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Poveri gatti...

L'aviaria in Germania ha ucciso un gatto. Dopo la ''psicosi pollo'' scoppierà la ''psicosi micio''?

01 marzo 2006

Negli ultimi tempi uno degli animali che ha fatto più paura all'uomo è stato quello che, da sempre, è reputato uno degli animali più innocui esistenti sul globo terracqueo: il pollo!
La psicosi scatenata dall'influenza aviaria ha trasformato galli e galline in diabolici untori capaci di portare in paesi tranquilli, lindi e civili, la malattia e la morte.
In Italia poi, la candida, tenera e gustosa carne di pollo è diventata peggio del veleno, e i ''consumatoripecoroni'', spaventati da qualcosa che non esiste, hanno cessato di comprare carni bianche, facendo crollare penosamente il mercato avicolo e mietendo sì, le prime vere vittime: migliaia di lavoratori e un intero settore in ginocchio.

Se tutto ciò non bastava, dalla Germania è arrivato un altro incubo, ancora una volta sotto forma di innocuo e amato animale: lo scorso weekend a Nord dell'isola di Ruegen è stato trovato un gatto morto. Questo è stato ucciso dall'aviaria.
Che sia arrivata l'epoca nera per i gatti?
I felini di tutta Europa, e in particolar modo quelli italiani, sperano di no...

Il gatto morto di influenza aviaria, come già detto, è stato trovato a Nord dell'isola di Ruegen nel Mar Baltico, dove a metà febbraio è stato rilevato il primo focolaio del ceppo H5N1 e si è avuto il massimo numero di uccelli selvatici infetti. La carcassa del gatto, un randagio, era in mezzo a un gruppo di anatre che all'autopsia sono risultate infette del virus H5N1. La notizia è stata data ieri dal Friedrich-Loeffler-Institut, l'istituto veterinario federale incaricato di fare una seconda analisi, dopo che il laboratorio regionale di Rostock aveva trovato il virus.
''Un gatto morto è risultato positivo all'H5N1. Sono in corso altri accertamenti per stabilire se si tratta della variante pericolosa per l'uomo che ha ucciso in Asia e in Turchia''.
Subito è scattato l'ordine di recuperare e portare ai laboratori di analisi anche le carcasse di volpi, martore e piccoli mammiferi recuperati nella zona del contagio.
Il virus ha dunque fatto il temuto salto dagli uccelli ai mammiferi anche in Europa. E' il primo caso, ma si teme che possa non essere l'unico. Gli epidemiologi che hanno studiato il diffondersi dell'aviaria in Asia sapevano da tempo che esiste questa possibilità, ancorché remota perché la carica virale dev'essere molto alta per produrre il suo effetto.

Se si è scatenata la psicosi per la morte dei polli, uccelli molto vicini all'uomo ma pur sempre uccelli, il timore è quello che la psicosi diventi più grave visto che adesso ad ammalarsi e a morire è stato un mammifero compagno dell'uomo. Infatti adesso tutti si chiedono se l'H5N1 - che era escluso potesse arrivare dagli uccelli all'uomo - non possa invece arrivarci attraverso i gatti. Finora non ci sono stati casi di trasmissione del genere. Mai, in nessun Paese al mondo. Dice però il direttore del Friedrich-Loeffler, Thomas Mettenleiter, che ''in linea teorica non si può escludere il rischio, perché i gatti entrano in stretto contatto con l'uomo assai più degli uccelli selvatici''.
Le autorità del Meclemburgo stanno adesso pensando di far uccidere tutti i gatti randagi nella zona infetta, che è Wittow, la stazione dei traghetti per la Scandinavia. Lì sono stati trovati centinaia di anatre e cigni morti, e più di cento erano infetti. Ora è stata dichiarata ''zona di protezione'' ed è regolata da misure speciali.
Per i gatti domestici c'è l'ordine di tenerli in casa e controllare che non diano la caccia agli uccellini. Per i cani, c'è l'obbligo di tenerli sempre al guinzaglio. Il pollame già da settimane è chiuso nelle stie.

Nelle settimane scorse il governo tedesco ha inviato oltre 300 militari sull'isola di Ruegen per recuperare dal mare e dagli anfratti delle scogliere, spesso inaccessibili, le carcasse delle centinaia di cigni e di altri volatili selvatici morti di aviaria, per evitare che diventassero nutrimento per altri animali.
I soldati indossano tute speciali, guantoni e maschera sulla bocca. La gente che li vede passare così bardati ha paura. Teme che non venga detta tutta la verità, che ci sia un'epidemia ben più grave di quanto non sia ufficialmente dichiarato. Il Ministero della Salute tedesco invita a non farsi prendere dal panico, a ricordare che si tratta di una malattia degli animali. Ma intanto tutti i veicoli in transito vengono disinfettati. Il consumo di pollame è crollato. E il peggio deve ancora arrivare: con la primavera sono milioni i migratori che, dopo aver svernato a Est, tornano sull’isola di Ruegen.
Intanto l'influenza aviaria è arrivata anche in Svezia, dove sono stati riscontrati i primi casi di contagio dovuti a ''una forma aggressiva'' del virus, verosimilmente quello del ceppo H5N1, in un numero imprecisato di uccelli selvatici.

Colpito un animale domestico: come il micetto che accarezziamo ogni giorno. Ma c'è qualche rischio? Parla il professor Mauro Delogu, virologo dell'Università di Bologna
''L'unico rischio è che ora dilaghi un 'allarme gatto' del tutto ingiustificato e che potrebbe spingere qualcuno a comportamenti assurdi come l'abbandono di questi animali''.
A ribadire all'Ansa che il caso non rappresenta un pericolo per l'uomo è il virologo Mauro Delogu dell'Università di Bologna.
''Non c'è alcun allarme ed il fatto che un gatto possa infettarsi non rappresenta un evento nuovo. E' infatti noto - ha detto Delogu - che i gatti siano sensibili ai virus aviari e, in particolare, al virus H5N1''. In Asia, ad esempio, ha ricordato l'esperto, si sono verificati vari casi di felini infettatisi per essersi alimentati con carni di volatili a loro volta infetti. Naturalmente, ha precisato Delogu, ''è chiaro che nelle zone dove sono presenti dei focolai di influenza aviaria è bene prestare maggiore attenzione ed evitare che i gatti possano entrare in contatto con gli ambienti contaminati''.
''Il problema non riguarda i felini domestici ma solo, eventualmente, gatti selvatici che vivono in zone focolaio del virus e si alimentano predando uccelli selvatici''.
''Sottolineo - ha concluso - che non esiste alcuna evidenza scientifica di possibilità di trasmissione del virus dal gatto all'uomo. Il caso tedesco dunque - ha concluso il prof Delogu - non indica assolutamente che il virus si stia 'avvicinando' all'uomo''. [Repubblica.it]

- «Gli animali domestici non sono in pericolo» (Accossato-Mariotti per La Stampa)

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01 marzo 2006
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