganamento degli atteggiamenti pecorecci, sporcaccioni, maliziosi e di cui vergognarsi è arrivato proprio da quella parte, con le prese di posizione irripetibili dei leghisti e con i tanti sketch (alcuni proprio da dimenticare) dello stesso Cavaliere. Con questo non vogliamo giustificare assolutamente il linguaggio del leader dell'Italia dei Valori, ma non crediamo che ci sia effettivamente qualcuno, nelle file della maggioranza in grado di dare lezioni di stile.  

Per inquadrare esattamente quale è stato il susseguirsi degli eventi partiamo con... un Tonino Di Pietro intento nel suo fine settimana a trebbiare il grano nelle sue campagne a Montenero di Bisaccia. Bene, tra un trebbiatura e l'altra Di Pietro ha organizzato una conferenza stampa per dire, tra le altre cose: "Le intercettazioni che loro vogliono limitare ci fanno vedere un capo del governo che fa un lavoro più da magnaccia, impegnato a piazzare le veline che parlavano troppo".
Dunque, in verità, il nocciolo duro della questione non è quel "magnaccia" buttato lì da Di Pietro, ma il problema della legge sulle intercettazioni che per il numero uno dell'IdV è il vero vulnus da combattere. Questione, ad esempio, ben conosciuta dal quotidiano "Libero", notoriamente vicino al premier e che del gossip puttanier-politico ne ha fatto un proprio vessillo quando al governo c'erano i "nemici" (ricorderete tutti il caso di Silvio Sircana, portavoce di Prodi, beccato in una calda sera d'estata a caricare trans in un viale romano, ndr). Ecco, da due giorni il quotidiano mandato avanti da Vittorio Feltri, titola su quello che ha ribattezzato "il caso gnocca" mettendo le mani avanti: questa roba deve stare lontana dalla politica e guai se sono usate per provocare cataclismi e crisi politiche. Da quale pulpito, viene da dire...
Berlusconi, c'è da scommetterci, farà di tutto per accellerare l'approvazione del ddl che limita il ricorso alle intercettazioni e ne vieta la pubblicazione, e la sua corte sarà stretta attorno a lui affinché ciò si realizzi in tempi brevissimi. "Quanto sta accadendo in questi giorni con la pubblicazione indiscriminata di intercettazioni scandalistiche senza alcuna rilevanza penale - ha rimarcato pronto Enrico La Loggia, vice presidente del gruppo Pdl della Camera dei Deputati - dimostra che urge una legge che disciplini l'uso dell'intercettazione e che vieti tassativamente la loro pubblicazione". Per La Loggia "il pericolo se non si legifera in modo rapido, chiaro e univoco, è quello di cedere alla tentazione di certi giustizialisti di falsare il voto di aprile espresso liberamente dai cittadini".

Ma ritorniamo alla miccia accesa dal linguaggio di Di Pietro. La replica ufficiale del Cavaliere è stata affidata al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti: "Il linguaggio rozzo e volgare di Di Pietro - ha dichiarato - è al di fuori della politica, riguarda soltanto l'osteria. Ma come può un partito democratico che si definisce la nuova sinistra accettare e seguire questa degenerazione?".
Ecco invece le parole dell'avvocatonorevole Nicolò Ghedini: "Del tutto evidente la portata diffamatoria, che trascende di gran lunga ogni critica politica e per la quale saranno espedite tutte le azioni giudiziarie conseguenti".
Contro Di Pietro si è scagliato anche Daniele Capezzone, ex delfino di Marco Pannella e oggi  portavoce di Forza Italia: "I magistrati, ormai perdenti sul piano del consenso dell'opinione pubblica, tentano un disperato e pericoloso colpo di coda finale". Per quello che riguarda poi le affermazioni dell'ex pm, Capezzone, che ci ricordiamo persona di spirito e senza troppi problemi ad utilizzare espressioni colorite, ha dichiarato: "Di Pietro ha passato il segno. Dinanzi al livello delle sue sortite odierne, c'è da rimanere allibiti, a maggior ragione se si considera il pulpito da cui proviene la predica. Se Di Pietro indagasse su Di Pietro, se cioè qualcuno indagasse su di lui con metodi alla Di Pietro, l'ex pm e il suo partito sarebbero politicamente travolti. Occorrerà fare maggiore chiarezza su questo campione delle 'mani pulite' e i suoi metodi".
Divertente, a parer nostro, la puntualizzazione del segretario della Dca-Pdl, Gianfranco Rotondi: "L'on. Di Pietro confonde le prostitute con le veline e, di conseguenza, i magnaccia con gli agenti artistici. Fin qui, dunque, il suo insulto non è tanto al premier quanto alle veline".

