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Povera Italia

I dati Istat rilevano che una famiglia italiana su cinque è povera... però l'inflazione è calata al 2,1%

15 ottobre 2004

Il calo dell'inflazione di settembre al 2,1%  rispetto al 2,3% d'agosto, rilevato dai dati Istat, per Silvio Berlusconi è stata ''Una buona notizia per il potere d'acquisto dei cittadini italiani''. Come ha sottolineato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti "E' la miglior riprova dell'efficacia della politica avviata dal governo''.
L'Istat ha però rilevato pure che in Italia quasi una famiglia su cinque è povera o a rischio povertà.
Infatti secondo le rilevazioni del rapporto annuale Istat sul tema, relativo al 2003, sono 2 milioni e 360mila i nuclei familiari che vivono in condizioni economiche disagiate, vale a dire il 10,6% di quelli residenti nel nostro Paese. Complessivamente si tratta di 6 milioni 786mila di persone, che corrispondono all'11,8% dell'intera popolazione.
La percentuale delle famiglie povere è in leggero calo rispetto al 2002, quando raggiungeva l'11%. L'Istat ha rilevato che questo calo, comunque, "non è statisticamente significativo".

La stima, effettuata dall'Istat, si basa su una soglia convenzionale che individua il valore di spesa per i consumi (869,50 euro al mese per due persone) al di sotto del quale una famiglia si considera povera in termini relativi.
Secondo i dati raccolti dall'istituto di statistica, le famiglie sicuramente non povere rappresentano l'81,5 per cento della popolazione (nel 2002 erano l'81 per cento). Di conseguenza, il 18,5 o è povera o è a rischio, e si avvicina sempre di più alla soglia di povertà. E i dati variano nelle differenti zone d'Italia. Al Nord le famiglie sicuramente non povere sono l'89,5 per cento; al Centro l'87,9; nel Mezzogiorno il 65,8.
Una situazione che presenta due novità, rispetto alla situzione del 2002: il peggioramento della condizione degli anziani al Nord (la percentuale di famiglie povere tra le coppie con almeno una persona di 65 anni ed oltre è aumentata di due punti percentuali, attestandosi al 9,3%) e il leggero miglioramento delle famiglie numerose al centro (scende di cinque punti la percentuale di nuclei con cinque o più componenti considerati poveri).

Le famiglie numerose, con cinque o più componenti, presentano ovunque livelli di povertà elevati: tra queste ultime oltre un quinto risulta povero, ma nel Mezzogiorno la cifra si attesta addirittura intorno al 30%. Anche nel Nord le famiglie con tre o più figli mostrano una condizione di disagio, con un’incidenza dell’11% quasi tre volte superiore a quella delle famiglie con un solo minore (3,8%). È inoltre povero il 28% delle famiglie che ha per capo una persona in cerca di occupazione e il 33,4% di quelle con al proprio interno due o più componenti senza lavoro.
Le categorie più a rischio, quindi, continuano ad essere le famiglie numerose, gli anziani, le persone escluse dal mercato del lavoro e con un basso livello di istruzione e quelle residenti nel Mezzogiorno. Al Sud, infatti, si concentra il 65,6% delle famiglie povere (1 milione 548mila), contro il 24% del Nord e il 10,4% del Centro: il record negativo spetta alla Sicilia con il 25,5%, seguita dalla Basilicata (25,1%) e dalla Calabria (24%).

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15 ottobre 2004
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