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Poverissimi, poveri e quasi poveri: dall'Istat l'annuale rilevazione sulle condizioni di vita degli Italiani

12 ottobre 2006

Anche per quest'anno il Meridione d'Italia non ha visto nessun cambiamento sul fronte della povertà: è un problema che riguarda ancora, principalmente le regioni del Sud. Nel Sud risiede infatti ben il 70% delle famiglie povere residenti in Italia.
A confermare dati, numeri e tendenze è l'annuale rilevazione dell'Istat, che nell'intera nazione ha riscontrato 2.585.000 famiglie in condizione di indigenza, pari all'11,1%. Nel 2004 erano l'11,7%, una differenza che viene giudicata ''statisticamente irrilevante''. Le persone che vivono in condizione di povertà sono complessivamente 7.577.000, pari al 13,1% della popolazione. Ma al Sud l'Istat ha invece riscontrato un ulteriore peggioramento: l'incidenza della povertà nelle famiglie con un elevato numero di componenti è passata infatti dal 36,4% del 2004 al 42,9%.
Inoltre, nel Mezzogiorno, ad una più ampia diffusione del fenomeno si associa una maggiore gravità del disagio: l'intensità della povertà (cioè di quanto la spesa media mensile equivalente delle famiglie povere è al di sotto della linea di povertà) raggiunge il 22,7%, rispetto al 17,5% e al 18,9% nel Nord e nel Centro. ''Al Sud non solo ci sono più poveri, ma vivono anche peggio rispetto alle altre aree del Paese'', ha spiegato la ricercatrice dell'Istat Nicoletta Pannuzi. Al Sud, insomma, i poveri oltre ad essere più numerosi sono anche più poveri.
Nel Sud la situazione più grave è quella delle famiglie campane e siciliane, che mostrano un incidenza della povertà rispettivamente del 27 e del 30,8%.

Dall'altra parte del Paese, al Nord, ad essere in difficoltà sono le famiglie con genitori soli (13,4%) e tra quelle che hanno come persona di riferimento un giovane. Le famiglie che hanno a capo un giovane con meno di 35 anni infatti passano dal tasso di povertà del 2,6% a quello del 4,8%. In difficoltà nelle regioni settentrionali anche le famiglie con a capo un lavoratore dipendente: per loro l'incidenza della povertà passa dal 3,5 al 4,2%.
A stare un po' meglio sembra siano gli anziani, l'Istat infatti ha rilevato un miglioramento generalizzato della loro situazione, che si riscontra in misura maggiore al Centro, dove le famiglie con almeno una persona ultrasessantacinquenne in condizione di povertà sono l'8% del totale, percentuale inferiore all'11,2% del 2004. Migliora anche la situazione delle famiglie con a capo una donna anziana: l'incidenza della povertà passa dall'8,8% al 6,5%.
Decisamente più contenuta la diffusione della povertà tra i single e le coppie senza figli di giovani e adulti (di età cioè inferiore ai 65 anni). Secondo l'Istat infatti, solo il 3,5% dei singles e il 4,8% delle coppie senza figli di giovani e adulti vive al di sotto della soglia di povertà.

Ma lo studio dell'Istat va oltre, individuando anche quelle ''famiglie non povere'' che però potrebbero rischiare un'imminente povertà. Il rapporto, infatti, spiega che una famiglia non povera ogni dieci rischia la  povertà. Questo rapporto arriva ad 1 su 5 se la famiglia vive al Sud. ''Sono famiglie - spiega Linda Laura Sabbadini, direttore centrale dell'Istat - a forte rischio povertà, è sufficiente un evento imprevisto per farle scendere sotto la soglia''.
Le famiglie povere, quelle al di sotto della soglia di povertà, sono l'11,1%. Ma fra quelle non povere (l'88,9%), il 7,9% rischia di diventarlo e sono considerate ''quasi povere'', ossia presentano livelli di spesa per consumi superiori alla linea standard di non oltre il 20%. Si tratta, appunto, di una famiglia non povera ogni 10, di una ogni 5 al Sud.
Nel 2005, circa 1 milione 179 mila famiglie (5,1% del totale), risultano ''sicuramente povere'', hanno cioè livelli di spesa mensile equivalenti al di sotto della linea standard di oltre il 20%. Circa i tre quarti di queste famiglie risiede nel Mezzogiorno. Risulta invece ''appena povero'', avendo valori della spesa di non molto inferiori alla linea di povertà standard, il 6% delle famiglie residenti in Italia, ossia poco più della metà delle famiglie povere; il rapporto si inverte nelle regioni del Nord e le famiglie appena povere sono quasi il doppio di quelle sicuramente povere (2,9% contro l'1,6%). Le famiglie ''sicuramente non povere'' sono l'81% del totale ma variano tra il 90,4% del Nord, l'88,2% del centro e il 62,7% del Mezzogiorno. Ne deriva - conclude l'Istat - che più della metà delle famiglie non povere (53,8%) risiede al Nord.

Per il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, questi dati ''fotografano una situazione drammatica per larghe fasce della popolazione italiana'' e che ''le tanto vituperate pensioni sono l'unico strumento che difenda alcune fasce sociali dalla povertà''.
Il ministro per le Politiche della Famiglia, Rosy Bindi, ha voluto invece sottolineato le misure previste nella finanziaria: ''Con la Finanziaria 2007 abbiamo visto giusto, disegnando una manovra che mira a coniugare con interventi strutturali sviluppo e giustizia sociale''.
I dati dell'Istat sono stati criticati dal Codacons per il quale le famiglie povere sarebbero almeno il triplo di quelle registrate. Critiche anche dal sindacato Usi/Rdb ricerca, presente anche all'Istat. A suo avviso, ''è una statistica notoriamente insulsa e nasconde al Paese l'unico dato significativo, quello sulla povertà assoluta. In realtà - afferma il sindacato - la povertà relativa è una misura che dice poco o nulla sull'indigenza del Paese, visto che anche in una comunità di ricchi, il meno ricco risulterebbe relativamente povero''.
 
Come fa l'Istat ha rilevare la povertà
L'indagine sulla 'povertà relativa' dell'Istat si basa sul livello di spesa delle famiglie e dei singoli (e non dunque sul reddito dichiarato, parametro che può essere fuorviante per tante ragioni). Ogni anno, tenendo conto soprattutto dell'inflazione, viene stabilito un livello mensile di spesa al di sotto del quale una famiglia viene considerata povera. Il livello standard del 2005 è di 936,58 euro al mese per una famiglia composta da due persone (la cifra cambia naturalmente al variare del numero dei componenti della famiglia: si arriva a 2.247,79 euro per le famiglie con sette e più componenti).

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12 ottobre 2006
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