Tonino Di Pietro, rimasto fermo sulle sue dichiarazioni, non ha perso tempo a controreplicare. "Come al solito Berlusconi", si è letto in una nota dell'IdV, "o tenta di comprare gli avversari, come dimostrano le intercettazioni napoletane, o tenta di intimorirli, minacciandoli di chissà quale danno divino. Noi dell'Italia dei Valori non ci lasciamo intimorire e continuiamo a difendere la dignità del Parlamento in ogni sede". Ieri, poi, dagli schermi televisivi, Di Pietro intervistato da Lucia Annunziata nel suo programma 'In mezz'ora', ha ribadito la propria posizione con fermezza: "E' il premier che si deve scusare con gli italiani, non io". Di Pietro ha ricordato che "sotto campagna elettorale, Berlusconi aveva promesso che si sarebbe attivato per far stare bene i cittadini; e invece ora fa leggi che servono solo a lui. Il mio linguaggio può essere crudo, ma è la cruda realta. Il suo è un vero insulto agli italiani". Per questo motivo, "non penso che io mi debba scusare: è lui che non può fare il capo del governo e poi telefonare per dire di assumere questo o quest'altro sulla rete pubblica".
Il leader dell'Idv ha raccomandato di "non spostare l'attenzione dal dito alla luna: il problema grave è che si utilizzano le istituzioni per fini diversi da quelli istituzionali". E allora "ci deve essere qualcuno che lo dice. Poi, Veltroni lo dirà in modo più felpato e io in modo più crudo. Ma il problema vero è che, se gli italiani potessero sapere come stanno veramente le cose, quella fiducia che hanno dato a scatola chiusa a Berlusconi potrebbe essere di molto rivista".

Di Pietro ha poi ricordato la manifestazione indetta dall'Italia dei Valori per il prossimo 8 luglio a Roma, a Piazza Navona, per raccogliere le firme per "abrogare quelle leggi che si fanno contro la Costituzione e per cominciare a dare voce a un sentimento che riteniamo essere doveroso da parte di chi assume le responsabilità delle istituzioni; per avvisare i cittadini che in Parlamento ci si sta occupando non delle povertà o della sicurezza ma, dal primo giorno, dei problemi personali di natura giudiziaria di Berlusconi, anziché dei problemi generali del Paese". "La capacità di Berlusconi di non farsi processare è pari alla sua capacità di farsi crescere i capelli...", ha aggiunto con irriverenza. "Temo che noi non riusciremo mai a sapere se è innocente o colpevole - ha detto ancora -, perché Berlusconi fa sempre l'impunito". In più, in una lettera spedita al blog di Beppe Grillo, Di Pietro ha scritto: "Quando Silvio Berlusconi avrà ottenuto l'impunità l'Italia sarà, a tutti gli effetti, una dittatura" (leggi tutta la lettera di Di Pietro su: www.beppegrillo.it)

Infine, per concludere l'articolo vorremmo riportare il commento che Umberto Bossi, ministro delle Riforme, ha rilasciato ai giornalisti sull'epiteto lanciato da Di Pietro a Berlusconi: "Sono del parere che è meglio che uno si faccia le donne della sinistra che i culattoni. Ma bisogna stare attenti quando si hanno delle cariche"...

[Articolo di F.M. - Informazioni tratte da Adnkronos.com e Repubblica.it]

- "Casini: Di Pietro polizza sulla vita del premier, il Pd lo scarichi" di P. Di Caro (Corriere.it)

- "Bossi: Adesso parlo io con Veltroni. Ma Berlusconi si dia una calmata" di P. Berizzi (Repubblica.it)

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30 giugno 2008
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